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La rivoluzione di Pasolini, fumettista corsaro con Pazienza e Pascali segni di cambiamento

Una mostra a Polignano a mare (Bari) mette a confronto tre artisti, scomparsi prematuramente, dalle inedite assonanze

Franca Marri
3 minuti di lettura

l’analisi



Un Pasolini “corsaro” non soltanto nei suoi celebri scritti ma anche nelle sue espressioni grafiche e pittoriche: è quanto una mostra, pure essa, a dir la verità, un po’ piratesca, sulle sponde meridionali del mare Adriatico, viene a suggerire intrecciando in maniera inedita le opere di tre differenti personalità artistiche, tutte e tre rivoluzionarie, tradizionaliste e avanguardiste al tempo stesso.

“Pier Paolo Pasolini, Pino Pascali e Andrea Pazienza. Segni e disegni corsari” negli spazi espositivi del Museo Pascali di Polignano a Mare (Bari), per la cura di Giacinto Di Pietrantonio, pone a confronto tre autori diversi per provenienza, formazione, mezzi espressivi, ma con vari punti di contatto riscontrabili nel loro linguaggio dialettale, gergale, fumettistico.

«Autori che ci hanno prematuramente lasciati, ma che nel breve arco della loro vita hanno consegnato il sogno rivoluzionario del cambiamento, il senso esistenziale di un’utopia vitale e corsara» afferma Di Pietrantonio, che di Pasolini, Pascali e Pazienza ha saputo valorizzare soprattutto la trasversalità e la versatilità.

Sul territorio comune del disegno, dello schizzo, del bozzetto, si incontrano così tre artisti che non si sono mai incontrati realmente per ragioni generazionali e per le loro diverse frequentazioni sia in ambito geografico che culturale, in una mostra che non vuole seguire criteri filologici bensì la logica delle assonanze, delle affinità nelle differenze.

Di Andrea Pazienza vengono proposte alcune tavole e bozzetti per i fumetti apparsi su “Frigidaire” e “Frizzer” ma anche la serie di disegni intitolati “Nuvole”, alcune realizzazioni inedite, studi per pitture; di Pino Pascali sono esposti soprattutto i disegni realizzati per le pubblicità e i caroselli come i cuochi creati per la Cirio, che furono accettati, i killer e i personaggi della malavita per la Algida, rifiutati perché giudicati troppo “audaci”. Di Pasolini vengono presentati diversi autoritratti, alcuni ritratti-caricature di Roberto Longhi, bozzetti e dipinti che ritraggono Laura Betti e Ninetto Davoli.

Il segno del tutto libero, naturale e primordiale insieme, è ciò che accomuna le loro creazioni, spesso visionarie, in quella totale spontaneità che diviene racconto tipica del dialetto e tipica del fumetto.

Come Pasolini poeta sceglie la lingua friulana a testimoniare il forte legame con la propria terra d’origine e la sua vicinanza al popolo, così Pasolini artista ricerca una “pittura dialettale” e un linguaggio fumettistico per esprimere, in maniera diversa, un contatto diretto, immediato con le cose, la realtà, l’umanità. Proprio in qualità di pittore egli afferma di aver bisogno di “una materia espressionistica, senza possibilità di scelta”, dove l’espressionismo vale proprio come immediatezza, spontaneità, verità, irrinunciabile necessità.

E il ricorso al linguaggio del fumetto diviene per lui in questo senso “necessario” nella realizzazione del cortometraggio “La Terra vista dalla Luna” (1967), terzo capitolo del film a episodi “Le streghe”, a cui collaborano anche Luchino Visconti, Mauro Bolognini, Franco Rossi e Vittorio de Sica, sua prima pellicola interamente a colori. Pasolini al posto della sceneggiatura realizza un vero e proprio storyboard la cui forza espressiva stupisce probabilmente lui per primo, portandolo a scrivere al suo editore: “mi piacerebbe, piano piano, di mettere insieme un grosso libro di fumetti – molto colorati e espressionistici – in cui raccogliere tutte queste storie che ho in mente, sia che le giri, sia che non le giri.” Anche per il successivo cortometraggio “Che cosa sono le nuvole?” realizza una serie di schizzi e bozzetti coloratissimi come “Laura Betti e Ninetto Davoli nei panni di Desdemona e Otello (…)”, dove mescola olio, tempera, spray, pastello e acquerello su carta, creando una visione dall’atmosfera fiabesca e surreale che può ricordare Chagall. Nello stesso 1967 crea “Bozzettone per un omaggio a Laura (…)”, dove alla tecnica mista unisce il collage e un taglio chiaramente cinematografico.

La contaminazione dei linguaggi, la capacità di unire lingua colta e popolare, è un’ulteriore caratteristica che unisce i tre protagonisti della mostra, debitori tutti e tre di importanti esperienze visive: Pascali nei suoi caroselli strizza l’occhio alle avanguardie russe, Pazienza tiene presente l’avventura dadaista, Pasolini non può dimenticare le lezioni di Roberto Longhi, suo professore di storia dell’arte all’Università di Bologna. Lo omaggia con una serie di ritratti, caricaturali, “espressionistici”, volti a evidenziare con pochi tratti, a volte acquarellati, il suo naso aquilino ma pure il suo aspetto di acuto intellettuale. Ritratti ripresi dalla fotografia riportata sul cofanetto dell’edizione dei Meridiani dell’opera “Da Cimabue a Morandi” in maniera speculare: un implicito riferimento alle osservazioni di Longhi sui ritratti allo specchio del Caravaggio.

L’esposizione, aperta fino al 12 settembre, è accompagnata da un catalogo con testi del curatore, di Valérie Da Costa, critica d’arte, curatrice e docente all’Università di Strasburgo e di Antonio Frugis, senior curator della Fondazione Pino Pascali. —

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