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La “Teheran” di Gentilomo ritorna dall’oblio

Una chicca il recupero del noir del 1946 del regista triestino. Al Miela in serata il film cult “Anna” di Grifi e Sarchielli

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TRIESTE. Tra le numerose proposte del giorno, "una o due cose tra mille" per dirla con le parole di Sergio M. Germani, all'interno della nicchia di pellicole italiane scovate e riproposte da Simone Starace sotto il nome di "I figli di nessuno", il Festival "I Mille Occhi" recupera un nome triestino, quello di Giacomo Gentilomo, autore assieme a William Freshman del film "Teheran" (in programma oggi alle 16 al Teatro Miela). Si potrebbe definire un precursore del neorealismo, Gentilomo, un anticipatore, o più semplicemente annoverarlo in quella stessa stagione di cinema tra i più noti Rossellini, De Sica, Visconti, i cui nomi sono scolpiti nell'empireo dei grandi maestri della Settima Arte. E sembrava destinata all'oblio, “Teheran”, pellicola risalente al 1946 ormai smarrita da decenni, quando il lavoro di ricerca dello studioso romano l'ha riportata alla luce, offrendo al pubblico triestino l'opportunità pressoché unica di riscoprire questo film a tinte noir in cui si narra di un piano criminale mirato a uccidere il presidente Roosevelt mentre è in visita nella capitale iraniana.

Questa non sarà l'unica chicca della giornata, che avrà inizio alle 9.15, sempre al Miela, con i documentari di Luciano Emmer e di Mario Bernardo, mentre nel primo pomeriggio vedrà ufficialmente la luce la sezione "Beloved and Reject" curata dal critico tedesco Olaf Möller ad ampliamento della retrospettiva da lui presentata al Festival di Locarno. Il percorso si concentra sul tema più che mai urgente e attuale dei migranti e degli esuli visto attraverso una selezione di film prodotti e realizzati nella Repubblica Federale Tedesca durante l'era Adenauer, tra il 1949 e il 1963, in significativo confronto con le attuali politiche dell'Europa comunitaria. Il primo appuntamento è alle 14.30 con "Hertz der Welt" di Harald Braun, storia dell'inventore Alfred Nobel, narrata dal punto di vista della prima donna a ottenere il premio a lui intitolato, Bertha von Suttner. Alle 18, la storica ospite e collaboratrice del festival Jackie Raynal presenterà due suoi lavori sul cineasta sperimentale lituano Jonas Mekas, definito "il padrino del Cinema d'Avanguardia americano"; mentre alle 18.30 alla Galleria Doubleroom si apre "Haiku circolari", una doppia personale di Joni Zakonjšek e del regista Premio Anno Uno Vlado Škafar, a cura di Mila Lazi„ e Massimo Premuda insieme a Jaruška Majovski.

Ma è in serata che "I Mille Occhi" prevede di calare uno dei suoi assi, alle 21, al Teatro Miela, quando Paolo Luciani, Cristina Torelli e Silvia Vallario presenteranno la selezione di film scelti dalla collezione di pellicole dell'Officina Film Club e introdurre la visione di "Anna", memorabile film manifesto firmato da Alberto Grifi e Massimo Sarchielli nel 1975. Quattro delle undici ore girate in video-tape e poi riversate in pellicola 16 mm al seguito di una sedicenne tossicodipendente incinta tra gli emarginati della Roma sub-proletaria post sessantottesca. Ben prima che si parlasse di "cinema del reale", non molto tempo dopo il cosiddetto "cinema verità". Quello di Grifi, nome chiave dell'avanguardia italiana, è un gesto di cinema che resiste al tempo conservando intatto il suo carattere flagrante, seminale e di cristallina autenticità. Una pietra miliare da non perdere.

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