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La favola su quegli orsi così buoni che piacerebbe tanto a Greta

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È arrivato nelle sale “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” di Lorenzo Mattotti, che per l’artista, illustratore e fumettista bresciano è il bell’esordio nella regia, anche se in passato si è confrontato più volte col cinema collaborando al “Pinocchio” di Enzo D’Alò e al film collettivo “Eros”.

Il film d’animazione, dedicato a Carlo Mazzacurati, coprodotto tra Italia e Francia e presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, ha come base l’omonimo famoso racconto scritto e disegnato da Dino Buzzati sul “Corriere dei Piccoli” a puntate nel 1945, e che fu definito dalla rivista “Life” “una meravigliosa lettura per tutte le età”.

Il risultato è una morbida esplosione di colori e di personaggi eccentrici, una fiaba moderna che piacerebbe a Greta Thunberg, un apologo sulla convivenza tra culture diverse come fonte di ricchezza e sul potere che acceca e divora qualsiasi ipotesi di felicità. Ed è anche una storia a scatole cinesi, in cui una coppia di saltimbanchi siciliani, Gedeone e Almerina, in viaggio verso Caltabellotta, si scambia favole con un orso serafico simile al Chewbecca di “Guerre stellari” (la voce è del compianto Andrea Camilleri).

L’invasione del titolo immagina che in un regno governato da un crudele tiranno, con al suo servizio un mago, arrivano gli orsi delle montagne. Sono buoni, ingenui, semplici. Non conoscono la malizia, le ambizioni, l’avidità. Non lo fanno per conquista, ma per far fronte ai rigori dell’inverno e soprattutto per ritrovare il piccolo Tonio - figlio del sovrano, il buon re Leonzio – rapito dagli uomini. Il popolo dei plantigradi cala dunque a valle, e venendo a contatto con gli umani prima ne eredita i peggiori vizi e poi, finalmente consapevole, riprende la via delle montagne.

Alla “traduzione” nelle immagini, e nel proprio universo poetico, Mattotti ha lavorato per oltre sei anni. Il nostro mago del fumetto ha scritto la sceneggiatura insieme a Thomas Bidegain e Jean-Luc Fromental, restituendo l’utopia di questa favola nel tratto magnifico dei suoi disegni. Davanti al mare e tra i boschi, ecco maghi di corte armati di bacchette, e orsi intellettuali capaci di diventare re non solo in mezzo ai boschi. Bellissimo il design del serpentone dei mari dalle folte sopracciglie bianche. E inoltre, visionarie coreografie, numeri da circo, castelli a metà fra l’animale e l’umano, incantesimi senza trucchi che volteggiano sullo schermo nel flusso della colonna sonora di René Aubry.

Come i due cantastorie del film, Mattotti ci porta nel regno delle favole attraverso le immagini che prendono origine dalle parole (voci nella versione italiana sono, tra gli altri, Toni Servillo, Antonio Albanese, Corrado Guzzanti). Preziosa, ancor più di questi tempi, la riflessione sullo straniero, sulla contaminazione (identitaria ed etica) e la convivenza, con un afflato umanista palpabile.

Ultima, ma non ultima, c’è una Sicilia mozzafiato in cui risaltano più le bellezze naturali che non quelle artistiche, e che sembra la Nuova Zelanda del “Signore degli anelli”.—





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