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Il senso della vita (e della morte)

Il senso della vita (e della morte)
(ansa)
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Forse perchè le presentazioni dei nuovi smartphone ormai di solito sono appassionanti come quando la tv era in bianco e nero e sullo schermo apparriva l’immagine dell’intervallo, al Mobile World Congress di Barcellona hanno invitato un futurologo per parlare della “fine della morte”. La sua eliminazione attraverso la tecnologia. Non è una novità. L’immortalità è una fissazione dei miliardari, soprattutto quelli della Silicon Valley, che investono somme cospicue nella ricerca scientifica sperando di poter vivere per sempre.

Chiariamo: provare a sconfiggere le malattie è quello che gli esseri umani fanno da sempre e sempre con maggiore successo ed è grazie ai progressi della scienza che l’aspettativa di vita è cresciuta moltissimo; inoltre ritardare l’invecchiamento delle cellule e restare giovani è una aspirazione discutibile ma comprensibile; ma immaginare di trasferire il cervello su un microchip o vincere la morte fino a farla diventare “facoltativa” vuol dire non aver capito il senso della vita.

(ansa)

Quando sento questi discorsi ripenso al più bel discorso mai fatto in Silicon Valley, quello di Steve Jobs, al laureati dell’università di Stanford, il 12 giugno 2005, passato alla storia per l’esortazione finale, Stay Hungry Stay Foolish! Nessuno vuole morire, disse quel giorno Steve Jobs, neanche quelli che credono nel paradiso, eppure la morte è inevitabile ed è giusto che sia così perché la morte è la migliore invenzione della vita. Non solo perché è il più grande fattore di cambiamento, il motore che consente alle idee nuove di farsi largo e cambiare il mondo. Ma perché la rende speciale, unica, irripetibile. E ci impone di non sprecarla, farne un capolavoro. L’obiettivo della nostra generazione non può essere far diventare immortali dei super ricchi, ma rendere finalmente degna la vita del miliardo di persone che vive in condizione di povertà estrema e provare a lasciare il pianeta in condizioni migliori in modo che anche i nostri nipoti possano abitarlo senza dover emigrare per l cambiamento climatico. Insomma si tratta come sempre di aggiungere vita - intesa come emozioni, passioni, sogni - ai nostri giorni; e non giorni alla nostra vita.