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I cantieri navali del Nord Adriatico tutti in un volume

Alle navi passeggeri nate a Trieste l'associazione "Italian Liners" dedica un volume zeppo di foto e dati tecnici

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La motonave "Victoria" del Lloyd Triestino fotografata nel 1931 alla Marittima 

TRIESTE. Alle più blasonate navi passeggeri nate nei cantieri del golfo di Trieste, l'associazione "Italian Liners" dedica un volume zeppo di fotografie e dati tecnici. E' il primo libro di una collana che affronterà attraverso specifiche monografie l'evoluzione delle costruzioni navali, la vita dei cantieri di Trieste, Muggia e Monfalcone, il lavoro dei progettisti, degli arredatori e degli artisti che hanno nobilitato assieme a migliaia di operai, gli scafi dei transatlantici, i loro saloni, le gallerie, le piscine, le suite e le cabine.

Nel primo libro dedicato ai vari delle navi storicamente più significative si parte dall'Imperator, sceso in mare il 27 settembre 1886 dal principale scalo dell'Arsenale del Lloyd austriaco, per concludersi con quello dell'Eugenio C, costruita a Monfalcone e varata il 21 novembre 1964. Nelle pagine due straordinarie fotografie mostrano la discesa in mare dell'ultimo transatlantico "triestino", la Raffaello, il canto del cigno del cantiere San Marco. Ecco la storia di quel varo.

La Raffaello scese in mare il 24 marzo 1963. Fu un giorno di festa in città perché pochissimi sapevano che il varo di quel transatlantico rappresentava una delle ultime tappe dell'epopea dei grandi "liner" destinati a collegare l'Europa con New York. Non sarebbero mai più scese in mare dagli scali italiani navi passeggeri così veloci e lussuose.

La prua della Raffaello dopo il varo del 24 marzo 1963 

Era elegante la Raffaello sul suo scalo del San Marco. La sua prua "agile e altissima", secondo le cronache dell'epoca, superava a 30 metri d'altezza il perimetro del cantiere. Dodici ponti, 17 scompartimenti, 275,7 metri di lunghezza, 31 di larghezza, 9 di immersione, 45.933 tonnellate di stazza lorda, 26,5 nodi a velocità di crociera, 33 a tutta forza, 720 uomini di equipaggio per 1700 passeggeri.

"La più colossale unità passeggeri costruita nel dopoguerra al San Marco. Una delle tre regine dei mari del mondo" aveva scritto con enfasi uno dei 200 cronisti invitati alla cerimonia del varo cui avrebbe partecipato il presidente della Repubblica Antonio Segni. Tutto vero, tutto giusto. Ma la Raffaello, come la gemella Michelangelo varata il 16 settembre 1962 al cantiere Ansaldo di Sestri, ha avuto il torto di essere stata costruita in un'epoca sbagliata, quando il trasporto aereo, più veloce e più economico, stava prendendo per sempre il sopravvento su quello via mare.

Centinaia di migliaia di passeggeri avevano già scelto i DC8, i VC10 della Vickers, i Boeing 707 per trasferirsi dall'America all'Europa. Si girava pagina nel settore dei trasporti mondiali; si era di fronte all'annunciato tramonto di un modo di viaggiare impostosi a partire dalla seconda metà dell'Ottocento con l'entrata in scena delle navi a vapore.

Ma al San Marco e in città, pochi, pochissimi lo sapevano in quel giorno di festa. Chi tra gli uomini di governo e di potere era invece al corrente della svolta a favore degli aerei e della fine ormai prossima dei transatlantici, faceva finta di niente. Nicchiava. Si era nel pieno del "Miracolo economico"; l'Italia era uscita dal dopoguerra e dalle ristrettezze e l'immensa nave doveva rappresentare agli occhi di tutti la prova tangibile che il benessere era a portata di mano, raggiungibile, anzi quasi raggiunto. Invece di lì a poco il "Miracolo" si sarebbe esaurito e la "congiuntura" e la protesta degli studenti e degli operai avrebbero scandito i tempi dell'autunno caldo.

Trentamila persone erano entrate nel cantiere per assistere al varo. Altre decine di migliaia di spettatori si erano raccolti nei punti alti della città. Dal colle di Servola, a quello di San Vito. Altri triestini erano affacciati ai davanzali delle finestre delle case di Ponziana. In mare, davanti al cantiere tante imbarcazioni si tenevano vicine alla riva ma lontane dalla traiettoria stimata della corsa della nave. Sulle imbarcazioni in attesa del varo i discorsi dei politici non si sentivano. Troppo lontani e dispersi dal vento. Si vide invece il transatlantico che prendeva velocità sullo scalo tra l'urlo delle sirene. Si videro le eliche che si avvitavano nell'acqua spinte dalla enorme massa della nave e la poppa che sollevava una enorme onda : 24 marzo 1963, varo numero 1864 del San Marco.

L'ultimo varo dell'ultimo transatlantico, destinato a una vita effimera. La Raffaello compì infatti l'ultima traversata oceanica nell'aprile del 1975 e il 30 dello stesso mese venne posta in disarmo a Porto Venere a poca distanza da La Spezia. Il 5 luglio identica sorte toccò alla Michelangelo. Le due ammiraglie furono vendute al governo iraniano nel dicembre 1976 al prezzo ridicolo di 35 miliardi di lire. Erano costate almeno dieci volte tanto. La marina dello scià le utilizzò come caserme galleggianti fino al 1979. La Raffaello fu ormeggiata nel porto di Bandar Busher dove si trova ancora oggi sott'acqua il suo scafo sventrato dalle bombe degli aerei irakeni che la colpirono il 21 novembre 1982, nel corso della guerra tra il regime islamico iraniano e Saddam Hussein, il dittatore di Bagdad all'epoca alleato degli Stati Uniti. La Michelangelo è stata invece demolita sulla piaggia di Karaci, dove era stata fatta arenare il 6 giugno 1991.

 

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