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la mostra

Le memorie triestine in dipinti, luci, musica e un profumo chiamato Lolò

Al Magazzino 26 dal 26 giugno al 22 agosto una rilettura della personalità dell’artista curata da Marianna Accerboni

R.C.
2 minuti di lettura

il percorso

TRIESTE

Leonor Fini e Trieste: si aprirà il 26 giugno al Magazzino 26 del Porto Vecchio una mostra multimediale di arte visiva, luce, musica e percezione olfattiva, ideata e curata da Marianna Accerboni, che per la prima volta analizzerà attraverso 250 pezzi, tra opere e documenti per lo più inediti, a 25 anni dalla sua scomparsa, l’intenso e fondamentale rapporto della grande pittrice surrealista con la città d’origine della madre, cui fu sempre molto legata. Qui Malvina Braun la condusse all’età di un anno, in fuga da Buenos Aires, dove la Fini era nata, e da un marito violento, e qui Leonor si formò sul piano artistico, culturale e umano fino all’età di circa vent’anni.

La vernice di “Leonor Fini. Memorie triestine” - taglio del nastro alle 21 - sarà sottolineata da una performance multimediale creata site specific con una macroproiezione luminosa che ricorderà l’amore di Leonor per il mare di Trieste.

Verranno eseguite alla viola da Sara Zoto composizioni surrealiste inedite dell’italo-brasiliano Paolo Troni ideate per la rassegna e diffuse quale colonna sonora durante la mostra.

Accerboni ha ideato anche un profumo in edizione limitata, ispirato alla complessa personalità di Leonor e intitolato Lolò, come tutti la chiamavano da giovane a Trieste. Impreziosita da glitter in riferimento alla luminosità della sua pittura e realizzata da Angela Laganà, la fragranza verrà diffusa in mostra quale “colonna olfattiva” dell’allestimento.

Già allestita in forma multimediale all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, dopo la tappa a Trieste, la rassegna andrà all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi, che editerà il catalogo, e al MIDeC, prestigioso Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno-Mombello (Varese), in collaborazione con il quale è realizzata, oltre che con l’assessorato alla Cultura della cittadina lombarda e con la Biblioteca Statale Isontina di Gorizia.

Una delle chicche esposte è infatti rappresentata dalle rarissime porcellane e terraglie forti e dai bozzetti con motivo di figure femminili mascherate, decorate intorno al ’51 con decalcomanie tratte da disegni della Fini dalla Società Ceramica Italiana (S.C.I.) di Laveno, finora mai citate nei numerosi cataloghi dell’artista. Un’azienda diretta dall’architetto triestino Guido Andlovitz, che disegnò gran parte delle forme del vasellame.

Grazie a una ricca sequenza di testimonianze per la maggior parte inedite e rarissime (disegni, dipinti, acquerelli, incisioni di Leonor donate agli amici e parenti triestini, foto, preziosi libri, affiche, una trentina di lettere all’amico triestino Giorgio Cociani e ad altri, mai pubblicate come quelle esposte di Nathan, abiti appartenuti all’artista e a un approfondimento sul piano letterario di Cristina Benussi e grafologico di Mauro Galli della sua personalità in rapporto a quella di Nathan e di Dorfles, oltre al risvolto più intimo e privato della Fini, la mostra rivela anche un approfondimento sullo straordinario clima culturale della Trieste del Novecento.

Avanzatissima e cosmopolita, sospesa tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, dove Leonor visse nella casa materna in compagnia di un gatto, che sarebbe divenuto il leitmotiv principe della sua arte. La sua personalità si formò così a stretto contatto con quel colto milieu internazionale, nel cui contesto ebbe modo di frequentare assiduamente personaggi triestini suoi coetanei, che sarebbero divenuti famosi a livello mondiale, come Leo Castelli, Gillo Dorfles, Bobi Bazlen, il pittore Arturo Nathan, Svevo e Saba.

Di particolare interesse, nella mostra - co-organizzata con l’assessorato alla cultura del Comune di Trieste e sostenuta da associazioni, fondazioni e molti sponsor privati - sono il video con le interviste inedite della curatrice a Gillo Dorfles, a Daisy, la sorella di Nathan, e ad altri personaggi che conobbero Leonor Fini, e un video con l’ultima intervista in italiano alla celebre pittrice.



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