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L’analisi di Parole OStili

L'Ucraina e i social: così gli influencer (non) hanno parlato della guerra

L'Ucraina e i social: così gli influencer (non) hanno parlato della guerra
Solo il 25% degli influencer italiani su Instagram (e il 14% su TikTok) ha dedicato spazio al conflitto. E quelli che hanno avuto più successo sono stati Matteo Salvini e Khaby Lame
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La guerra in Ucraina è iniziata il 24 febbraio scorso, quando il Paese è stato invaso dall’esercito della Russia: in oltre un mese di scontri, i social network sono stati al centro del dibattito riferito al conflitto, fra accuse di essere veicolo di diffusione delle fake news, amplificazione di iniziative di solidarietà e il ruolo dei cosiddetti influencer. Che però alla guerra hanno dedicato davvero poco spazio.

A dimostrarlo, un’interessante ricerca realizzata da Intwig per l’associazione Parole OStili in occasione del Festival della comunicazione Non Ostile, in programma a  fine aprile: da quel che emerge, solo il 25% degli influencer italiani su Instagram e solo il 14% di quelli di TikTok ha mostrato attenzione verso il conflitto. In particolare, nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 21 marzo, la maggior parte di loro si è esposta pochissimo sul tema, magari con messaggi di solidarietà o appelli all’azione: è il caso (per esempio) delle sorelle Ferragni, che in un mese hanno pubblicato un solo post per invitare i follower a fare donazioni.

 

Instagram, spazio a politici e attivisti

Nel dettaglio, i primi 25 influencer su Instagram che hanno parlato di Ucraina hanno pubblicato 130 tra post e reel sul tema, contro i 530 dedicati ad altri argomenti. Controcorrente e decisamente primo, poco sorprendentemente, è stato Matteo Salvini, che ha dedicato ben il 70% dei contenuti del periodo al conflitto, seguito da Mara Venier (35%), Federico Bernardeschi (33%) e Luciana Littizzetto (29%).

Dall’analisi erano escluse le Storie, ma le performance di post e reel spiegano in parte le ragioni di questa scelta da parte dei creator: in media, l’engagement rate (cioè il livello di coinvolgimento del pubblico) di ciascuno dei 130 contenuti sulla guerra è stato di 118mila interazioni, contro le 240mila generate da post e reel dedicati ad altro. Fra tutti, spiccano i risultati dei due post di Khaby Lame (primo per numero di fan, con oltre 73 milioni di follower), che ha ottenuto complessivamente oltre 9,8 milioni di interazioni, seguito dai Maneskin (660mila interazioni) e da Giorgio Chiellini (384mila interazioni).

TIkTok: meno post ma più engagement

Su TikTok, il social network che al momento ha il ritmo di crescita più elevato, solo il 14% dei primi 100 influencer italiani ha parlato del tema nelle prime 4 settimane del conflitto, per un totale di 25 post, contro i 382 dedicati ad altro. E però, i contenuti relativi alla guerra hanno ottenuto un engagement rate medio più elevato rispetto a quelli legati ad altri argomenti: ogni post sul conflitto ha mediamente 211mila interazioni, rispetto alle 132mila degli altri. Anche qui, Khaby Lame è stato quello che ha ottenuto più visualizzazioni (sempre con due post, gli stessi pubblicati su Instagram): oltre 3,2 milioni in totale, seguito da Drew Nori (647mila interazioni) e Vincenzo Tedesco (334mila).

Twitter e il drastico calo di interesse

Su Twitter, che è il social con i numeri più bassi ma forse è quello più utilizzato quando si parla di attualità e politica, significativo il calo di interesse rilevato nel periodo oggetto dell’analisi: in totale, i tweet italiani dedicati alla guerra sono stati 7,3 milioni, ma con un’intensità precipitata del 55% dai 468mila del primo giorno ai 212mila del 21 marzo.

Di questi, solo 1 su 5 conteneva un’immagine e in meno di 1 su 10 appariva un video; i primi influencer che hanno parlato di guerra, nell’ordine, sono stati Papa Francesco, Laura Pausini, Matteo Renzi e Giorgio Chiellini.

Di che cosa parliamo quando parliamo di guerra

Secondo Rosy Russo, presidente e founder di Parole OStili, “scegliere di non affrontare un tema tanto attuale quanto importante (come la guerra, ndr) porta con sé una serie di valutazioni dalla doppia faccia: se da un lato i creator sono consapevoli che un conflitto militare non è un tema su cui hanno competenza, dall’altro viene meno il loro ruolo di intermediari, utile per rendere questi temi più vicini alla sensibilità di tutti”.

Detto questo, gli argomenti maggiormente trattati legati alla Ucraina sono stati, in ordine di quantità: pensieri per i civili e le difficoltà che stanno vivendo, slogan per chiedere la fine della guerra e diffondere messaggi di pace, commenti sulla politica interna, sostegno alle associazioni e alle manifestazioni contro la guerra; in numero minore, non sono mancati post sulle condizioni degli animali sui territori di guerra, messaggi espliciti contro la Russia e contro Putin e anche osservazioni sul possibile carovita.