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Tondelli proiettò su Rimini come fosse uno schermo gli eccessi dell’Italia anni ’80

di Roberto Carnero Estate 1985: il romanzo best-seller di quei mesi di vacanza è “Rimini”, del giovane scrittore emiliano Pier Vittorio Tondelli. Dopo l'esordio, trasgressivo e scandaloso, dei...

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di Roberto Carnero

Estate 1985: il romanzo best-seller di quei mesi di vacanza è “Rimini”, del giovane scrittore emiliano Pier Vittorio Tondelli.

Dopo l'esordio, trasgressivo e scandaloso, dei racconti di “Altri libertini” (1980) e l'opera seconda “Pao Pao” (1982), incentrata sull'esperienza del servizio militare, con “Rimini” Tondelli tentava la strada di una narrazione apparentemente più tradizionale, ammiccando a certa produzione di genere, come il giallo e il romanzo d'ambiente e di costume.

Ora, a distanza di trent'anni esatti, e nel sessantesimo della nascita (Tondelli era nato nel 1955 a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, dove sarebbe morto prematuramente nel 1991), Bompiani ripubblica “Rimini” (a cura di Fulvio Panzeri, postfazione di Elisabetta Sgarbi, pagg. 368, euro 14).

La vicenda del romanzo è una storia prettamente estiva: Marco Bauer, redattore di un quotidiano milanese, viene inviato dalla direzione del giornale a Rimini, come responsabile della "Pagina dell'Adriatico", un supplemento in cui dare notizia di tutto ciò che succede nella calda estate romagnola. Sennonché accade un fatto di particolare gravità: un parlamentare viene trovato cadavere nel mare. In un primo tempo Bauer crede all'ipotesi del suicidio, affidando questa interpretazione dei fatti anche alle pagine del suo giornale.

Successivamente, però, si rende conto di essere la pedina di un gioco più grande di lui: il senatore è stato assassinato e lui, il giornalista, era stato messo lì di proposito, perché, essendo supposto incapace di venire a capo della verità, desse in pasto all'opinione pubblica una versione di comodo.

Accanto a questa vicenda, se ne sviluppano altre parallele: la storia della tedesca Beatrix, che viene in Italia in cerca della sorella fuggita da casa; quella di Roby e Tony, due giovani cineasti che cercano di finanziare il loro film aggirandosi tra le file di ombrelloni delle spiagge-formicaio chiedendo offerte ai bagnanti; quella di Alberto, suonatore di sax in un night-club, che vive un tanto fuggevole quanto intenso amore con una vicina di stanza d'albergo; quella dello scrittore Bruno May, personaggio in cui in parte Tondelli si identificava.

Dicevamo che “Rimini” fu rapidamente un best-seller: quasi centomila copie vendute nel giro di poche settimane. E lo fu anche per l'astuta campagna promozionale che venne organizzata intorno al libro: servizi giornalistici sul giovane scrittore, interviste, speciali fotografici, una presentazione a “Domenica in” (poi censurata e cancellata) per la quale era stato chiamato lo stilista Enrico Coveri a preparare un defilé in costumi balneari.

La Riviera adriatica è un luogo che ha appassionato Tondelli, in quanto spazio dell'immaginario collettivo capace di riflettere l'Italia degli anni '80. Nella Rimini tondelliana la città romagnola sembra l'Africa e ci si crogiola al sole tra cocktail e feste strabilianti. Il curatore della nuova edizione, il critico Fulvio Panzeri, offre in fondo al volume una dettagliata analisi della colonna sonora che accompagna il romanzo.

Tondelli, infatti, aveva posto in calce al testo le musiche ideali per leggerlo, aveva creato, cioè, una sua "Rimini compilation", andando a scegliere tra i cantautori e i gruppi che amava di più (da Joe Jackson agli Smiths, da Leonard Cohen a Bruce Springsteen), ma anche guardando alle hit internazionali più in voga nell'estate in cui stava scrivendo il libro.

Ma come vedeva Tondelli la sua Rimini? «Tondelli - spiega Fulvio Panzeri - attraversa, osserva e ricostruisce Rimini come se fosse il fumetto postmoderno non tanto di una città reale, ma di una città continuamente inventata dalle sue stesse icone popolari. È un fumetto caratterizzato dai molti stili: noir, investigazione, rosa, fantascientifico, new romantic e pop. L'immagine che riesce a restituire della città è assolutamente nuova e non mediata, ad esempio, dal grottesco felliniano. Quello che adotta Tondelli è un iperrealismo ironico, che ingloba stilemi di chiara matrice cinematografica e televisiva. La visione che costruisce è quella di una grande città dell'immaginario, vista attraverso un mega-schermo che non riesce a restituire l'immagine globale se non attraverso altrettanti piccoli schermi, ognuno dei quali trasmette un differente videoclip».

Dunque uno sguardo, quello di Tondelli, straordinariamente attuale, nonostante siano passati trent'anni.

Continua Panzeri: «Alcuni cambiamenti, rispetto a quell'estate riminese descritta nel romanzo, erano già stati messi in luce da Tondelli all'inizio degli anni '90, quando aveva registrato anche gli aspetti più distruttivi che si accompagnano al grande carnevale delle vacanze. Scrivendo, insieme con Luciano Mannuzzi, il soggetto per il film “Sabato italiano”, aveva posto l'attenzione sul fenomeno delle stragi sulle strade del dopo-discoteca, quasi a indicare come il divertimento più sfrenato portasse con sé la sua natura tragica e autodistruttiva. È un aspetto che ha sempre interessato Tondelli: anche la sua Rimini, vetrina di tutte le mode, le tendenze e gli eccessi d'Italia, si chiudeva con una piccola Apocalisse».

E oggi, come sarebbe la città che Tondelli aveva fatto diventare un’icona con il suo romanzo? «Nella Rimini odierna - dice Panzeri - cambia certamente il contesto da cui nascono mode, tendenze e eccessi, ma sostanzialmente essa non si discosta dal modello di città e di territorio descritto da Tondelli. Vive questa forma di sradicamento che è tipico delle città balneari che si trasformano in mega-cittadine affollatissime in estate, con tutti i problemi che ciò comporta, e che ritornano a essere tranquille città di provincia nel fuori stagione. Questa ambivalenza tra due identità è la natura di Rimini, che d'estate deve abbandonare la sua vera essenza, per diventare per forza una proiezione dell'immaginario collettivo, un immaginario che ha bisogno di assecondare di anno in anno le mode imperanti, anzi deve anticiparle, mettendo a fuoco quella voglia di dissipazione che è tipica dell'estate».

Del resto, conclude Panzeri, «chi potrebbe immaginare una Rimini senza eccessi? Non sarebbe più quella città in grado di attrarre come una sirena le famiglie nelle pensioni e i giovani che vivono la notte delle discoteche e degli sballi».

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