Le nostre grandi navi ripartono sul web
L’associazione Italian Liners ha creato un museo virtuale

TRIESTE. Carta, matita, esperienza, intuito e tradizione. Sui tavoli dei progettisti hanno preso forma e dimensioni per un secolo i più famosi e celebrati transatlantici. Il computer non esisteva ma ingegneri e architetti hanno prima immaginato e poi realizzato immense navi per collegare le due sponde dell'Atlantico e trasportare capitani d'industria, commercianti, attori, militari, cantanti, decine di migliaia di europei in cerca di fortuna e riscatto.
A loro erano "riservate" le parti più basse degli scafi. Questi transatlantici estintisi negli anni Settanta perché soppiantati dall'aereo, tornano a navigare sul web per iniziativa dell'associazione culturale "Italian Liners", fondata e gestita da un piccolo gruppo di professionisti triestini e non, riuniti attorno allo storico navale Maurizio Eliseo. È la prima iniziativa di questo genere avviata nel nostro Paese e si ripromette di tutelare attraverso un "museo virtuale" consultabile anche in lingua inglese il patrimonio storico delle navi passeggeri italiane in tutti i loro aspetti, mettendo a disposizione sul sito italianliners.com fotografie e filmati, piani di costruzione e disegni, locandine e brochure, menù di bordo, manifesti pubblicitari...
Grandi navi, un museo virtuale sul web
L'iniziativa si è avviata silenziosamente due anni fa per iniziativa dell'architetto Nicolò Capus e ha richiesto più di 10mila ore di lavoro. Ora il risultato di questa lunga navigazione fra scafi, turbine, eliche, fumaioli, banchine di allestimento e stazioni marittime sarà presentata mercoledì alle 18.30 all'Hotel Savoia Excelsior.
«Determinante per la realizzazione del sito è stato l'impegno del web master Michele D'Iorio, un triestino che lavora a Bangkok e coordina uno staff di 15 persone. Senza di lui questa iniziativa non sarebbe stata possibile» spiega Nicolò Capus. La sua soddisfazione è tangibile perché sia negli anni Trenta che nei Sessanta l'Italia ha schierato una flotta passeggeri seconda solo per numero a quella della Gran Bretagna. Raggiungendo i porti Nord e Sudamericani, quelli del Medio ed Estremo Oriente, i transatlantici italiani hanno fatto conoscere il nostro stile, le nostre tecnologie, il design, i raffinati arredamenti, la tradizione gastronomica, l'inconfondibile architettura delle navi realizzate nei cantieri giuliani e liguri. Quel che oggi rientra nel marchio "made in Italy".
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Paradossalmente questi transatlantici - Saturnia, Vulcania, Victoria, Rex, Conte di Savoia, Stockholm, Augustus, Galileo Galilei, Michelangelo, Raffaello - oggi sono più conosciuti e apprezzati all'estero che nel nostro Paese dove non esiste un archivio storico nazionale della Marina mercantile. Tutto è lasciato a iniziative locali, parziali e settoriali di piccoli circoli e collezionisti. Basta pensare da quanti anni si attende a Trieste una adeguata mostra sulla storia del Lloyd nato austriaco e finito oggi in mani cinesi. La società di navigazione "Italia" non esiste più e tutto il suo patrimonio storico sulla navigazione oceanica è stato disperso. Molti cantieri si sono anche disfatti di antichi piani di costruzione perché occupavano troppo spazio: alcuni disegni sono stati recuperati nei bottini delle immondizie. Si potrebbe continuare in questa rassegna di disastri evitati solo in parte dalla passione e dalla responsabilità di pochi.
Oggi con i ricercatori dell'Italian Liners la scena è mutata e anche l'Italia può iniziare a esibire ciò che altri paesi hanno da tempo promosso a difesa delle tradizioni della loro marineria e cantieristica. L’Italia se n’è - guarda caso - dimenticata ma un consistente gruppo di appassionati, collezionisti, storici, comandanti, fotografi, componenti di equipaggi, progettisti sta provvedendo a proprie spese a costituire questo museo virtuale e a renderlo fruibile. Si sono fatte avanti anche alcune aziende del settore navale che stanno supportando e sponsorizzando l'iniziativa. Qualcosa si sta dunque muovendo per raccontare ogni dettaglio della storia e delle realizzazioni del San Marco, dell'Arsenale del Lloyd, del Cantiere triestino di Monfalcone, del San Rocco di Muggia, della Fabbriche Macchine Sant'Andrea, ma anche dell'Ansaldo di Sestri, del cantiere di Riva Trigoso.
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