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Andrea Segre racconta il diritto di tutti a viaggiare nel mondo

Il regista sarà oggi all’Ariston di Trieste, prima tappa in regione per presentare il suo nuovo libro “FuoriRotta”. Presto un film

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Il diritto di viaggiare, di decidere come spostarsi liberamente nel mondo, appartiene alla nostra quotidianità, ma non è per tutti: ce lo ricorda la tragica conta delle vittime dei barconi nelle nostre acque. Per questo vale la pena di pensare meglio a come goderne, perché non ci siano solo viaggiatori impossibili, costretti a vie illegali per spostarsi dal loro paese, o viaggiatori preconfezionati, intruppati in itinerari standard. È la sfida del regista Andrea Segre, da sempre attento al tema dei migranti (in bei documentari come "Mare chiuso" e "Come un uomo sulla Terra" e nei suoi film "Io sono Li" e "La prima neve") col suo nuovo progetto "FuoriRotta", pronto a far tappa in Friuli Venezia Giulia. Segre, che la prossima primavera comincerà a girare il nuovo film sempre sul tema di viaggio e migrazione, arriva in quattro appuntamenti che fondono cinema, reportage e letture, presentando il suo nuovo libro "FuoriRotta-Diari di Viaggio" (edito da Marsilio con Montura Editing) e proiettando immagini inedite girate in Iraq, Senegal e Ghana e alcune sequenze dei suoi documentari "A metà", "Marghera Canale Nord" e "La Mal'Ombra", realizzati durante i viaggi raccontati nel volume, da Valona a Dakar, da Sarajevo a Ouagadougou. Il regista parte oggi da Trieste, al Cinema Ariston alle 20.30, prosegue domani a Udine, alle 17.30 al Cinema Visionario, e a Pordenone, alle 20.45 a Cinemazero, e arriva il 7 maggio al Kinemax di Gorizia, alle 20.45.

Segre, come nasce "FuoriRotta", ideato da lei, Simone Falso e Matteo Calore?

«Nasce per sensibilizzare sull'importanza di uno dei diritti umani fondamentali, quello alla mobilità. Una parte di umanità non ha questo diritto: per cercare sicurezza, è costretta a fare viaggi illegali. Molti di quelli che ce l'hanno, invece, non ne godono fino in fondo: per questo incentiviamo l'idea di viaggio "fuori rotta" per conoscere altri luoghi, vite diverse. Nel 2014 abbiamo fatto un viaggio in Kazakistan che diventerà un documentario. Poi è stato pubblicato il libro, e ora è aperto il "bando FuoriRotta": invitiamo i ragazzi tra i 20 e i 30 anni a immaginare progetti di viaggio "fuori rotta" e presentarli entro il 10 maggio. Una giuria indipendente sceglierà una decina di progetti che finanzieremo: i ragazzi potranno viaggiare tra luglio e settembre e, al ritorno, il racconto delle loro esperienze verrà pubblicato in collaborazione con "Internazionale"».

Nel documentario "A metà", del 2001, ha raccontato il suo viaggio in Albania negli anni in cui da lì arrivavano gli "invasori". Sono passati quasi 15 anni: cos'è cambiato?

«Che oggi gli albanesi possono viaggiare regolarmente. L'”invasione albanese” l'abbiamo risolta dando loro il permesso di viaggiare. Nel contempo, però, l'Europa è andata sempre di più verso politiche sicuritarie di controllo, di detenzione, espulsione, restrizione dei permessi di viaggio».

E intanto le tragedie del mare continuano...

«È proprio la conseguenza di aver preso la direzione del contrasto, invece che del dialogo e della cooperazione. Così si aumenta anche il potere dei trafficanti, gli unici a dare risposta alle esigenze di viaggio: se nei paesi di origine le persone provano a chiedere il permesso di viaggiare nei consolati e nelle ambasciate, trovano un muro. L'unica possibilità per loro è la fuga. L'apertura dei confini sarebbe una soluzione: dal punto di vista pragmatico e politico è un passo verso l'ignoto, ma si dovrebbe almeno cominciare ad aumentare le vie sicure e legali per poter immigrare. Dopo 25mila vittime, l'Europa ancora non ammette che alcune politiche sono state sbagliate: e così la conta dei morti è aumentata».

Che cosa vuol dire fare un viaggio "fuori rotta"? Partire zaino in spalla per luoghi poco esplorati?

«Non per forza. Significa avere il coraggio di andare in luoghi e incontrare persone che il viaggio organizzato tipico del turismo occidentale non ti fa incontrare. A volte, basta andare dietro casa. Nel documentario "Marghera Canale Nord" ho saputo di marinai indonesiani ed egiziani bloccati in una nave abbandonata a Porto Marghera: mi ci sono trasferito per capire le loro vite».

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