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Da Tegetthof a Gandhi seguendo sulle navi il sogno dell’Adriatico

In un volume pubblicato da Luglio Silvio Maranzana racconta tre secoli di storie al tempo in cui Trieste primeggiava sui mari

3 minuti di lettura
Gandhi a bordo del motoscafo "Pilsna" del Lloyd triestino in navigazione verso l'India nel dicembre del 1931 

TRIESTE Nel 1990, Akira Kurosawa presentava al mondo un film che rielaborava, nel corso di diversi episodi, i più significativi sogni della sua vita, dall'infanzia alla vecchiaia. Al di là della magnificenza di alcune scene, e della sua magistrale capacità di utilizzare la macchina da presa, il messaggio che mi sembrava di cogliere da quel film ben credo si possa adattare oggi anche ai "sogni adriatici" di Silvio Maranzana.

A ben pensare, ciò che una persona sogna definisce la sua idea di realtà ancora meglio del pensiero cosciente. Il primo impatto non è semplice: nei sogni mancano i collegamenti logici e la successione cronologica che di solito ci accompagnano nella nostra vita di tutti i giorni, come nella lettura di un libro.

Nei sogni, la successione dei collegamenti spesso è il risultato di suggestioni, di accostamenti improvvisi e di relazioni che si chiariscono solo dopo un po' di tempo. In altre parole, il subconscio lavora alle spalle della nostra consapevolezza, ma per rivelarci aspetti della realtà che in un primo tempo ci erano sfuggiti, e che molte volte sono addirittura più veri ed importanti di quello che avevamo pensato di capire "da svegli", quando le nostre percezioni più istintive e dirette sono invece sopite.

Silvio Maranzana quel "mare stretto" che è l'Adriatico l'ha prima percorso, sulle rotte dei traghetti che portano camion (e camionisti) tra Istanbul e Trieste come sulle strade costiere dell'Albania e del Montenegro, ma l'ha anche sognato, rivivendo un passato lontano vissuto da poveri marinai, da pirati, da fedelissimi della Repubblica di Venezia.

Quel passato soltanto apparentemente così lontano è accostato ad un quasi-presente dove vivono moderni contrabbandieri su veloci motoscafi, il triste spettacolo dello yacht di Tito abbandonato in porto a Fiume e le grandi navi da crociera che trasformano il patrimonio di storie dell'Adriatico in business per le masse.

Nel corso del libro, le suggestioni si rincorrono tra un secolo e l'altro e tra una sponda e l'altra di questo mare sbilanciato, con una latitudine così sproporzionata rispetto alla sua latitudine. Le genti della sponda orientale, così aspra da temprare i caratteri fino quasi a creare una razza umana a parte, e i marinai della sponda occidentale, dove la conformazione della costa ha creato connessioni tra le attività di mare e di terra sconosciute dall'altra parte.

Ma pur nella loro diversità, le due coste sono vicine, e complementari. Chi non fa fortuna da una parte può ritentare dall'altra, come nel caso della famiglia Merlini. Oppure chi si comporta male da una parte può essere perseguito anche nell'altra, perché Venezia prima e l'Austria dopo hanno fatto di tutto per dare ordine ad un agglomerato di porti, città marittime ed interessi che più disomogeneo di così non credo si possa immaginare.

Il filo rosso, che intreccia direttamente o indirettamente tutti gli spazi le umanità che Maranzana ha collezionato nel libro è fornito dalla ricostruzione delle principali tappe lungo le quali Trieste ha costruito la sua tradizione marittima,. in particolare nell'età dei trasporti meccanici. L'elica di Ressel, la ferrovia Meridionale, il Lloyd e i cantieri navali sono non soltanto episodi dell'ascesa di Trieste, ma anche evidenze della regressione vissuta da altri protagonisti della storia adriatica, con l'eclissarsi di gran parte delle altre tradizioni premeccaniche, da Venezia a Lussino.

Il primato triestino divenne indiscusso dopo l'apertura del Canale di Suez, dove molti triestini investirono soprattutto il loro ingegno, e molto meno i loro (peraltro non ingenti) capitali.

Attorno alle grandi opere della seconda metà dell'Ottocento, infatti, si fa evidente quella dipendenza del sistema economico triestino dai capitali e dalle iniziative politiche viennesi che avrebbe portato a quella divisione tra destino economico ed aspirazioni politiche, sulla quale scrisse Angelo Vivante alla vigilia della Grande guerra.

Ma il contrappunto staccato dei suoi sogni consente a Maranzana di evitare agevolmente la trappola delle dotte disquisizioni politiche, e di saltare da un'immagine all'altra lasciando al lettore il compito di completare il quadro. Tra il viaggio di Gandhi su una nave del Lloyd e l'inizio dei traffici container tra il Mediterraneo e il Pacifico evidentemente il collegamento non può essere fondato logicamente. Rimane però la suggestione di un destino che ha collegato Trieste soprattutto con l'Oriente, quasi che le navi del Lloyd fossero attratte da una forza magnetica verso quello che una volta si chiamava "l'Oltre Suez".

In parecchie occasioni la narrazione sembra procedere a salti, anche di secoli, che ogni volta aprono prospettive inaspettate e curiose. Come il rincorrersi di luoghi soltanto apparentemente secondari, come l'isola di Perasto, o personaggi poco noti che invece hanno ricoperto ruoli importantissimi, come Giorgio Hütterott. Accanto ai meno noti sfilano in una galleria immaginaria anche Pasquale Revoltella, l'Ammiraglio Tegetthoff ed innumerevoli componenti della dinastia imperiale asburgica. Si fa notare anche qualche apparizione dei Savoia, ma decisamente in percentuale minore.

I triestini hanno una lunga tradizione di rapporti con i sogni, come quelli che Zeno Cosini doveva descrivere al suo analista, e con i miti, che hanno avuto un ruolo non secondario nel definire l'identità cittadina, come ci ricorda il sempre attuale libro di Giorgio Negrelli. Peraltro, tutti i sogni hanno un fondamento di verità, e forse riusciamo a comprendere appieno la nostra realtà soltanto dopo averla sognata. La rielaborazione delle sue esperienze, delle sue ricerche e del suo lavoro di giornalista hanno consentito a Silvio Maranzana di mescolare cronaca e immagini in maniera senz'altro originale e suggestiva. Sta a noi lettori darci un pizzicotto alla fine del libro, per ricordarci come i nostri problemi (reali ed urgenti, anche questi presenti nel libro) non si risolvono sognando un passato soltanto in apparenza più aureo e felice dell'oggi.

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