AstroSamantha «Guardavo Star Trek così è nata la passione per i viaggi spaziali»
Domani la prima donna astronauta italiana si racconterà in streaming a colloquio con lo scrittore Alberto Garlini

Corrado Premuda
Sette mesi, a cavallo tra il 2014 e il 2015, in orbita attorno alla Terra, sulla Stazione Spaziale Internazionale. E, prima, anni di studio e di preparazione tecnica e scientifica, l'ingresso nel Corpo Astronauti dell'Agenzia Spaziale Europea e la partecipazione alla spedizione della missione Futura.
Samantha Cristoforetti, la prima donna astronauta italiana, ha raccontato i duecento giorni vissuti nello spazio prima sui social e adesso nel libro “Diario di un'apprendista astronauta” (La Nave di Teseo, pp. 538, euro 20,90): è lei una dei vincitori della trentaseiesima edizione del Premio Hemingway nella categoria “Testimone del nostro tempo”. Domani sarà protagonista di un dialogo con Alberto Garlini alle 21 sui siti premiohemingway.it, pordenonelegge.it e lignano.org. La cerimonia di premiazione si svolgerà, sempre online, sabato alle 18.30. Nella motivazione del premio si legge: “Per averci fatto guardare la Terra da un’altra prospettiva, che non è solo quella dello spazio, ma soprattutto quella dei sogni. Per averci insegnato che le imprese spaziali non appartengono solo a chi le vive in prima persona ma sono il frutto della collaborazione da parte di tanti Paesi che mettono insieme una sapienza scientifica, industriale e anche artigianale, e che l’avventura del singolo è anche l’avventura del genere umano”.
Cristoforetti, che confessa di amare “Addio alle armi” di Hemingway, nel suo libro racconta dell'importanza che le letture hanno rivestito nella sua formazione: «Sono cresciuta in un paesino di montagna, nella natura. Fin da piccola amavo leggere, i libri mi hanno dato la libertà dell'immaginazione. Sullo spazio ne ho portati con me tre: “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams, “Palomar” di Calvino e “Pilota di guerra” di Saint-Exupery. Il primo è legato agli scherzi con il resto dell'equipaggio, mentre Calvino mi è caro da sempre. Per il terzo titolo, invece, c'è il fatto che anch'io nel mio curriculum ho un'esperienza da pilota militare, ero già laureata in Ingegneria e sono entrata in Accademia aeronautica che ero grande ma il libro di Saint-Exupery ha dato una spiegazione alle mie scelte».
Laureata in Ingegneria meccanica a Monaco, con tesi preparata a Mosca e brevetto di pilota militare preso negli Stati Uniti, Cristoforetti si sente di rappresentare l'umanità nello spazio. «Ero appassionata di fantascienza e di “Star Trek”, mi trascrivevo addirittura battendo a macchina i dialoghi degli episodi e sono certa che quella passione mi abbia sostenuto nelle mie scelte professionali».
Com'è stato l'addestramento per diventare astronauta? «Sono stata nei luoghi sacri per i viaggi spaziali, negli Stati Uniti e in Russia, in Giappone e in Canada. Negli Usa c'è un approccio procedurale, con documenti e precisione, in Russia vigono l'artigianalità, l'istinto e il buon senso accanto però a un formalismo di protocolli ed esami. Fondere insieme i due sistemi non è facile però dà robustezza a un astronauta. Per anni ho avuto vite parallele, una in Europa, una americana e una russa, vite molto diverse. Gli addestramenti a Houston sono pesanti, momenti frenetici, mentre in Russia la pausa pranzo e le due chiacchiere sono sacre e lì nella Città delle Stelle nel bosco è quasi un ritiro spirituale, una vita comunitaria quasi da college».
Arrivata nella Stazione Spaziale Internazionale Cristoforetti prova la sensazione di nascere una seconda volta: «Sono felice per il successo del lancio Spacex e ho una grande voglia di tornare in orbita. Il mio prossimo lancio sarà, presumibilmente tra un paio d'anni, non più sul veicolo russo Soyuz ma a bordo del Dragon di SpaceX o dello Starliner di Boeing fino alla Stazione Spaziale. Nel frattempo siamo al lavoro per la stazione spaziale Gateway che orbiterà intorno alla Luna e per portare sulla Terra campioni di suolo marziano». —
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