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Michele Spanghero a Pechino con la ventilazione meccanica che produce musica d’organo

Il creativo monfalconese alla mostra nella capitale cinese che indaga sulle relazioni tra uomo e macchina

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Da Monfalcone a Pechino e ritorno; passando per Parigi. Questi gli ultimi, più recenti viaggi di Michele Spanghero, artista che negli anni ha saputo affermarsi a livello internazionale grazie una ricerca originale, coerente, per nulla compiacente nei confronti del mercato, conquistandosi la stima e la fiducia di alcuni appassionati e illustri galleristi.

Nato a Gorizia nel 1979, Michele Spanghero, docente di lettere, musicista, compositore, residente a Monfalcone, ha tenuto concerti e mostre sia personali che collettive in Italia ad esempio al Mart di Rovereto, a Bologna, Mantova, Roma, Siracusa e all’estero a Berlino, L’Aja, Barcellona, Chicago, solo per citarne alcune.

Nella nostra regione ha esposto al Museo Revoltella di Trieste, a Pordenone, a San Vito al Tagliamento; due anni fa si è aggiudicato il concorso per la realizzazione di una scultura da collocare nel Parco dell’Isonzo.

Lo scorso ottobre ha partecipato a Parigi all’ultima edizione della Fiac, Foire internationale d'art contemporain, con un’installazione ai Giardini delle Tuileries nell’ambito di “Hors les murs”, un percorso all’aperto pensato per mettere in relazione l’arte contemporanea e l’architettura storica della città. Tra una ventina di opere selezionate da una giuria composta dai direttori dei principali musei francesi, c’erano alcuni lavori di Franz West, Thomas Schütte, Richard Long, Alicja Kwade e la sua Dià (dal greco διά, “attraverso”). L’opera, composta a forma di doppio corno secondo la proporzione aurea, unisce le dimensioni del silenzio e del suono, lo sguardo e l’ascolto: attraverso essa infatti gli spettatori possono ascoltare o osservare il paesaggio circostante. «Per me esporre alle Tuileries è stata un'emozione straordinaria - rivela Michele Spanghero -. Indescrivibile la sensazione di vedere il Louvre che si stagliava sullo sfondo della mia scultura. A queste emozioni si è aggiunta anche la calorosa risposta del pubblico che ha interagito con grande entusiasmo con la scultura».

Da poco è quindi tornato da Pechino dove, su invito del direttore del festival Ars Electronica di Linz (Austria), Martin Honzik, ha partecipato alla mostra “Future Humanity–Our Shared Planet”, frutto di una collaborazione tra Ars Electronica, Hyundai Motor Group e Central Academy of Fine Arts Beijing. Allestita allo Hyundai Motorstudio nel 798 Art District di Pechino, la mostra indaga nelle relazioni tra uomo e macchina, nelle interazioni tra cultura e tecnologia ponendo questioni sul futuro dell'umanità e su come esso sarà delineato dalla tecnologia; tra le tematiche sviluppate c'è la tensione tra tradizione e spiritualità, la sempre crescente meccanizzazione e razionalizzazione del nostro mondo. «Viste queste premesse – racconta ancora l’artista – ho scelto di presentare il mio lavoro Ad lib».

Si tratta di un’opera del 2017 rivisitata per l’occasione: una macchina medica per la ventilazione polmonare automatica è unita a nove canne d'organo che suonano un accordo musicale al ritmo costante e ripetuto del respiro meccanico. Il titolo dell’opera è l’abbreviazione dell’espressione latina “ad libitum”, letteralmente “a volontà”: in questo caso sta per una didascalia musicale che offre all'esecutore la libertà d’interpretazione di un passo, consentendo ad esempio di ripetere “a piacimento” alcune battute dello spartito. L’organo artificiale esegue così un “requiem meccanico”, (l’accordo di Fa maggiore fa riferimento all’Op.45 di Johannes Brahms, Ein Deutsches Requiem per solisti, coro, orchestra e organo ad libitum), “metafora del limite che gli uomini delegano alla tecnologia”.

«Oltre a essere l'unico artista italiano in mostra - ci dice Michele Spanghero con un pizzico di giustificato orgoglio - la mia è l'unica opera sonora perché Martin Honzik voleva che il respiro dell'organo Ad lib. accompagnasse sonoramente in tutta la mostra lo spettatore». —

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