In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Caso Regeni, una ricercatrice egiziana: "Hanno venduto Giulio"

Hoda Kamel a Repubblica: "Lavorava con un sindacato infiltrato dai servizi"

1 minuto di lettura
Un sit-in organizzato per chiedere Verità per Giulio Regeni (ansa)

ROMA Le incomprensioni tra Giulio Regeni, il ricercatore originario di Fiumicello ritrovato morto al Cairo il 3 febbraio dopo essere scomparso il 25 febbraio, e il capo del sindacato degli ambulanti Mohamed Abdallah «potrebbero essere state alla base sia di una vendetta di Abdallah nei confronti di Giulio, ovvero l'occasione che le autorità hanno avuto per arrestarlo. Ma in un gioco ben più grande che ha a che vedere con lo scontro di potere in Egitto».

Intervistata da Repubblica il 12 marzo 2016, l'amica di Regeni Hoda Kamel, dell' Egyptian Center for Economic and social rights, la donna che stava aiutando Giulio nelle sue ricerche sui sindacati, parla delle infiltrazioni dei servizi nel sindacato e ipotizza che Giulio sia stato «venduto».

«Abdallah pensava che Giulio avesse deciso di rinunciare alla ricerca e quindi al finanziamento perché Giulio aveva a un certo punto smesso di parlarne con lui. In realtà Giulio non aveva alcuna intenzione di lasciar cadere il progetto e rinunciare al suo finanziamento. Semplicemente, sapeva che la legge egiziana vieta donazioni dirette ai sindacati e dunque stava pensando a un modo alternativo per fare andare in porto il progetto. Aiutare gli ambulanti era un suo obiettivo», racconta Kamel. Si tratta - scrivono i giornalisti che hanno intervistato Kamel - di un progetto di ricerca di 10mila sterline inglesi.

Gli ambulanti sono utilizzati da Polizia e Servizi come informatori «perché per stare in strada - spiega Kamel - devono sottostare al controllo della Polizia. Per altro gli ambulanti furono utilizzati dal Regime durante la rivoluzione di piazza Tahrir per attaccare i manifestanti», aggiunge la donna, secondo la quale «sicuramente il capo del sindacato degli ambulanti potrebbe essere un "agente" della Polizia». Nei giorni precedenti alla scomparsa, «Giulio mi disse che Abdallah sosteneva di avere problemi finanziari, ma non al punto da averne paura».

Kamel aggiunge infine: "Penso che i responsabili di questa vicenda siano negli apparati di sicurezza dello stato e che se anche questo venisse alla fine ammesso, in ogni caso non si riuscirà a dargli un nome. Primo perché potrebbe trattarsi di qualche grosso papavero. Secondo, perchè equivarrebbe ad ammettere che l'Egitto ha un governo criminale e questo non sarebbe tollerabile da Al Sisi, che vuole dare l'impressione di essere nel pieno controllo del sistema".

I commenti dei lettori