Upson alza l’asticella: «Allianz, voglio darti tutta la mia energia per andare lontano»
Il lungo è passato in poche settimane dalla tribuna alla ribalta: «E non ho ancora dato il massimo»

TRIESTE Compirà ventotto anni il prossimo 23 marzo, da sei stagioni ha lasciato la sua famiglia ad Augusta, in Georgia, per vivere la sua avventura da professionista della palla a spicchi. Un amore, quello tra DeVonte Upson e il basket, arrivato dopo una veloce infatuazione per il football americano. Il giovane DeVonte cresce velocemente, si sviluppa presto e grazie a un buon fisico e a importanti doti atletiche, si avvicina alla pallacanestro. «Ho preso seriamente in considerazione l'idea di poter diventare un giocatore "pro" attorno ai quattordici anni - racconta - ho completato gli studi poi, quando si è aperta la strada per venire a giocare in Europa, ho colto l'occasione al volo. Devo ringraziare mia madre che, soprattutto nei primi anni, mi ha supportato economicamente per consentirmi di fare ciò che amavo. Vivere lontano da casa non è semplice, ti mancano le cose di tutti i giorni e devi adattarti a uno stile di vita differente. Ma sono qui per giocare a basket e adoro quello che sto facendo». Svizzera, Finlandia, Estonia, Polonia e Francia le tappe che hanno preceduto l'arrivo di Upson in Italia, una scelta fortemente voluta da un giocatore che ha lasciato Strasburgo per indossare la maglia dell'Allianz. «Mi piace viaggiare - continua Upson - in questi anni, grazie alla pallacanestro, ho avuto la possibilità di conoscere molti posti nuovi. A Trieste mi trovo bene, forse c'è un pochino troppo vento per i miei gusti ma la città è bella, l'atmosfera è amichevole e mi piace tanto il fatto che quando cammino per le vie della città i tifosi mi riconoscono e vengono a salutarmi».
Giocatore di carattere, ha superato un periodo difficile nel postCovid quando, con l'arrivo di Delia, si è ritrovato ai margini della squadra. Qualche partita vissuta a supportare i compagni dalla panchina poi, a suon di prestazioni, si è ripreso il suo posto in squadra convincendo la società a puntare su di lui. La partenza di Udanoh, guarda caso finito proprio allo Strasburgo, gli ha regalato quella tranquillità che gli ha permesso di esprimere le sue doti ed essere un fattore negli ultimi successi contro Reggio Emilia e a Bologna. «Sono tranquillo - sottolinea - non dando troppo peso a ciò che è successo nelle ultime settimane. La mia unica preoccupazione è cercare di portare sul parquet tutta l'energia di cui dispongo. So di avere molto da offrire alla squadra, e credo di non aver ancora espresso il mio massimo». La crescita di Upson, unitamente a quella di tutto il gruppo, ha prodotto risultati. Trieste si è scrollata di dosso lo scomodo ruolo di fanalino di coda del campionato risalendo la classifica e centrando un inattesa qualificazione alle final eight di Coppa Italia. Traguardo che rappresenta un positivo auspicio in vista del girone di ritorno. «Sono fiducioso e credo possiamo andare lontano - conclude Upson - La nostra filosofia è vivere ogni allenamento dando il massimo cercando di concentrarci su una partita alla volta. Quello che mi colpisce in positivo è la chimica che si è creata nel gruppo: questa è una stagione particolare, caratterizzata da momenti difficili ma sono convinto che continuando a lavorare così possiamo vivere una stagione ricca di soddisfazioni».
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