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Dalmasson: «Allianz, nessuna sorpresa Siamo competitivi e possiamo crescere»

«La Supercoppa e le prime giornate avevano già mostrato le qualità del gruppo. Il Covid ha fermato il progetto»

2 minuti di lettura
Eugenio Dalmasson, tecnico dell'Allianz Trieste 

TRIESTE Non accostate la parola sorpresa a questa Allianz. O, almeno, non fatelo in presenza di Eugenio Dalmasson. Il coach biancorosso da qualche settimana si è affezionato, semmai, a un’altra parola. Continuità. Quella che mancava prima, quella che si sta trovando adesso. Ma in casa Allianz, anche dopo la qualificazione alle final eight della Coppa Italia di metà febbraio, resta il cartello “lavori in corso”.

Come ha fatto Trieste a rinascere in un paio di settimane?

È successo quello che aspettavamo. Abbiamo ripreso a lavorare in condizioni migliori. Stiamo tornando a fare quello che è la normalità per altre squadre che non hanno dovuto affrontare l’emergenza Covid. Quando abbiamo ripreso non è stato come riavere in palestra giocatori non allenati. Erano atleti in convalescenza da una malattia. Gente che ha perso chili in pochi giorni, qualcun altro con problemi respiratori. Gli specialisti mi hanno detto che uno sportivo non dovrebbe riposare più di 48 ore per non perdere il tono atletico. Beh, noi siamo stati fermi 50 giorni...Quando dicevo che non c’è stata equità sportiva, lo pensavo davvero e non è che ora ho cambiato idea perchè le cose vanno bene. Abbiamo lamentato problemi noi, hanno avuto disagi anche altre società con tanti giocatori positivi come Cantù, Cremona, Reggio Emilia, Venezia...

Adesso l’Allianz a che punto è?

Siamo ancora in una fase disomogenea tra i vari giocatori. C’è chi ha recuperato una buona condizione, chi invece è indietro, chi psicologicamente sta reagendo con più difficoltà e subisce la frustrazione di non riuscire a dare quanto vorrebbe perchè se non stai bene giocare ogni tre giorni rappresenta uno stress. I risultati ci stanno dando morale, ci serve.

Tre vittorie di fila. Figlie di...

...Figlie della coerenza. Nelle difficoltà la squadra non si è disunita e ha voluto riprendere un discorso che aveva già iniziato. Non siamo nati adesso. Questa formazione ha mostrato qualità già nel corso della Supercoppa, ha vinto le prime due partite di campionato, ha combattuto nelle altre dimostrando di poter competere con tutti.

Un’Allianz diversa da quella di dodici mesi fa che era la meno “dalmassoniana” tra tutte le edizioni che ha allenato a Trieste.

E invece io rimango delle mia idea: mi sarebbe piaciuto poter concludere lo scorso campionato perchè quella squadra, dopo i correttivi in corso d’opera, avrebbe fatto bene. Magari il mio sistema richiede un po’ di tempo, magari è più semplice l’integrazione con un gruppo di giocatori di 27-28 anni anzichè con rookie come certi dell’anno scorso.

D’accordo ma fa impressione vedere Alviti arrivato cinque mesi fa tanto calato nello spirito biancorosso al punto che non lo si distingue dai “veterani”.

Per i giocatori italiani è più facile acquisire l’identità di un gruppo. Il problema è con gli stranieri.

A proposito, Upson da lungo fuori dalle rotazioni a rivelazione.

Se prima giocava poco era anche perchè stava dando poco. Anche se un elemento Usa ha esperienza di campionati europei non significa che automaticamente si abituerà facilomente alla nostra serie A. Ci ha messo tempo, lavorando seriamente in palestra. La crescita del collettivo inoltre dà sicurezza a tutti, è più semplice progredire quando non vieni lasciato solo.

Non ci sono più aggettivi per Daniele Cavaliero.

Mi ripeto: con la serenità della normalità diventa tutto più facile. Si vede che Daniele si diverte e di conseguenza fa divertire. Con l’esperienza e la classe che ha non sarò certo io a meravigliarmi dei sei assist...

Ritorniamo alla carica. A che punto è allora questa Allianz?

Non abbiamo ancora completato il nostro percorso. Non siamo sempre lucidi nell’attaccare le difese avversarie, abbiamo differenti stati di forma. Possiamo progredire.

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