C’è l’Italia dark del 2050 nello short di Apiolazza premiato da Rai Channel
Il videomaker triestino vince all’Ortigia Film Festival con un corto tra passato e futuro sugli italiani emigrati

TRIESTE. Tra il far scoprire la sostenibilità della Val di Sole e l'illustrare il paradiso naturale di Mauritius si può anche fare un balzo nel futuro e raccontare l'Italia di domani. Succede a Pablo Apiolazza, nato a Buenos Aires ma dal 2010 in pianta stabile a Trieste, dove ha messo in piedi un'attività che macina successi professionali e artistici: e se con la sua APZmedia fa “visual storytelling” raccontando virtù e bellezze di luoghi per aziende di promozione turistica di tutto il mondo, ha trovato anche il tempo di strappare consensi per un lavoro tutto suo, rigorosamente made in Trieste, vincendo il premio Rai Cinema Channel “per il corto più web”.
Il trailer di "Italy 2050"
Il riconoscimento è di pochi giorni fa, conferito all'Ortigia Film Festival a questo corto dal titolo avveniristico di “Italy 2050”. Un po' “Blade Runner”, un po' “District 9”, lo short di Apiolazza non ha fatto molta fatica a convincere i giurati di Rai Cinema, «trasportati in pochi istanti – così hanno motivato - in un futuro ricco di speranze, di amore per il nuovo e di rispetto per la nostra storia, proprio quello che vorremmo fosse il nostro mondo attuale». Il riconoscimento è di 1000 euro, che si traduce nella distribuzione ufficiale web del corto.
«Quando vivevo in Argentina mi occupavo di effetti visivi, per cui ho abbastanza dimestichezza col genere: mi piace lo sci-fi classico, soprattutto per come riesce a farti cambiare rapidamente prospettiva» spiega il filmmaker, che ha ricevuto la notizia della vittoria da Siracusa mentre era in Trentino a girare. Giocato attraverso un dialogo padre-figlia (Lorenzo Zuffi è la voce del padre, volto e corpo sono invece di Federica Rafin, produttrice e futura signora Apiolazza), “Italy 2050” fa sua la visione «dei clandestini, dei non cittadini, di quelli che non meritano e con in atto una persecuzione nei loro confronti: e come in “District 9” c'è un analogo meccanismo, di cose che ti succedono adesso ma, essendo lontane, puoi vederle con altri occhi».
L'ambientazione fantascientifica ha un sapore retrò, conferito dall'inserimento di materiali visivi e audio autentici, testimonianze di un passato da non dimenticare. «L'idea di fondo risale ad un paio d'anni fa – racconta Apiolazza -. Nel corso del tempo abbiamo vinto altri premi in danaro decidendo di investirli per la ricerca e per un documentario che avesse per protagonisti gli italiani emigrati in giro per il mondo dopo la guerra». «Alcune delle foto che si vedono provengono dal museo di Cordoba e immortalano la comunità di friulani che risiede in Argentina a Caroya», sottolinea: e in effetti Colonia Caroya, nella regione di Cordoba, è un vero pezzo di Friuli, nata a fine 800 come colonia di lavoratori agricoli italiani e divenuta tra le più prospere del Paese. «Volevamo raccontare la nostra emigrazione, e più in generale riflettere sulla situazione cui ci troviamo di fronte ora, a queste persone che arrivano dalla Siria, dalla Libia, come noi allora, soltanto in cerca di un futuro migliore».
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