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Dalla Sardegna alla Carnia sulle tracce di un ragazzo che racconta con il corpo

di Alessandro Mezzena Lona Ha girato l’Italia alla ricerca di un centro di gravità permanente. E un bel giorno Giovanna Nieddu, sarda di Olbia, l’ha trovato in Carnia. A Ovaro, per l’esattezza, dove...

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di Alessandro Mezzena Lona

Ha girato l’Italia alla ricerca di un centro di gravità permanente. E un bel giorno Giovanna Nieddu, sarda di Olbia, l’ha trovato in Carnia. A Ovaro, per l’esattezza, dove vive con suo marito, che ha una piccola impresa edile, e una figlia di 16 anni. Lì, ai piedi del Monte Zoncolan, ha riannodato i fili anche con una vecchia passione. Quella per la scrittura, che per anni l’ha accompagnata come corrispondente di vari giornali e riviste in giro per l’Italia.

E con la scrittura, Giovanna Nieddu ci sa fare. Lo testimoniano i tanti riconoscimenti ricevuti finora. Alcuni la legano a Trieste: per esempio, la menzione d’onore al Premio Umberto Saba 2006 con il primo libro “Di terre lontane”, pubblicato da Campanotto. Ma anche il Premio de “Il Piccolo” nel Concorso di scrittura femminile “Città di Trieste” del 2010 per il racconto inedito “Il tuo corpo di cielo”, dedicato al problema dell’anoressia.

Giovedì arriva nelle librerie il nuovo romanzo di Giovanna Nieddu. Si intitola “Lajoie, il narratore”, lo pubblica la casa editrice romana L’Asino d’Oro (pagg. 322, euro 12), racconta la storia di un ragazzo che si guadagna da vivere facendo l’artista di strada a Parigi. E. quando le cose vanno male, anche rubacchiando. Il suo passato è un buco nero. La sua origine è italiana, la madre francese lo ha portato via dalla Toscana, quand’era piccolo, per scappare dalla delusione di un marito di cui aveva perso le tracce. E lui, che ha cambiato il suo vero nome Roberto nel più artistico Lajoie, racconta la propria vita, e quella degli altri, affidandosi ai movimenti straordinari che sa fare con il corpo. Piroette magiche, voli improvvisi, salti al di là della norma.

Ma Lajoie non può vivere per sempre senza fare i conti con se stesso, con una famiglia di cui sa poco o niente. Deve guardare negli occhi il passato. E allora saluta gli amici, lascia Parigi e prende un aereo per l’Italia. Vicino a Siena scoprirà di avere un fratello, ritroverà suo nonno, la sua camera di bambino, un amore magico. Ma sarà costretto a cedere alla vita qualcosa che lo farà soffrire. Che rischierà di trascinarlo a fondo. Dentro una storia che Giovanna Nieddu racconta con una scrittura limpida e piena di emozione.

Del resto, una storia così non poteva che raccontarla una scrittrice che ha girato in lungo e in largo l’Italia. Che ha trovato, perso e ritrovato le sue radici più volte. «Da Olbia, prima di arrivare in Carnia, mi sono trasferita più voltew con la mia famiglia - racconta -. Mio padre aveva un negozio di elettrodomestici. Il suo lavoro l’ha portato a spostarsi un po’ in tutta la Sardegna, e noi lo seguivamo. Devo dire che quelli sono stati anni molto intensi, una bella esperienza. Poi lui è morto, mia madre si è risposata e siamo andati a vivere a Roma. “Al continente” come dicono i sardi. Ma non era finita. Il mio secondo papà era direttore di un ufficio postale, si spostava spesso e, così, siamo arrivati a Padova. Quando mi sono laureata, ho continuato da sola questa vita da giramondo. Sono andata a insegnare Lettere a Santo Stefano, vicino a Sappada. Da lì, mi hanno chiamata ad Auronzo in un liceo linguistico. E in Cadore ho conosciuto mio marito, che è carnico. Ci siamo sposati e siamo venuti a vivere a Ovaro».

Per anni, Giovanna Nieddu ha collaborato con vari giornali. «Poi è nata la mia bambina, non avevo più tempo per fare la corrispondente. Però il piacere di scrivere era sempre grande. Così, piano piano, mi sono dedicata alla narrativa. Avevo smesso di insegnare, mio marito seguiva la sua piccola impresa eddile. Mi restava un po’ di tempo libero. E raccontare storie è un po’ come viaggiare».

Il paesaggio della Carnia ha lasciato il segno nella fantasia di Giovanna Nieddu. «Monte Zoncolan è entrato nel mio primo romanzo, “Di terre lontane”. Scrivendo, ho scoperto che è più facile innamorarsi di una terra se la guardi con gli occhi di chi la vede per la prima volta. Chi quel paesaggio ce l’ha davanti fin dalla nascita, forse finisce per trovarlo scontato».

Lajoje, il narratore, assomiglia un po’ a chi l’ha inventato? «Si sposta da un luogo all’altro, cercando le proprie radici. Parte dalla grande Parigi per arrivare a un piccolo borgo. Io da Roma sono finita a Santo Stefano di Cadore per una mia libera scelta. Forse perché, come lui, ho cercato me stessa attraverso il viaggio».

Quando parte, Giovanna Nieddu non ama fare il tour dei luoghi da cartolina. «A Parigi, per esempio, con mio marito e mia figlia siamo andati a esplorare i luoghi un po’ trascurati, dimenticati. Per esempio, le periferie. Come il quartiere che si trova nell’area Sud della capitale francese e che io racconto nella prima parte del romanzo. Lì vedi l’anima vera della grande metropoli».

La prima presentazione di “Lajoie, il narratore” si terrà il 24 giugno alla Libreria Assaggi di Roma. «A settembre e ottobre sarò in giro per il Friuli Venezia Giulia».

alemezlo

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