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Il nome di Alida Valli davanti al Lido di Venezia che la consacrò col Leone

Su proposta dell’assessore alla Toponomastica Paola Mar l’intitolazione alla grande attrice dell’area vicino al Casinò

Paolo Lughi
2 minuti di lettura

IL PERSONAGGIO



Sarà intitolata alla grande attrice istriana Alida Valli (nata 100 anni fa, il 31 maggio 1921 a Pola) - una delle massime dive internazionali della storia del cinema (“Il terzo uomo”, “Senso”, “Novecento”) - l’area verde pubblica accanto al Casinò del Lido di Venezia, nei pressi quindi di quel Palazzo del Cinema dove si svolge da quasi 90 anni la Mostra Internazionale d’arte Cinematografica della Biennale.

Lo ha deciso la giunta comunale di Venezia su proposta dell’assessore alla Toponomastica Paola Mar. La richiesta era stata presentata al Comune dal presidente del Comitato lagunare dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, Alessandro Cuk, con il CINIT-Cineforum Italiano. «Intitolare all’attrice italiana Alida Valli un luogo così significativo di Venezia, è per tutta la città un grande onore – ha commentato l'assessore Mar -. Quest'area verde a due passi dal luogo dove ogni anno si omaggia il cinema internazionale, da oggi porterà il nome di una delle icone di quest’arte. Quell’Alida Valli che proprio nel 1997 venne insignita del Leone d'oro alla carriera durante la Mostra del Cinema, e che quest’anno avrebbe compiuto 100 anni. Un omaggio a un’artista che rappresenta, con la sua lunga carriera durata dal 1936 al 2002, una delle più grandi interpreti del Novecento, sia a livello cinematografico che teatrale e, anche, televisivo».

Il nome di Alida Valli sarà dunque ricordato in un luogo, il Lido, e in una città, Venezia, dove la carriera dell’attrice ha avuto sviluppi fra i più importanti e significativi, sia per i riconoscimenti del suo lavoro, sia per gli scenari dell’immaginario a cui è legata.

Non aveva nemmeno vent’anni quando Alida giunse per la prima volta alla Mostra di Venezia per accompagnare un proprio film, il melodramma “Oltre l’amore” (1940) di Carmine Gallone, in cui lei è Vanina Vanini, l’inquieta e romantica aristocratica della Roma ottocentesca immaginata da Stendhal e più volte rappresentata al cinema. Dal Lido, il giovane critico dell’autorevole rivista “Cinema”, “un certo” Michelangelo Antonioni, certificò nel contesto festivaliero la crescita artistica della Valli, capace di padroneggiare il registro drammatico dopo quello brillante. Collocando il film di Gallone fra le prove migliori del regista, Antonioni sottolineò che “progresso c’è pure in Alida Valli, impegnata in una parte non facile, che però la sua bellezza e la sua nervosa bravura sorreggono efficacemente”.

Quella “nervosa bravura” sottolineata dal futuro maestro del cinema moderno, accentuata dalla perdita in guerra del suo innamorato, un pilota d’aviazione, porterà un anno dopo la Valli alla drammatica e sensibile interpretazione in “Piccolo mondo antico” (1941) di Mario Soldati, per la quale sarà premiata a Venezia, nella serata finale della Mostra, come miglior attrice dei film usciti durante la stagione. Ecco dunque la Valli consacrata proprio a Venezia diva assoluta del cinema italiano, e non più soltanto dei telefoni bianchi.

Nel dopoguerra, dopo la burrascosa fuga della Valli dalla “prigione” hollywoodiana che lei non sopportava, Venezia rappresentò stavolta il luogo di un insperato rilancio della carriera della bellissima e inquieta attrice. Nel 1954, poco più che trentenne, Alida fu infatti due volte protagonista di altrettanti capolavori girati fra calli e campielli. Nel primo film, “La mano dello straniero” ancora di Soldati, appare in un ruolo quanto mai vicino a se stessa, quello di una profuga istriana coinvolta in un intrigo internazionale. Nel secondo, “Senso” di Luchino Visconti, nel dare espressione al cuore spezzato della romantica contessa Serpieri, la Valli offrì forse la massima prova di quella “nervosa bravura”, con cui Antonioni aveva subito colto tanti anni prima il talento unico di questa indimenticabile attrice. —

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