Cristicchi al Rossetti canta «tutto il mio amore per Trieste»
Ultima data del tour “Abbi cura di me” per un concerto che ripercorre quindici anni di hit e storie teatrali. «E leggerò una poesia scritta per la città»

TRIESTE «Sarà un’emozione unica salire di nuovo su quel palco che ha tenuto a battesimo il mio più grande successo teatrale, “Magazzino 18”»: Simone Cristicchi torna al Politeama Rossetti oggi, 18 dicembre, alle 21, per l’ultima data dell’«Abbi cura di me Tour». «Un concerto – spiega l’artista romano – che ripercorre quindici anni di canzoni e di teatro, tra storie narrate e le mie hit, ho inserito dei brani da “Magazzino 18”, un omaggio a Sergio Endrigo e leggerò la poesia che avevo scritto e dedicato a Trieste, una dichiarazione d’amore a questa città che mi ha sempre voluto bene. Sono molto felice di portare questa volta il mio repertorio di cantautore».

Come scattò la scintilla con Trieste?
«Grazie ad Antonio Calenda che mi aveva invitato a realizzare “Magazzino 18” nel 2013, e ci ha creduto molto. Già l’anno prima ero passato con un altro spettacolo e per caso avevo scoperto e visitato il Magazzino 18, appassionandomi al racconto di quella vicenda. Ho letto diversi libri, fondamentale “Ci chiamavano fascisti eravamo italiani” di Jan Bernas che è diventato poi co-autore del testo teatrale, mi piaceva il taglio del suo libro perché dava voce a testimoni oculari con vicende personali legate all’esodo più che alle foibe, un’umanità che mi ha sempre affascinato, quella travolta dai grandi uragani della storia, le cui memorie vanno salvaguardate».
E poi?
«Ne è nato un “musical civile”, come l’abbiamo definito, inserendo delle canzoni inedite in quello che doveva essere un semplice monologo, rendendolo ancora più universale».

Un successo strepitoso. Se lo aspettava?
«Eravamo molto preoccupati perché prima del debutto ci furono polemiche: qualcuno pensava che prendessi una parte politica. Poteva essere un grande flop o un trionfo, per fortuna soltanto a Trieste è stato visto da 17 mila spettatori, un record per il teatro di prosa».
Fuori dalla regione?
«È andato bene, con tre anni di tournée, un passaggio su Rai 1 il giorno del ricordo e tante richieste che continuano, infatti porterò in giro una versione ridotta che si chiama “Esodo”».

Quello dei manicomi è un tema a lei caro. Ha visitato i luoghi di Basaglia?
«All’indomani della mia vittoria a Sanremo nel 2007 con “Ti regalerò una rosa” (una lettera di un malato psichiatrico, ndr) fui invitato nel Parco di San Giovanni dove mi fecero omaggio di piante di rose rosse e bianche appena piantate nel roseto ed è un ricordo indelebile, una sorpresa bellissima, c’erano anche i ragazzi del centro diurno, gli operatori e i medici che mi accolsero a braccia aperte».
Altro legame, quello con l’istriano Sergio Endrigo, con cui ha duettato. Quest’anno a Sanremo ha vinto il premio in suo nome.
«E non posso dimenticare il concerto a lui dedicato in Piazza Unità nel 2016 con la Mitteleuropa Orchestra, una serata magica con il repertorio di Endrigo in forma orchestrale. Festeggiavo il mio legame con Trieste dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria».
I suoi luoghi preferiti?
«La libreria Saba, il molo Audace, la chiesa ortodossa, le rive».
Nel 2020?
«Girerò con lo spettacolo teatrale “Manuale di volo per uomo” che ho prodotto con il teatro stabile dell’Abruzzo e con “Esodo”, poi presenterò il mio libro uscito da poco “Abbi cura di me”». —
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