Carlo Dalla Mura il fotografo riluttante che approdò al “Mondo”
Al Castello di Udine le immagini dell’avvocato con la Leica che tra gli anni ’50 e ’60 collaborò al settimanale di Pannunzio
Claudio Ernè
il percorso
Ha fotografato per una dozzina d’anni tra il 1954 e il 1966 e una sessantina di sue immagini hanno conquistato le pagine de “Il Mondo” dopo essere state scelte da Mario Pannunzio, il direttore di quel prestigioso settimanale di politica, economia e letteratura. Poi il protagonista di questa avventura fotografico–giornalistica, l’avvocato udinese Carlo Dalla Mura, ha riposto la sua “Leica” in un cassetto e ha pensato solo al suo studio legale e alle attività a esso collegate. Nemmeno oggi che ha superato felicemente i 90 anni di età di quelle fotografie e di quel periodo di collaborazione con “Il Mondo” è disposto a parlare. E per pudore non è nemmeno intervenuto all’inaugurazione della mostra organizzata dal Craf nelle sale del Castello di Udine.
«Sono un fotografo riluttante» ha ripetutamente affermato quando i curatori di questa rassegna e del catalogo a essa collegato, Claudio Domini e Alvise Rampini, hanno cercato di ottenere qualche informazione sulle immagini pubblicate da “Il Mondo” e sulle altre fotografie che aveva scattato più di mezzo secolo fa. Le sue parole avrebbero aiutato gli studiosi e completato la sua storia di fotografo di uno dei più prestigiosi periodici del panorama italiano del dopoguerra. Ma l’avvocato è rimasto chiuso nel suo aristocratico silenzio.
Ma qualcosa comunque si sa. Dalle pagine de “Il Mondo” e da alcune testimonianze è emerso che Carlo Dalla Mura tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta ha fotografo “momenti di vita” a Parigi, Lisbona, Istanbul, Atene, Sofia, Belgrado, Monaco di Baviera, Lubiana. Lo ha fatto nel corso di un Gran Tour iniziato poco dopo aver conseguito la laurea e protrattosi per alcuni anni. Raffinate foto di strada, personaggi che raccontano in un solo “scatto” vicende che sono di tutti. L’obiettivo dell’autore - a Gran Tour concluso – ha guardato al Friuli e alla sua gente che sono diventati simbolo di un’Italia provinciale che sta cambiando: così per la prima volta nella storia de “Il Mondo” sono approdate alle sue pagine immagini scattate in Friuli ma che potrebbero essere state realizzate in qualsiasi località della provincia italiana: una coppia è in posa davanti a una fiammante Fiat 600, soldati si divertono al luna park, un ballerino su una pista all’aperto è osservato ironicamente dal fratellino, tre ragazzi si attardano attorno al bigliardino dell’oratorio.
È questa una precisa scelta di Mario Pannunzio, mutuata per analogia da un altro rotocalco che prima della guerra aveva mutato completamente le regole dell’editoria periodica: si chiava “Omnibus”, lo aveva realizzato Leo Longanesi e Mussolini lo aveva soppresso nel 1939 dopo solo due anni di pubblicazioni. Nei due rotocalchi i direttori avevano sostanzialmente azzerato le differenze tra testo scritto e immagine. Inoltre non importava loro se le fotografie da pubblicare erano state realizzate da un professionista o un dilettante: era sufficiente che entrassero nello spirito e nello stile del periodico. E Carlo Dalla Mura entrò in questo spirito, in questo stile segnato da una sottile ironia.
La ricerca di Claudio Domini e Alvise Rampini, prende in esame anche il coinvolgimento di Carlo Dalla Mura nelle vicende del trimestrale regionale “Julia Gens. Aspetti e problemi della Regione Friuli-Venezia Giulia” dove la sua collaborazione cambiò registro e uscì dalla foto singola pubblicata dal rotocalco di Pannunzio quasi fosse un elzeviro e assunse le vesti di servizio foto-giornalistico con decine di immagini che accompagnano un testo scritto. “Una notte in mare con i pescatori maranesi”, “I nostri fiumi”, “Col cavallo tra il verde”, “Aquileia, fantasia e realtà”. Sono questi alcuni dei titoli firmati con l’obiettivo da Carlo Dalla Mura. Un servizio coinvolge anche Trieste, con foto sui personaggi dell’ippodromo, sul monumento ai caduti di San Giusto, sulle strutture architettoniche dei distributori di benzina dell’Aquila, sulla riviera di Barcola. —
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