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La cultura del Novecento custodita nei libri della “Malabottiana”

“Venezie d’inchiostro e di carta”, edita da Drogheria 28, a fine giugno uscirà anche per Ronzani è una ricognizione dei volumi letterari, poetici, d’arte della ricchissima biblioteca del notaio

Marianna Accerboni
3 minuti di lettura

negli scaffali



Un museo letterario cartaceo e in qualche modo virtuale di primissimo ordine: si presenta così “Venezie d’inchiostro e di carta. La biblioteca di Manlio Malabotta”, il catalogo uscito di recente per i tipi della Libreria antiquaria triestina Drogheria 28 (pgg. 160, € 25) di Simone Volpato. Racconta le predilezioni librarie di Malabotta, colto notaio d’origine istriana, che, dopo gli anni passati nella terra natale, visse una stagione felice in Veneto, dove, assieme alla moglie Franca Fenga, venne a contatto con il ricco milieu artistico e culturale del dopoguerra. Un’edizione molto accurata, che troverà a fine giugno uno sbocco editoriale dalla Ronzani Editore di Dueville (Vicenza), la quale riproporrà il volume con una copertina e una grafica interna diverse quale cornice del medesimo contenuto (pgg. 224, euro 30). Pagine ricchissime d’illustrazioni, tutte a colori e con molte immagini di preziosi cimeli editoriali e librari, contenuti in una sorta di biblioteca d’autore, quale fu appunto quella del notaio istriano, che trascorse l’ultimo periodo della sua vita a Trieste. Fiore all’occhiello di ambedue le edizioni, sono la vivace prefazione di Giampiero Mughini, giornalista, scrittore e opinionista siciliano di fama, e un approfondito saggio di Marco Menato su quella che lo studioso, direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, definisce la Malabottiana.

«Il motivo per cui un catalogo librario diventa un libro di una casa editrice è che le collezioni librarie e i libri del ‘900 rappresentano la storia della cultura di questo secolo. Quindi per me - afferma Beppe Cantele, direttore della Ronzani editore - era naturale accogliere questo bel volume nella collana “Storie e culture del libro”».

Ideatore e curatore del progetto editoriale generale è Volpato: «Un’iniziativa - ricorda il libraio bibliofilo veneto - nata dall’acquisizione dagli eredi della parte letteraria della biblioteca di Malabotta e dalla volontà di dare una testimonianza di questi documenti che non erano mai stati raccolti in un catalogo. È come se ci trovassimo davanti allo scrittoio di Manlio, - precisa - che voleva essere un poeta: durante il giorno notaio a Montebelluna, la sera compositore di versi, come Machiavelli, che nella vita (così appare nella lettera a Pier Vettori) faceva il segretario. Poeta dialettale, più di passione che di talento, pervaso però da una passione sincera».

Un percorso per parole e immagini, quello contenuto nel catalogo, che racconta molto. Colorato e coinvolgente, grazie anche a una grafica insolita ed evocativa, sostenuta dalle immagini fotografiche di Massimo Battista, consente un’immersione interessante nella collezione libraria che il notaio ricostruì dopo la perdita di 7.000 volumi, abbandonati nel ’44 a Montona. In questa cittadina istriana aveva infatti lo studio dal ’34 e da qui dovette fuggire precipitosamente a Roma per salvarsi, come ricorda Menato nel suo bel saggio.

Nella raccolta sono per altro molto apprezzabili sotto il profilo estetico anche la storicità e lo stile dell’impaginazione grafica, che affrontano diversi periodi retrò, costituendo anche una sorta di piccola storia del gusto stilistico del Novecento. Trieste (e dintorni), città amata da Malabotta, dove si trasferì all’inizio del ’75 in un attico a due piani di grande charme, firmato dall’architetto Romano Boico, è molto presente nel catalogo. Dalla bella biblioteca in palissandro il notaio in pensione trasse però solo per pochi mesi i suoi libri perchè il 1° agosto del ’75 passò a miglior vita a soli 68 anni. Più di una cinquantina di pagine sono dedicate all’anima poetica della città: ed ecco Virgilio Giotti nella triplice veste di poeta, artista e rilegatore, Biagio Marin, Umberto Saba, poeta e libraio d’eccezione con la sua raccolta di rarissime plaquette, la Libreria Moderna che vendeva Giorgio Caproni e Anita Pittoni, signora della cultura triestina dalle molteplici inclinazioni nel mondo della moda e letterario.

La pubblicazione apre però un ampio squarcio anche nei confronti dei vasti interessi culturali del notaio/poeta, testimoniando per esempio la breve vita di Giorgio Carmelich, raffinato pittore d’atmosfere, fondatore del gruppo futurista giuliano e, con Emilio Dolfi, di una rivista letteraria e casa editrice di un certo successo, la Bottega di Epeo. Molto apprezzato da Gillo Dorfles, che lo conobbe personalmente e ne scrisse, morì a soli 22 anni. E qui, dalla sezione poesia, continuamente aggiornata dalla moglie Franca, che collezionava anche la raccolta dei Libretti di Mal’Aria, scivoliamo nell’arte pura con la presenza nella poliedrica biblioteca di Manlio, dei più bei volumi e cataloghi di mostre futuriste. Ma vi compaiono anche, accanto a un giovane Ettore Sottsass, neolaureato in architettura, che nel ’47 disegna delle tavole per una pubblicazione sui cocktail di un noto caffè torinese, dei grandi disegnatori quali Sergio Tofano e Antonio Rubino. E poi il magnifico scultore Adolfo Wildt, altre punte di diamante del ‘900 italiano quali de Pisis, Sironi, Carrà, pubblicati dall’amico editore Vanni Scheiwiller, e per la scrittura, tra i molti nomi eccelsi e internazionali, Casanova e Baffo. —

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