L'1 ottobre 1974 per la prima volta ci siamo detti che per essere felici nella vita, per realizzare i nostri sogni, avremmo dovuto essere affamati e folli. "Stay Hungry, Stay Foolish", c’era scritto sull’ultima pagina, la controcopertina, di una rivista leggendaria per capire la prima Silicon Valley e il suo spirito originario: The Whole Earth Catalog.
L’aveva fondata Stewart Brand, uno scrittore e visionario americano che oggi ha 83 anni. Il primo numero uscì l'1 settembre 1968: era proprio una specie di catalogo dell’intera Terra, un elenco di attrezzi e libri e cose interessanti, spiegate bene. “Era Google ma negli anni ‘60”, disse Steve Jobs nel famoso discorso agli studenti di Stanford moltissimi anni dopo, nel 2005. “Quando ero giovane - disse - c’era questa rivista spettacolare, chiamata The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione… Era come Google ma di carta, 35 anni prima che Google fosse inventato”.

Ne uscirono diverse edizione finché nel 1972 Brand ne fece una intitolata The Last Whole Earth Catalog, l’ultimo, ma in realtà nel 1974 uscì con L’Epilogo (e dopo ne farà altre tre). In Rete sono tutti oggetti da collezione (io ne ho comprato un esemplare): si trovano tutti tranne quello che uscì l'1 ottobre 1974, quello che nella controcopertina, su fondo rigorosamente nero, ha l’imagine di una eclisse in alto e sotto una foto, una di quelle tipiche, polverose, strade americane del West, probabilmente all’alba, neanche una persona nei dintorni e sopra la scritta “Stay Hungry, Stay Foolish”.
Moltissimi anni dopo sul Guardian la giornalista Carole Cadwalladr (quella dello scandalo Cambridge Analytica), per introdurre un'intervista a Stewart Brand lo ha definito così: “Non era soltanto da quelle parti quando è arrivato il personal computer, lui è quello che ha messo le parole personal e computer assieme”.
In questo Almanacco avremmo dovuto celebrare piuttosto i 50 anni dal primo numero del Whole Earth Catalog, il 1 settembre scorso: che errore ho commesso. Quel catalogo, come è stato detto autorevolmente, “era Internet prima di Internet. Era il libro del futuro. Era il Web in un magazine”.