
“Il Piano associato al Next Generation UE è stato costruito in modo tale che gli interventi privati possano essere complementari, per questo motivo non ci saranno aree e UI (Unità Immobiliari) scoperte tra intervento privato e pubblico”: non ha ombra di dubbio Marco Bellezza, amministratore delegato di Infratel Italia, la società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo. Lo scenario che dovrebbe configurarsi con l’arrivo – previo ottenimento – dei fondi europei messi a disposizione per attenuare la crisi generata dal Covid 19 (Next Generation UE, appunto), è anche una risposta a chi ha avanzato dei dubbi sulla reale copertura di connessione veloce per il Paese con le misure contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
La terra promessa è fatta di aree grigie, cioè quelle che “vengono individuate nelle zone periferiche, tipicamente extra-urbane o a ridosso delle città dove si concentra la maggior parte delle aziende italiane, nonché dove sono localizzati i distretti industriali, dove è previsto nei prossimi tre anni l'investimento in fibra di un solo operatore”. Non così interessanti come le “nere”, dove la concorrenza tra operatori è realtà, né così poco interessanti come le “bianche”, dove è il pubblico a dover intervenire totalmente.
Sono queste le aree che attrarranno i prossimi investimenti delle telco secondo i dati di consultazione di Infratel, che spiega come siano stati presentati “piani di investimento sia con tecnologia FTTH (fibra fino alla casa, n.d.r.) sia FWA (Fixed Wireless Access) in oltre il 90% di queste zone. Gli spazi per un intervento pubblico sono, pertanto, limitati rispetto alle previsioni fatte prima della consultazione”.
Tra i desiderata e quanto verrà realmente operato, sarò Infratel Italia a vigilare (“ha già chiesto a tutti gli operatori di fornire dati di dettaglio sui piani di investimento prospettati”). Questo perché, laddove gli operatori non rispettassero le promesse di investimento nei tempi previsti (cioè quelli dichiarati in fase di consultazione), sarà il pubblico a intervenire. Un monitoraggio necessario perché, al momento, dice Bellezza, “gli obiettivi di investimenti degli operatori privati sono molto ambiziosi e, pertanto, gli spazi di intervento del pubblico sono ridotti”.
Intanto, sullo sfondo della crisi di Governo, si avvicendano da più parti i moniti sulla necessità di evidenziare quali riforme accompagneranno gli investimenti finanziati dall’Unione Europea (la Commissione ha aggiornato le linee guida per accedere ai fondi). Se l’Italia non consegna piani più dettagliati e le riforme destinate ad attuarli, rischia di perdere il treno “Next Generation”. Il 30 aprile scade il termine per la consegna del Recovery Plan definitivo a Bruxelles per l’ottenimento dei 209 miliardi di fondi.
Secondo gli ultimi documenti usciti, 46,18 di questi riguardano Digitilizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura di cui 26,73, nello specifico a “Digitalizzazione, Innovazione e Competitività del Sistema Produttivo”.
“Le risorse destinate nel Piano presentato per il Next Generation UE mirano a completare il Piano Banda Ultralarga, andando ad intervenire, in particolare, nelle aree grigie ed in contesti che hanno bisogno di connessioni di qualità per fornire nuovi servizi ai cittadini (penso alle strutture ospedaliere) – ribadisce Bellezza – In generale una particolare attenzione sarà rivolta allo sviluppo delle competenze digitali, sia della PA, sia del mondo produttivo, e agli investimenti volti a colmare i divari digitali in ancora molte aree del Paese”.
Il Piano Banda Ultralarga (BUR), varato dal Governo nel 2015 ed “entrato in operatività di fatto nel 2018” è quello rivolto all’abilitazione di strutture nelle aree bianche, anche chiamante “a fallimento di mercato”.
Le aspettative erano evidentemente alte e il principale presupposto operativo del Piano risiedeva in un utilizzo massivo delle infrastrutture esistenti per portare a tutti i cittadini, a partire dalle aree interne, la banda ultraveloce. “I dati e l’esperienza sul campo hanno dimostrato che di rado ciò è possibile, senza trascurare la complessità dal punto di vista normativo e amministrativo per il rilascio dei permessi – spiega Bellezza – Questa esperienza può essere molto utile per orientare al meglio le nuove risorse comunitarie”.
Lo stato dell’arte, chiude il Ceo, è sul portale bandaultralarga.italia.it: “Nel corso del 2020 è stata impressa una decisa accelerazione al Piano BUL arrivando a fine anno a 1.733 comuni in commercializzazione tra FTTH e FWA, 677 comuni FTTH collaudati positivamente e 2.677 cantieri aperti per raggiungere ulteriori 1.900 comuni nel 2021”.