All'ultima fiera Innovabiomed di Verona del 24 e 25 maggio, Concessioni autostradali Veneto, Sky 53 hanno presentato un progetto innovativo che utilizza i droni per far fronte a emergenze sanitarie e trasportare in tempi rapidi farmaci, sacche di sangue e materiale sanitario. Un'idea su cui lavorano anche altre aziende: Leonardo, Telespazio e D-Flight, per esempio, hanno organizzato lo scorso anno due voli sperimentali di un mezzo ad ala fissa a decollo e atterraggio verticali tra le sedi di Santa Marinella e Palidoro dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, distanti 32 chilometri. Un altro progetto, battezzato "Philotea" e sviluppato da un gruppo di aziende guidato dalla napoletana Carpitech, si basa invece sull'impiego di un drone multirotore con la capsula "Smox", un contenitore sanitario termoautonomo per il trasporto di farmaci, materiali biologici, sangue e organi. Ci sono poi la startup toscana ABzero, spin-off della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, e la romana Eurolink Systems col suo quadricottero Beluga dotato di una cargo-bay per il trasporto di sacche di sangue, plasma e farmaci in aree difficili da raggiungere velocemente o in situazioni di emergenza.

Cosa fanno
La flotta di droni sviluppati dall'italiana Calvi Tecnologie e dall'israeliana Gadfin andrebbe a servire uno snodo autostradale strategico, dove esistono poli sanitari d'eccellenza come gli ospedali di Mestre, Padova e Treviso che potrebbero godere di questi collegamenti aerei. E soprattutto a sfruttare l'infrastruttura tecnologica di Cav, società costituita da Anas e Regione Veneto, che punta a utilizzare droni per monitorare traffico e stato di avanzamento dei lavori nel contesto del programma Skytraffic. Gestiti da una centrale operativa, i piccoli e velocissimi mezzi potranno spingersi fino a un centinaio di chilometri. Per ora il progetto è a uno stadio avanzato di test, con centinaia di ore di volo in aree controllate, per quanto riguarda i droni sanitari mentre quelli di monitoraggio sono già entrati in servizio sperimentale. "La sicurezza - spiega Sabato Fusco, direttore tecnico di Cav - è uno dei requisiti fondamentali del progetto, sia per quanto riguarda il sistema di controllo di volo, che i droni stessi: questi ultimi sono dotati di sistema di comando ridondante, sistema laser anti-collisione, sistema di emergenza in caso di interferenze elettromagnetiche e paracadute".
Il lavoro di mediazioni di Atid
Dietro l'approdo del drone di Gadfin, e di molte altre iniziative del mondo scientifico e tecnologico israeliano in Italia, c'è la Atid (Advanced Technology Innovation Distribution, ma in ebraico la sigla significa non a caso "futuro") fondata e guidata da Elio Tesciuba. Un gruppo che fa da ponte fra Israele e Italia, per mediare e facilitare i rapporti scientifici, tecnologici e commerciali tra i due paesi. "Siamo specializzati da vent'anni a fare bridge fra Italia e Israele - dice Tesciuba a Italian Tech - ci occupiamo solo di biomedicale. Prendiamo tecnologie israeliane, le portiamo nei centri di ricerca italiani e facciamo ricerca clinica. Parliamo di esoscheletri, sistemi per le malattie neurologiche e anche la radioterapia sviluppata dall'università di Tel Aviv".

Il drone di Gadfin, nello specifico, "ha delle caratteristiche molto particolari: non è ovviamente un drone militare, pesa 25 chili, sfoggia tre ore di autonomia, poi arrivare fino a 250 chilometri all'ora a seconda dei venti e, lo ripeto, è pensato per la sanità, quindi per il trasporto di materiali, sangue e organi da un ospedale all'altro" aggiunge Tesciuba. Il team che lo ha sviluppato è di primissimo livello, con persone provenienti dall'aeronautica. Rispetto al consorzio italiano, Cav ha messo a disposizione gli spazi e le infrastrutture e Calvi, che da sempre realizza droni e ha quindi ha una lunga esperienza autorizzativa, si occuperà della gestione, questione davvero non banale. Sono droni al servizio del pubblico".
Sui tempi di lancio, Tesciuba vuole correre anche se servono tanti permessi: "L'idea è di fare sei mesi di progetto pilota, speriamo che entro giugno tutte le autorizzazioni per utilizzare un drone siano a posto - conclude l'imprenditore ed esperto di innovazione - vorremmo poi decidere le reali necessità logistiche degli ospedali della zona in base a uno studio. In ogni caso, in Veneto ho trovato un ecosistema incredibile pronto ad accoglierci".
In volo per la salute
Come si è visto alla Roma Drone Conference dello scorso novembre, di progetti di questo genere ne esistono parecchi e in generale a livello internazionale, come avevamo spiegato, quello dell'impiego in ambito sanitario è uno dei fronti più promettenti per i droni, ben più delle consegne commerciali. Il Distretto tecnologico aerospaziale di Brindisi, uno dei poli più interessanti d'Italia in questo senso, nell'ambito del progetto europeo "Corus-Xuam" sperimenterà per esempio il trasporto urgente di vaccini con droni tra l'aeroporto di Grottaglie e l'ospedale di Manduria (Taranto), mentre la Fondazione Dot (Donazione Organi e Trapianti) e il Politecnico di Torino stanno lavorando al progetto "Indoor" per il trasporto con droni di materiale biologico e organi.
"Come per la mobilità, anche l'assistenza sanitaria sta attraversando una transizione tecnologica epocale e in questo passaggio è fondamentale garantire un sistema di trasporto veloce, efficiente e sicuro per non compromettere l'efficacia del servizio" spiega Ugo Dibennardo, amministratore delegato di Cav, tornando al progetto veneto che appunto si distingue per la particolarità del mezzo.