Pallacanestro Trieste, Legovich: «Uniti per la salvezza, non molleremo mai»
L’allenatore biancorosso parla del campionato che inizierà domenica 2 ottobre: «Abbiamo bisogno della carica dei tifosi»
Roberto Degrassi
TRIESTE. «Mi sento di fare una sola promessa. Non molleremo mai».
Per Marco Legovich si è aperta la settimana più lunga ed emozionante della carriera.
Domenica 2 ottobre, con l’inizio del campionato, debutterà ufficialmente da capo allenatore in serie A. Alla guida della “sua” Pallacanestro Trieste.
«Il livello del torneo si è alzato, sono aumentati gli investimenti da parte di diversi club e non parlo solo delle due grandi Milano e Vortus Bologna. Sono roster importanti anche quelli di Venezia, Brescia, Tortona, Sassari stessa. Sarà un campionato probabilmente spaccato in due. Il nostro obiettivo è la permanenza in serie A. Salvarsi è la prima cosa, il prima possibile. Per riuscirci dobbiamo remare tutti dalla stessa parte: squadra, ambiente, tifosi. Dovremo esprimere un basket in linea con il nostro obiettivo: una difesa agguerrita, giocare tutte le sfide fino in fondo».
I ranking che spuntano come sempre alla vigilia del campionato collocano la Pallacanestro Trieste negli ultimi posti della classifica.
Credo poco ai ranking estivi che spesso sono stati smentiti dai fatti. Esistono le sorprese. Per noi non venir considerati significa solo procurarci altra benzina. Dovremo dimostrare che si sbagliano, noi abbiamo le idee chiare e vogliamo esprimerle sul parquet.
Come va giudicato il precampionato?
Una preseason molto complessa. Stiamo lavorando da quasi due mesi eppure questo gruppo non ha potuto disputare nemmeno un allenamento al completo. I giocatori stranieri sono arrivati scaglionati, qualche acciacco, si è infortunato Lever, è arrivato Spencer dopo aver rilasciato Fayne. In palestra però hanno lavorato tutti in modo esemplare, ci è mancata la continuità. E preciso che non cerco alibi ma constato l’evidenza: i giocatori che si sono fermati non lo hanno fatto per noie muscolari in seguito al lavoro atletico che è puntiglioso ma a causa di fortuiti scontri in partita o in allenamento.
Cosa manca ancora?
A parte la continuità, deve aumentare la concentrazione per tutti i 40 minuti.
Uno dei problemi maggiori nel precampionato: le pessime percentuali nel tiro da tre punti.
Abbiamo sbagliato anche tiri aperti, in condizioni favorevoli ma dovremo lavorare sulle scelte di tiro, troppe volte il tentativo di tripla è avvenuto allo scadere del possesso o con l’uomo addosso. Dobbiamo costruire situazioni migliori.
In questo contesto il giocatore più in difficoltà è stato proprio lo specialista Luca Campogrande.
Stiamo lavorando con lui sulle scelte di tiro per dargli una dimensione più totale ma servirà un po’ di tempo. Se il tiro non entra può creare buone occasioni per gli altri, ha tutto per diventare una pedina davvero importante. Anche in difesa. È un esterno che può essere fastidioso affrontare. Potrebbe raccontare qualcosa Cavaliero che venne marcato da Campogrande quando Luca giocava con Brindisi. Una difesa aggressiva, sfiancante, sempre al limite del fallo.
Gaines è destinato ad essere inevitabilmente uno dei due leader della squadra. L’altro è Davis. A che punto è l’inserimento? Non è una situazione di facile lettura dall’esterno.
Frank è un elemento di grande istinto, come ha dimostrato a Caorle risolvendo con due bombe la partita contro Treviso. Si prende le responsabilità, si mette a disposizione del gruppo e si è allineato a quello che gli viene chiesto. Come tutti gli altri ha intrapreso un lavoro individuale,anche con il mezzo di video, su certe situazioni tattiche e difensive. Gaines è un leader tecnico, riconosciuto dalla squadra. Non è uno che fa rumore ma sa farsi sentire. Tante volte l’esempio vale più delle parole. Se, per fare l’esempio di un altro leader, Davis pressa a tutto campo con aggressività i compagni gli vanno dietro.
Attribuito a Bartley il riconoscimento di Mvp dell’estate biancorossa, va spesa qualche parola su Spencer. Il debutto nel torneo di Jesolo ha convinto.
Sono contento di come si è unito al gruppo. Grazie a una buona condizione atletica ha giocato complessivamente 50 minuti, non pochi per un lungo arrivato da qualche giorno.
Sembra poter consolidare un pacchetto lunghi orfano di Lever per due mesi.
Pacher sta dando un buon contributo e Vildera in questo precampionato è tornato nel clima della serie A dimostrando di poterci stare bene. Purtroppo per sopperire alla mancanza di Lever abbiamo dovuto costringere Deangeli, che ci stava dando un equilibrio difensivo da ala piccola, a spostarsi a “4”. Adesso dobbiamo trovare nuovi equilibri, per lui e per il quintetto.
In compenso lo si è visto con maggior confidenza al tiro rispetto alla scorsa stagione.
Ha lavorato sul tiro e i risultati si stanno vedendo, non gli chiederemo bottini consistenti ma è utile in tante fasi del gioco. Può essere l’anno del salto di qualità. Basta considerarlo un giovane giocatore. È “solo” un giocatore. Ma questo è un discorso che avverto anche a livello personale.
In che senso?
Sono stufo di venir associato all’aggettivo giovane. Certo, non posso negare quello che dice la carta d’identità ma in Italia l’etichetta di giovane mette in secondo piano i ruoli e le qualità. Mi piacerebbe venir considerato per come sono. Faccio l’allenatore. Non il giovane allenatore.
Venerdì la Pallacanestro Trieste verrà presentata all’Allianz Dome in una festa con la Curva Nord e l’associazione #iotifosveva. Finalmente una vernice non formale e “istituzionale” ma vicina ai tifosi.
Dà la carica essere insieme ai nostri sostenitori. C’è bisogno proprio di questo. In questa stagione dobbiamo essere tutti uniti. Ci sarà da lottare, lo sappiamo. Ma sappiamo anche non ci manca lo spirito da battaglia, lo condividono squadra e popolo dell’Allianz Dome. Non molleremo mai.
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