Dal baule del passato Silvia Cuttin tira fuori storie e memorie di gentre comune, nella Fiume del 1920, crogiolo di etnie e tensioni politiche e storiche che faranno della città uno dei tragici laboratori delle guerre a venire. È “Il vento degli altri” (Pendragon, pagg. 334, Euro 16,00) romanzo polifonico ambientato in una delle case in stile liberty della città dove vivono famiglie di diverse identità, cultura e provenienza: italiani, ungheresi, ebrei polacchi, croati. Da qui comincia il racconto che galoppa per quasi un secolo, durante il quale le vicende degli abitanti di via Rossini scorrono parallele a quelle di Fiume, all’inizio corpus separatum del Regno di Ungheria, poi Stato libero prima di diventare italiana, quindi annessa alla Germania, jugoslava e infine croata.
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