Microcosmi a Nordest tra realtà e fantasia con “Il grande passo”
La commedia di Padovan è prodotta dalla friulana Tucker Una fiaba divertente e tenera su due fratelli molto diversi

Tenero, divertente, imperdibile per chi ama quel filone di commedie stralunate ambientate nel Nordest d’Italia che si ispira a Carlo Mazzacurati, e che ci ha regalato di recente perle come “Zoran” di Matteo Oleotto o “Easy” di Andrea Magnani. Stiamo parlando de “Il grande passo”, opera seconda (dopo “Finché c’è prosecco c’è speranza”) di Antonio Padovan, regista di Conegliano formatosi a New York ma tornato nel Veneto per raccontare in modo affettuoso la sua terra scissa fra globalizzazione e campagna.
“Il grande passo” è alla fin fine una fiaba (non possiamo svelare perché) sviluppata apparentemente in forma di commedia sociale, sempre in bilico fra realtà ed esagerazione, ma abilissima nel disegnare sarcasticamente riconoscibili microcosmi italiani. Ad esempio, il corpulento coprotagonista Mario (Stefano Fresi) a Roma fa la spola fra il suo negozio di ferramenta e il vicino bar coi suoi personaggi tipici. Costretto a precipitarsi nel Polesine per togliere dai guai l’altrettanto corpulento fratello Dario, folle e sognatore (Giuseppe Battiston), Mario si troverà anche lì a fare la spola tra il bar di paese e la ferramenta. Perché il fratello, colpito dal primo allunaggio visto in tv a 6 anni, vuole andare sulla Luna e ha quindi bisogno di viti e tubi per il razzo che sta costruendo nella stalla.
Il contrasto tra realtà e fantasia, tema conduttore delle dispute fra il pragmatico Mario e lo svitato e visionario Dario, è innanzitutto rappresentato dal magnifico paradosso dei corpi, insieme veri ed esagerati, di Fresi e Battiston, che sembrano fratelli anche se non lo sono. Fra i due, Battiston ripropone la sua amabile e burbera maschera nordestina, ma è Fresi a sorprendere e commuovere con la sua dolce e credibile romanità in trasferta. Il film, prodotto da Ipotesi Cinema (quella di Olmi) e distribuito dalla friulana Tucker, si fregia delle musiche di Pino Donaggio e dell’ultima apparizione di Flavio Bucci. —
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