In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni
Spazio

A caccia di asteroidi al crepuscolo per avvistare i planet killer

A caccia di asteroidi al crepuscolo per avvistare i planet killer
La zona di cielo vicina al Sole è la più difficile da osservare: occorre puntare i telescopi al tramonto e all’alba per trovare nuovi oggetti. Marco Micheli, astronomo al centro ESA di Frascati: “Sforzo internazionale per trovarli tutti”
5 minuti di lettura

L’ora magica è al crepuscolo, una finestra di pochi minuti per guardare, come dallo spiraglio di una porta che si sta per chiudere, un pezzo di cielo dove è altrimenti impossibile distinguere alcunché. In quello spicchio di volta celeste, ancora rischiarata dalla luce del Sole, gli astronomi hanno scoperto 3 nuovi asteroidi. Uno di loro, chiamato 2022 AP7, è alto come una montagna, un chilometro e mezzo, di quelli che qualcuno definisce “planet killer”. Sinora erano sfuggiti finora agli obiettivi dei telescopi di tutto il mondo, perché venivano da quella parte di cielo dove è più difficile osservare.

In particolare, 2022 AP7 è abbastanza grande e la sua orbita è abbastanza vicina a quella della Terra da essere classificato come “potenzialmente pericoloso”: è il più grande scoperto negli ultimi 8 anni, ma non ci sarebbe alcun rischio di collisione con il nostro pianeta almeno per i prossimi 100 anni. Il NoirLab della National Science Foundation americana ne ha dato notizia presentando lo studio pubblicato su The Astronomical Journal.

Lo abbiamo visto solo ora, grazie alle osservazioni del telescopio del Cerro Tololo, in Cile, mentre la sua orbita passa all’interno di quella della Terra. Tutto ciò che si trova in questa metà del cielo si perde nel bagliore solare. Così, scoprire se ci sono eventuali oggetti in collisione con il nostro pianeta diventa una sfida contro il tempo che si gioca in quei 10 minuti dopo il tramonto e prima dell’alba: “Gli asteroidi del Sistema Solare interno orbitano molto vicini al Sole - ci ha spiegato Marco Micheli, astronomo al Neocc (la sigla sta per Near-Earth object Coordination centre) dell’ESA a Frascati e co-autore di un paper sull’argomento - Ovviamente quando il Sole è alto nel cielo non è possibile usare telescopi ottici, dunque è necessario aspettare che tramonti, oppure appena prima che sorga, per poter osservare queste aree in condizioni di buio sufficiente”.

Accecati dal Sole

Al Neocc, Micheli si occupa proprio di osservare oggetti con i telescopi e produrre i dati necessari per calcolarne le orbite. La popolazione più numerosa di asteroidi si trova nella fascia tra Marte e Giove e si osservano con più facilità perché si vedono di notte. È molto intuitivo: quando rivolgiamo lo sguardo dal Sole siamo accecati, come quando si fa una foto controluce si perdono dettagli e luminosità dei soggetti (basti pensare alla fase di Luna nuova). Gli asteroidi non fanno eccezione. Inoltre, tutto ciò che guardiamo dalla parte opposta della nostra stella riflette proprio la luce solare, ed è così molto più visibile, come la Luna piena in cielo. Per approfittare dell’ora magica bisogna dunque puntare molto in basso sull’orizzonte. Questo comporta vari problemi: “Si cerca di osservare nel corso di quello che si chiama tramonto nautico, quando il Sole si trova tra 12 e 18 gradi sotto l'orizzonte - ha aggiunto Micheli - Il cielo è già abbastanza scuro, ma non completamente buio. Come si può immaginare, sarà quindi più difficile individuare sorgenti luminose deboli, che contrastano molto peggio rispetto a quanto farebbero nel cielo notturno”.

Il secondo problema è legato al fatto che, tanto più si guarda verso l'orizzonte, tanta più atmosfera sarà presente tra l'osservatore e lo Spazio: “L'aria dell'atmosfera terrestre è la principale fonte di disturbo, sia perché assorbe parte della luce sia perché disperde la luce a causa della turbolenza dell'aria - ci ha fatto notare l’astronomo - Generalmente, questa situazione dura solo qualche decina di minuti per notte, ed è pertanto necessario usare telescopi a grande campo, che in poche immagini riescano a riprendere grandi aree di cielo, rapidamente. Inoltre, portare il telescopio quanto più in basso sull'orizzonte possibile significa spesso portarlo letteralmente ai limiti costruttivi, è necessario collaborare con lo staff degli osservatori, per non rischiare di rovinare la strumentazione”.

I telescopi dell’osservatorio di Cerro Tololo (CTIO/NSF’s NOIRLab/AURA/H. Stockebrand)
I telescopi dell’osservatorio di Cerro Tololo (CTIO/NSF’s NOIRLab/AURA/H. Stockebrand) 

La ricerca dei “planet killer”

Secondo la Nasa, gli oggetti grandi almeno quanto 2022 AP7 sono conosciuti per oltre il 90%. Dal censimento mancherebbero soprattutto quelli ancora da scoprire nella parte più interna del Sistema Solare. È da lì che, del tutto teoricamente, potrebbe spuntare un “planet killer” diretto verso la Terra, con un certo grado di sorpresa: “Va ricordato che il numero di asteroidi sopra il chilometro è piccolo, quindi anche la probabilità di impatto con uno di loro è pressoché nulla - è la riflessione di Micheli - Tuttavia, è possibile che una buona frazione degli asteroidi di dimensioni chilometriche ancora ignoti si nasconda proprio vicino al Sole, per meccanismi orbitali simili a quelli di 2022 AP7 o altre dinamiche simili che rendono certi asteroidi osservabili da Terra solamente ogni qualche decina d'anni, ed è pertanto probabile che nel corso dei prossimi anni si faranno nuove scoperte di questo tipo”.

La mente corre a un film dal successo planetario come Don’t look up. Anche se si tratta di una storia diversa: “Nel caso di Don't look up si trattava di una cometa che arrivava direttamente dal Sistema Solare esterno, in un'orbita molto più lunga. Questi oggetti possono essere scoperti solo durante la loro fase di arrivo verso la Terra, e pertanto non è possibile avere preavvisi di decenni come per i normali asteroidi. Sono però molto più rari, e pertanto rappresentano una frazione molto piccola del rischio totale di impatto con la Terra”.

L’asteroide che gioca a nascondino

Micheli ci ha chiarito le ragioni per cui un colosso di queste dimensioni sia riuscito a eludere tutte le osservazioni: “L'orbita di 2022 AP7 ha una sola particolarità degna di rilievo, il fatto che impiega quasi esattamente 5 anni per fare un intero giro attorno al Sole. Questa vicinanza a un numero intero di anni, cioè di periodi orbitali della Terra, genera una situazione per cui l'asteroide si trova sempre lontano da noi quando è osservabile nella direzione del cielo notturno, mentre si trova un po' più vicino (e pertanto è più brillante, ndr) solo quando la sua posizione nel cielo è prospetticamente vicina al Sole. Questo spiega perché, nonostante sia abbastanza grande, è stato scoperto solo ora. Dei 3 asteroidi è sicuramente il meno interessante: non rappresenta né un pericolo né possiede una rilevanza scientifica o di ricerca. L'attenzione mediatica che gli è stata dedicata è assolutamente ingiustificata”.

Gli asteroidi che orbitano più all'esterno, più comodi da osservare, possono essere seguiti per periodi di tempo maggiori, cosa che permette di raffinare i calcoli e le previsioni su dove si troveranno e quando. E quindi anche di sapere se c'è il rischio che in futuro entrino in collisione con la Terra. Per questo è stato importante proprio il contributo del Planetary Defense office dell’ESA, attraverso il Neocc: “Il nostro centro ha a disposizione una rete di molti telescopi in tutto il pianeta, pronti a rispondere entro brevissimo tempo a necessità osservative di questo tipo - ha sottolineato Micheli - Siamo riusciti a riosservare questi asteroidi per alcuni giorni appena dopo la scoperta, e con questi dati è stato possibile determinarne l'orbita sufficientemente bene per riuscire a ritrovarli alla successiva (e sempre breve, ndr) finestra osservativa alcuni mesi dopo. In questo modo ci possiamo garantire che, ogni qualche mese, sia possibile ottenere nuove osservazioni di questi asteroidi, anche se solo per pochi giorni, riuscendo a determinarne l'orbita con sufficiente accuratezza per poter prevedere facilmente future possibili collisioni con la Terra”.

Si conclusa poche settimane fa la prima missione di difesa planetaria della sonda Dart della Nasa, ma da anni tutto il mondo scientifico collabora per evitare di fare la fine dei dinosauri: alla rete di telescopi in tutto il mondo si aggiungeranno presto il telescopio Flyeye (installato in Sicilia) e altri in fase di test. Micheli ha precisato che “anche l'ESA sta studiando un satellite infrarosso che monitorerà dallo Spazio una cornice di cielo vicino al Sole, scoprendo proprio asteroidi, generalmente molto più piccoli, che provengano da quella direzione”.

Lo scopo è evitare collisioni che, va ribadito, al momento sono escluse, almeno per 2022 AP7: “La sigla Potentially Hazardous Asteroid purtroppo spesso trae in inganno. Con questo termine si indicano asteroidi grandi (oltre i 140 metri di diametro circa, ndr) la cui orbita passa entro circa 7,5 milioni di chilometri dall'orbita della Terra. Il fatto che le orbite siano relativamente vicine non implica che i due oggetti si avvicinino mai, soprattutto nei tempi-scala della vita umana. Per esempio, nel caso di 2022 AP7, la distanza minima tra la sua orbita e quella della Terra è di 7 milioni di chilometri, ma l'oggetto non sarà mai più vicino di 200 milioni di chilometri per il prossimo secolo almeno”.