Tresset porta a Trieste il robot intelligente bravissimo a disegnare
Scienze, tecnologia e società si intrecciano. Installazioni del futuro e robot colpiscono il grande pubblico per il loro grado di spettacolarità. Molti artisti, poi, si spingono...

Scienze, tecnologia e società si intrecciano. Installazioni del futuro e robot colpiscono il grande pubblico per il loro grado di spettacolarità. Molti artisti, poi, si spingono oltre e diffondono idee per approfondire la vita artificiale e l'automatismo. All'evoluzione biologica e tecnologica, e a quell'antica e sempre attuale aspirazione a replicare l'uomo, si ispirano il Gruppo 78 e Maria Campitelli che lanciano oggi la mostra "La Robotica" (dalle 18.30 a Palazzo Costanzi e poi, fino al 27 novembre, in molti altri spazi cittadini), realizzata con il sostegno del Comune, della Regione e della Fondazione CRTrieste.
Trieste, il robot artista che fa i ritratti e disegna le nature morte
Più di trenta gli artisti coinvolti. Come il collettivo sloveno Cirkulacjia2 che investiga le possibilità motorie degli oggetti servendosi della meccanica quantistica e produce robot sonori semoventi impiegando elettrodomestici. Come Paolo Gallina, docente di robotica all'Università di Trieste, impegnato a sviluppare un sistema automatizzato di decorazione di grandi superfici attraverso una pistola a spruzzo montata sulla flangia di un robot antropomorfico. O come lo statunitense Garnet Hertz che in un video propone il primo insetto cyborg della storia, uno scarafaggio del Madagascar, prodotto della biotech art (corrente di ricerca che fonde biologia e tecnologia).
Ma il più atteso è senz'altro Patrick Tresset, l'artista francese che vive a Londra, reduce dalla complessa e affascinante installazione realizzata insieme a Goshka Macuga alla Fondazione Prada di Milano qualche mese fa: cinque tavoli con rotoli di carta lunghi dieci metri ricoperti di disegni, schizzi, testi, formule e diagrammi tracciati con penne biro da una serie di robot che raccontavano a un pubblico incuriosito e stupito la storia del progresso umano.
A Trieste Tresset porta "Human Study - La Vanité", ossia un robot (chiamato Paul IX) che disegna senza sosta nature morte le cui immagini gli sono trasmesse via telecamera. «Il titolo dell'installazione è La Vanité - spiega - perché gli oggetti disegnati sono un teschio, una lattina schiacciata, fiori secchi, tutti simboli dell'effimero, della brevità della vita».
C'è un'interpretazione religiosa di questi robot? «Sì. Io sono cresciuto in Francia, paese che si dichiara secolarizzato ma in cui la cultura è ancora molto cattolica. I miei robot rappresentano un tipo di essere incapace di peccare dal momento che non è fatto di carne, un essere che non fa altro che lavorare. Il robot è il mio io ideale che studia il mio io mortale».
Se avessero un'intelligenza cosa disegnerebbero? «Una volta emancipati, potrebbero ritrarre altri robot e sicuramente anche gli uomini che hanno avuto un ruolo nella loro storia, come Alan Turing e Phil K. Dick. Ma credo che i loro disegni non ci piacerebbero perché i robot hanno un altro sistema di percezione».
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