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Gernsback, padre della fantascienza omaggio con un docu autobiografico

Penultimo giorno della rassegna Science+Fiction, ma la programmazione su MyMovies prosegue anche domani

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Dopo una prevalenza iniziale dell’horror, spazio oggi alla fantascienza pura nella penultima giornata di Science+Fiction (visti i numerosi contatti, la programmazione su MyMovies.it prosegue ancora domani con nuove anteprime, fra cui l’atteso “Peninsula”, sequel del cult “Train to Busan”).

L’omaggio odierno alla Fantascienza con la F maiuscola si deve soprattutto al ricordo di colui che l’impose dagli anni ’20 in avanti come fenomeno popolare, lo scienziato ed editore lussemburghese Hugo Gernsback, a cui è dedicato un affettuoso, imperdibile documentario biografico, “Tune into the Future” di Eric Shockmel (online su MyMovies dalle 14). Personalità tra le più influenti dell’immaginario moderno, ma paradossalmente sconosciuto ai più, Gernsback fondò nel 1926 la prima rivista espressamente dedicata alle storie fantascientifiche, “Amazing Stories”, e introdusse nel linguaggio comune il termine “Science Fiction” con la sua successiva rivista “Science Wonder Stories”. Il documentario ci guida nella sua vita con foto di famiglia, testimonianze di parenti ed esperti, storie animate e una lucida voce fuori campo, che ci spiega come Gernsback abbia costruito la più comune e universale idea di “futuro”.

Nato nel 1884, ragazzino studioso e solitario, affascinato dal progresso e appassionato di invenzioni, emigrò nel 1905 negli Stati Uniti. Pioniere dell’elettronica, fondò le prime riviste in questo campo immaginando gli sviluppi di una nuova società caratterizzata dalla tecnologia e dalla modernità. Con “Amazing Stories” rilanciò Verne e H.G. Wells e inventò la “Space Opera” pubblicando le prime storie di Buck Rogers. Questo personaggio volante, antenato dei Supereroi, ispirò Flash Gordon, influenzò i giovani lettori Joe Shuster e Jerry Siegel, autori di Superman, e decenni dopo diede l’idea di “Star Wars” a George Lucas. Insieme al grande disegnatore austriaco Frank R. Paul, da lui chiamato a illustrare le proprie riviste, Gernsback fu il primo a immaginare e raffigurare con grande anticipo le stazioni spaziali, i droni e i dischi volanti, nonché molteplici tecnologie oggi per noi familiari come skype, i videogiochi e i social network. Esemplare a riguardo è una profetica vignetta del 1920 sulla rivista “Radio News”, dove vediamo una giovane moglie adirata col marito tutto assorbito da suo nuovo apparecchio radiofonico. La didascalia “His New Love” - suggerisce il documentario - anticipa di un secolo le passioni maschili per pc, videogiochi e realtà virtuali.

E si rifà proprio alla fantascienza più classica, e alla più genuina Space Opera, il bellissimo film inglese “Dune Drifter” di Marc Price (online alle 17.30). Avventura spaziale a basso costo tra “Star Wars” e “Alien”, è un film che trasuda amore per il genere, pescando in una sorta di archeologia mitica che a un tempo cita e nega il gioco ludico. Diviso in due parti, scabro e teso, “Dune Drifter” vede la giovane protagonista, pilota di caccia spaziali, prima impegnata in duelli aerei contro navi nemiche, e poi cimentarsi per fuggire da un pianeta sconosciuto e ostile. Girato nell’appartamento del regista per gli effetti speciali, e in Islanda per il pianeta disabitato e pietroso, “Dune Drifter” è un piccolo capolavoro perché usa povertà e semplicità espressive per costruire un futuro realistico e pericoloso simile al nostro presente. Il regista calca sulle sensazioni fisiche e sulla materialità meccanica retrò, regalando così a personaggi e situazioni un’autenticità che la moda digitale ci ha fatto dimenticare. La bravissima protagonista Phoebe Sparrow (“Downton Abbey”) ricorda inevitabilmente la Ripley di “Alien” ma, come tutto il film, si impone con una propria originale verità.

Alle 200 è poi la volta di un’altra esplosione di fantascienza pura con l’adrenalinico “The Blackout” del russo Egor Baranov. Nessun pericolo evidente ha colpito la Terra, eppure qualcosa è andato storto. I contatti fra le diverse città del pianeta sono stati misteriosamente interrotti e - come in altri film di Science+Fiction visti in questi giorni - l’ultimo avamposto chiamato a resistere è in Europa dell’Est. Solo questo avamposto ha ancora l'elettricità, mentre dallo spazio si vedono segnali di vita. —

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