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La Champions va al City di Guardiola, sfuma il sogno Inter: decide il gol di Rodri

(afp)

Nerazzurri vicinissimi al pareggio con Lukaku nel finale, ma non basta

andrea melli
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

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Non alza la quarta Champions della propria storia l’Inter, che esce da Istanbul con un mare di rimpianti per le tantissime occasioni create, e sciupate, nell’arco di una ripresa in cui il City ha siglato con Rodri la rete del successo. Una sconfitta immeritata, e maturata dai troppi errori sottoporta: dalla chance di Lautaro, alla traversa di Dimarco, alla palla divorata da Lukaku. Un dazio pesantissimo, pagato col ko. In campo, la differenza raccontata alla viglia non c’è stata affatto.

Inzaghi non si discosta dall’undici iniziale che lo ha trascinato alla finale. Brozovic –

preferito a Mkhitaryan – in regia, Dzeko vince il ballottaggio con Lukaku e affianca Lautaro, la vera bocca di fuoco a cui l’Inter affida i propri sogni di gloria. Gli stessi sogni di un City che Pep Guardiola apparecchia con il “fluido” 3-2-4-1: posizioni interscambiabili ad eccezione di Haaland, col norvegese alla caccia dell’ennesimo record di una stagione senza precedenti.

Parte forte il City che al 5’ va ad un amen dal vantaggio: Bernando Silva, sull’out di destra, prima punta Dimarco poi lascia partire un sinistro a giro che lambisce il montante alla destra di Onana. Scampato il pericolo, e probabilmente pagato dazio alla forza mentale dei citizens, l’Inter prende confidenza e misura. Ma le due linee del City, coi quattro dietro ad Haaland e col duo Stones-Rodri – schermano spesso Brozovic, obbligando Onana a qualche rilancio lungo. Ci prova lo stesso Brozovic da lontano (19’), ma la mira non è delle migliori. Così come quella di Barella (26’) che non approfitta di un errato appoggio di Ederson. Nel momento migliore dell’Inter, il City pesca la migliore occasione della prima frazione. De Bruyne imbecca Haaland, su taglio profondo il norvegese sfila e col mancino incrocia trovando la manona aperta di Onana. Poco dopo la giocata che avrebbe potuto sbloccare la gara, Guardiola fa i conti con la (cattiva) sorte. De Bruyne accusa un problema agli adduttori della coscia destra. Un remake di quello che successe nella finale del 2021 di Oporto (persa contro il Chelsea), quando il belga dovette, anche in quel caso, uscire anzitempo. Va dentro Foden, segno di una rosa profondissima. D’altronde, non si vincono cinque delle ultime sei Premier League. Al riposo sullo 0-0, Inzaghi spende il primo cambio al 11’. Fuori uno spento Dzeko, dentro Lukaku. E dopo altri 2’, sui piedi di Lautaro si presenta la palla del vantaggio. Akanji sbaglia in disimpegno, l’errore libera l’argentino che non serve Lukaku ma calcia su Ederson. Trova coraggio e campo l’Inter, eppure nel momento di maggior propulsione nerazzurra il City imprime il marchio sulla gara. Minuto 23, palla dentro di Akanji per Bernando Silva, il portoghese crossa all’indietro trovando prima la schiena di Acerbi e poi il piattone di Rodri che inchioda Onana sul primo palo. L’Inter reagisce e va subito ad un soffio dal pari. Dimarco (28’) colpisce di testa la traversa, e sulla ribattuta ancora Dimarco trova incredibilmente Lukaku. E’ la prima avvisaglia di un finale di ripresa, in cui la squadra di Inzaghi mette alle corde il City. Quello che succede a 2’ dalla fin ha nuovamente dell’incredibile. Gosens di testa trova Lukaku, l’incornata a due passi del numero 90 sbatte sulla gamba di Ederson. Un rimpianto colossale che diventa al quadrato quando, all’ultimissimo respiro, il colpo di testa di Gosens trova un prodigioso Ederson.

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