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La Pallacanestro Trieste deve ritrovare presto un’identità. Un rebus Terry, superlavoro per Hudson

La pesante sconfitta casalinga contro Reggio Emilia rimette in discussione la tabella salvezza e qualche certezza

roberto degrassi
2 minuti di lettura

TRIESTE Poteva essere l’occasione per celebrare mezza salvezza, è diventato invece nuova fonte di stress. La Pallacanestro Trieste perdendo in casa contro Reggio Emilia ha rimesso in discussione qualsiasi tabella di marcia verso la salvezza ma anche qualche propria certezza. Se l’altra sera all’Allianz Dome doveva andare in scena una prova di rabbia e orgoglio dopo l’imbarazzante tracollo a Brescia non è successo. Niente di tutto questo. Nessuna rabbia. Nessun furore agonistico. Ma, soprattutto, nessuna identità. Al primo momento di difficoltà Trieste ha opposto solo l’incontenibile vena di Bartley, provvidenzialmente recuperato.

L’identità difensiva non sta nel concedere tiri aperti o in paio di occasioni a spalancare le porte agli avversari in entrata. L’equilibro di squadra non sta nel vedere i due lunghi titolari prendersi complessivamente otto tiri dal campo, di cui peraltro due dai 6,75. Emanuel Terry, innesto (oneroso) di riparazione dopo il taglio di Pacher, non sta facendo in alcun modo la differenza. Un esordio con i fuochi d’artificio contro Milano e poi un rendimento in costante calo fino al meno 1 di valutazione contro Reggio Emilia. L’impressione è che non riesca a dare nè quello che potrebbe effettivamente fornire nè quello che si vorrebbe desse. In sostanza, non si nota l’upgrade difensivo grazie a rapidità di gambe e atletismo e non si intravvedono nemmeno i primi segnali dell’adeguamento ad ala forte. Nè lungo che intimidisce nè lungo che segna.

Un problema che va risolto in fretta. L’adattamento a “4” è un esperimento in corso ma ci sono il tempo e le condizioni per aspettare il risultato della trasformazione? Con sana praticità, dato che l’unico lungo che la mette da tre è Lever, Terry è meglio sfruttarlo per i mezzi che ha di sicuro, gestendo la coabitazione in area con Spencer. La priorità è conquistare in fretta quei punti che permettano di tirare il fiato senza rimandare verdetti in volata o al match con Verona. E in casi come questi il pragmatismo paga.

Lo stesso pragmatismo che servirà con Jalen Hudson. Nel dopogara Legovich, commentando gli otto minuti del nuovo arrivato, ha sottolineato che «deve fare un passo avanti verso la squadra» alludendo alla necessità di una prestazione con maggior energia e applicazione. Hudson, che nei video di presentazione di prammatica si è detto certo di portare «energia e leadership», a Scafati avrà la prima occasione per dimostrarlo. Trieste ha bisogno di un’alternativa in attacco a Bartley, in grado di prendersi tiri pesanti. Gli otto minuti visti contro Reggio Emilia hanno raccontato poco: cinque giorni di allenamento, un campionato completamente nuovo, metro arbitrale da collaudare, avversari sconosciuti. Due rimbalzi e una stoppata dicono che Hudson ha reattività atletica, le due palle perse e una difesa abbastanza blanda sul 3 reggiano suggeriscono un richiamo a stare sul pezzo.

Anche in questo caso non c’è il tempo per fare esperimenti. Questa settimana servirà a inquadrare Hudson nei giochi biancorossi e lo staff potrà valutare come sfruttarlo. Una settimana che sarà bene sfruttare anche per esercitarsi a lungo dalla lunetta. Contro l’Unahotels Trieste ha chiuso con il 67%. Nei finali punto a punto sono i dettagli a fare la differenza. Anche un tiro libero alla fine può pesare. —

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