Le badanti: paghiamo fino a 500 euro per lavorare in Italia
È il «pizzo» imposto dalle colleghe già in regola «Come la mafia, ma è il prezzo per venire qui»
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TRIESTE Dai 250 euro ai 500 per trovare un lavoro. Cifra che varia a seconda dell’età e dell’esperienza La “mafia” che sfrutta le badanti irregolari parla spesso la loro stessa lingua, è ammantata di ospitalità. Immigrati regolari che trovano posto a connazionali, senza i documenti, in cambio di una “mancia” o di una percentuale sullo stipendio. «Tutto il mondo è paese» raccontano in italiano fluente alcune badanti oggi in regola. Donne tra i 40 e i 50 anni che hanno vissuto anche due o tre anni da clandestine. I nomi riportati, come richiesto dalle intervistate, sono di fantasia. «Ormai sono otto anni che sono in Italia e non posso lamentarmi.
Da questo paese ho avuto tanto – racconta Maria, 51 anni, ucraina -. Però mi manca tanto la mia famiglia. Mio marito, i miei figli e i miei tre nipotini. La più piccola ha 10 mesi e non so neanche com’è fatta». I primi tre anni di Maria in Italia sono stati da clandestina. «La mia palestra è stata a Napoli prima come cuoca in un albergo – ho perso 15 chili – e poi come badante. Guardavo un signore in sedia a rotelle per 300 dollari al mese». In Friuli Venezia Giulia è arrivata tramite un’amica che l’ha prima ospitata e l’ha aiutata a trovare il lavoro. «Però chi mi ha trovato il lavoro ha voluto 250 euro. E’ una mafia, non so come altro chiamarla».
Poi nel 2003 è arrivata la famiglia che si è presa a cuore la sua storia e ha presentato i documenti per metterla in regola. «Sono stata fortunata ho trovato famiglie che mi hanno voluto bene e io a loro. Tutte le famiglie in cui ho lavorato sono diventate come parenti per me. E poi chi è in regola qui non prende meno di 800 euro il mese per cui riesce a vivere bene e aiutare la sua famiglia a casa». Maria a gennaio ha presentato domanda per la carta di soggiorno, ma la convocazione in questura, per le impronte digitali, ce l’ha il 12 agosto. «Poi mi hanno detto che dovrò aspettare ancora qualche mese. E’ tantissimo tempo, soprattutto sono avvilita perché quest’estate non riuscirò ad andare a casa senza documenti».
Vera, moldava, 45 anni, ha un passato da badante ma oggi lavora come addetta alle pulizie in una cooperativa sociale della regione. Anche i suoi ricordi sono di pianti per la nostalgia, di stipendi da 500 euro «per guardare due anziani infermi» a tempo pieno. La regolarità è arrivata dopo qualche anno «perché ho voluto fare da sola». Camera in affitto «a 300 euro con bagno in comune», lavori in nero. «Delle badanti in regola si sono offerte di trovarmi lavoro ma volevano 400 euro. Tanti stranieri sfruttano chi è senza documenti per fare soldi. Io ho detto no». C’è poi chi cerca di cambiare lavoro. Come Sonia, rumena, divorziata da 15 anni con una figlia adulta, per via della concorrenza. «Fare la badante è sempre più difficile. Io sono stata fortunata perché in questi anni diversi lavori me li ha trovati lo sportello regionale (ndr uno della rete del progetto assistenza alla persona).
Pur avendo i documenti in regola, però, mi è capitato ancora di lavorare per mesi in nero. Le persone disposte a fare le badanti sono sempre più – aggiunge – per cui tante famiglie preferiscono quelle clandestine perché costano meno». Sonia cerca impiego come addetta alle pulizie «perché ho lavorato per anni come badante 24 ore su 24 e per anni non ho dormito la notte. Sono stanca vorrei una vita più normale». Da sette anni in Italia, ha alle spalle due anni di clandestinità, a Genova, «dove ho pagato 500 euro a chi mi ha trovato il primo lavoro. Tutto il mondo è paese».
Poi il trasferimento in Friuli Venezia Giulia tramite amici. «Qui ho avuto ottime esperienze. Oggi mi sta aiutando a cercare lavoro il figlio di un signore che ho assistito e che è morto. Se ti comporti bene le persone ti accolgono bene». Ma Sonia non si comporta solo bene: parla cinque lingue, è laureata in architettura e in economia. «Quando vado nelle agenzie per cercare lavoro come donna delle pulizie mi guardano strano e mi dicono “ma signora cerchiamo qualcosa di più adatto a lei” – aggiunge -. A me non interessa, voglio solo lavorare».
Martina Milia
Da questo paese ho avuto tanto – racconta Maria, 51 anni, ucraina -. Però mi manca tanto la mia famiglia. Mio marito, i miei figli e i miei tre nipotini. La più piccola ha 10 mesi e non so neanche com’è fatta». I primi tre anni di Maria in Italia sono stati da clandestina. «La mia palestra è stata a Napoli prima come cuoca in un albergo – ho perso 15 chili – e poi come badante. Guardavo un signore in sedia a rotelle per 300 dollari al mese». In Friuli Venezia Giulia è arrivata tramite un’amica che l’ha prima ospitata e l’ha aiutata a trovare il lavoro. «Però chi mi ha trovato il lavoro ha voluto 250 euro. E’ una mafia, non so come altro chiamarla».
Poi nel 2003 è arrivata la famiglia che si è presa a cuore la sua storia e ha presentato i documenti per metterla in regola. «Sono stata fortunata ho trovato famiglie che mi hanno voluto bene e io a loro. Tutte le famiglie in cui ho lavorato sono diventate come parenti per me. E poi chi è in regola qui non prende meno di 800 euro il mese per cui riesce a vivere bene e aiutare la sua famiglia a casa». Maria a gennaio ha presentato domanda per la carta di soggiorno, ma la convocazione in questura, per le impronte digitali, ce l’ha il 12 agosto. «Poi mi hanno detto che dovrò aspettare ancora qualche mese. E’ tantissimo tempo, soprattutto sono avvilita perché quest’estate non riuscirò ad andare a casa senza documenti».
Vera, moldava, 45 anni, ha un passato da badante ma oggi lavora come addetta alle pulizie in una cooperativa sociale della regione. Anche i suoi ricordi sono di pianti per la nostalgia, di stipendi da 500 euro «per guardare due anziani infermi» a tempo pieno. La regolarità è arrivata dopo qualche anno «perché ho voluto fare da sola». Camera in affitto «a 300 euro con bagno in comune», lavori in nero. «Delle badanti in regola si sono offerte di trovarmi lavoro ma volevano 400 euro. Tanti stranieri sfruttano chi è senza documenti per fare soldi. Io ho detto no». C’è poi chi cerca di cambiare lavoro. Come Sonia, rumena, divorziata da 15 anni con una figlia adulta, per via della concorrenza. «Fare la badante è sempre più difficile. Io sono stata fortunata perché in questi anni diversi lavori me li ha trovati lo sportello regionale (ndr uno della rete del progetto assistenza alla persona).
Pur avendo i documenti in regola, però, mi è capitato ancora di lavorare per mesi in nero. Le persone disposte a fare le badanti sono sempre più – aggiunge – per cui tante famiglie preferiscono quelle clandestine perché costano meno». Sonia cerca impiego come addetta alle pulizie «perché ho lavorato per anni come badante 24 ore su 24 e per anni non ho dormito la notte. Sono stanca vorrei una vita più normale». Da sette anni in Italia, ha alle spalle due anni di clandestinità, a Genova, «dove ho pagato 500 euro a chi mi ha trovato il primo lavoro. Tutto il mondo è paese».
Poi il trasferimento in Friuli Venezia Giulia tramite amici. «Qui ho avuto ottime esperienze. Oggi mi sta aiutando a cercare lavoro il figlio di un signore che ho assistito e che è morto. Se ti comporti bene le persone ti accolgono bene». Ma Sonia non si comporta solo bene: parla cinque lingue, è laureata in architettura e in economia. «Quando vado nelle agenzie per cercare lavoro come donna delle pulizie mi guardano strano e mi dicono “ma signora cerchiamo qualcosa di più adatto a lei” – aggiunge -. A me non interessa, voglio solo lavorare».
Martina Milia
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