Parlare di The Legend of Zelda Tears of the Kingdom, l’attesissimo seguito di Breath of the Wild che fece la sua comparsa con un criptico annuncio nel 2019, è un'impresa che parla di libertà. Del diritto di consegnare al videogiocatore la possibilità di sperimentare, di sfidare la fantasia e pensare fuori dai soliti schemi tanto cari ai videogiochi.
La tentazione da parte di Nintendo di sfruttare l’enorme successo avuto da Breath of the Wild, episodio della saga di Zelda uscito nel 2017 per coronare l’esordio della console ibrida Switch, poteva essere reale e plausibile dato che Tears of the Kingdom era stato inizialmente concepito come DLC, contenuto aggiuntivo. Ma Nintendo non sarebbe la storica casa di Kyoto se non sapesse reinventarsi costantemente, se non riuscisse a essere, incredibilmente e al contempo, tradizionalista e innovativa. Quindi bentornati nelle terre di Hyrule, in cielo, terra e sottosuolo, pronti ad affrontare un’avventura impegnativa con echi del passato e molte innovazioni.
Link benvenuto sull'Isola Celeste delle Origini
Nelle battute iniziali del gioco ritroviamo il nostro eroe Link in compagnia della principessa Zelda nei sotterranei del castello di Hyrule. La coppia è intenta a decifrare una serie di complicati bassorilievi che narrano le vicende degli Zonau, antica civiltà entrata in contatto con gli Hylia.

Naturalmente una rilassante passeggiata nelle cripte si trasforma presto nella sparizione della Principessa Zelda, seguita, senza fare troppi spoiler, da un evento spettacolare che trasporta, letteralmente, il castello di Hyrule nell’alto dei cieli.
La proiezione della fortezza in aria è l’ottimo escamotage adottato da Nintendo per ampliare, di molto, la mappa di gioco.

L’introduzione dell’ambientazione aerea, oltre a rappresentare nuove sfide, pretende che il giocatore consideri i due livelli: terra e cielo. Parti della stessa mappa che non possono essere trattati come territori disgiunti.
A causa del nefasto evento Link si ritrova, spoglio di tutto, sulla fluttuante Isola delle Origini. Esattamente come l'Altopiano delle Origini di Breath of the Wild, l’ambiente serve per introdurre e prendere confidenza con una serie di nuove abilità a disposizione dell’eroe.
Alcune impostazioni di base rimangono quelle viste in Breath of the Wild, c’è l'indicatore del vigore che segnala il lasso di tempo in cui Link può arrampicarsi, volare con la paravela o nuotare, armi e scudi si rompono e devono essere rimpiazzati, mangiare cibo, meglio se preparato con ricette ragionate, permette sia di riacquistare salute, sia di ottenere specifici potenziamenti temporanei, come resistere al freddo o al calore.
La visione del prequel, così familiari per i fan della saga, sull’Isola, si scontrano subito con una figura incorporea, un rappresentante dell’antico popolo degli Zonau, una sorta di Virgilio in salsa Nintendo fantasy che introdurrà Link alle strabilianti abilità dell’Ultramano.
Ultramano è il videogiocatore al potere
Dopo aver trovato i tre sacrari presenti sull’Isola delle Origini, aver risolto i puzzle ambientali contenuti al loro interno, Link si trova in pieno controllo dei poteri dell’Ultramano, una sorta di arto bionico avuto in eredità al suo risveglio sull’isola.
Link avrà dunque la capacità di riavvolgere il tempo, passare attraverso soffitti, spostare e assemblare oggetti e combinare e creare armi e armamenti nel più svariato dei modi. L’unico limite imposto è la fantasia e la voglia di sperimentare del videogiocatore.
Link può spostare, assemblare e/o combinare gli oggetti e le risorse che trova sul suo percorso, un inedito crafting che vede il suo fulcro nell’utilizzo dei congegni Zonau.
I congegni Zonau sono particolari dispositivi che si possono combinare ad altri oggetti a volte di uso comune. L’assemblaggio conferisce alle creazioni proprietà uniche: una ventola trasforma delle semplici assi collegate in una barca, un pallone aerostatico agganciato a un lanciafiamme diventa una micidiale macchina da guerra sputafuoco.
La libertà di creare marchingegni e armi ha una ripercussione sullo stile di gioco, perché nessun enigma, puzzle ambientale o scontro con i nemici ha una soluzione univoca.

Sia chiaro, il crafting è presente da tempo nel mondo dei videogame, in molti titoli di genere sandbox si possono costruire e combinare oggetti funzionali alla soluzione di enigmi, ma Nintendo introduce questa componente, sempre in bilico tra leggerezza e complessità, nel fantastico mondo già visto in Breath of the Wild, facendo deflagrare Tears of the Kingdom in un tripudio di fuochi d’artificio di possibilità in gioco e di gioco a seconda delle esigenze del momento.

Hai Ultramano, ora sei libero di muoverti
Come il suo predecessore Tears of the Kingdom è un’avventura fantasy ambientata in un mondo aperto. Dopo l’Isola delle Origini che serve da lungo tutorial per padroneggiare le possibilità dell’Ultramano, si rivela come portale alle terre di Hyrule.
Anche in questo caso Nintendo lascia la totale libertà su come proseguire nella ricerca della principessa Zelda e affrontare il mondo di gioco.
La mappa è divisa in quattro macro zone, cielo e terra, regioni con caratteristiche e climi diversi, in cui ci si può spostare a piacimento. È possibile camminare, camminare per ore, costruire mezzi di locomozione, catturare cavalli.

Si può decidere di iniziare a esplorare una zona, portare a termine delle missioni per poi spostarsi in un’altra, oppure attivare tutte le Torri Meteorologiche per avere da subito la mappa dettagliata e completa.
Nel cammino Link incontrerà molto volti conosciuti e nuovi amici, racconti calati in un universo fiabesco nel quale perdersi nei colori pastello del cielo, oppure proseguire instancabilmente portando a termine fino all’ultima missione secondaria.

In chiusura
Tears of the Kingdom è il degno sequel di Breath of the Wild, è Zelda per i fan e per chi a Zelda non ha mai giocato. Dal punto di vista tecnico, in alcune situazioni, ricorda le sue origini di contenuto aggiuntivo, ma nel complesso le innovazioni apportate da Nintendo al gameplay, e l'ampliamento della mappa, lo fanno virare verso l’originalità.
Infine Zelda è Zelda, una profezia di successo che si auto avvera, disponibile su Nintendo Switch da domani 12 maggio.