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Magico Cavaliero domani 600 in A «La vita in palestra continua a piacermi»

Taglia il traguardo in occasione di Allianz-Reggio Emilia e insegue Alberto Tonut a quota 616. «Un orgoglio»

2 minuti di lettura
Daniele Cavaliero sta per festeggiare 600 presenze in A 

TRIESTE Seicento volte Cavaliero: più di lui, tra i giocatori in attività nel massimo campionato, nessuno. Contro Reggio Emilia, domani sera nel recupero della nona giornata, il golden boy triestino entrerà nel ristretto club dei grandi del basket italiano. Inizio d'anno ricco di emozioni per Daniele che domenica, sul parquet della Fortitudo Bologna, festeggerà anche il suo trentasettesimo compleanno. Seicento presenze in serie A, 11113 minuti in campo con 3672 punti segnati: numeri impressionanti, record che testimoniano l'amore e la passione totalizzante che ha caratterizzato la carriera di un giocatore capace di vivere con straordinaria intensità il suo rapporto con la pallacanestro.

Che bilancio può fare di questi suoi straordinari vent'anni di basket?

Credo sia ancora presto per parlare al passato e per fermarmi a fare bilanci. Oggi preferisco pensare al presente, a quello che ho ancora in sospeso con la maglia della Pallacanestro Trieste e a quello che mi aspetta nei prossimi mesi. Cerco di godermi il lavoro in palestra e la vita assieme ai miei compagni di squadra. Poi è chiaro che arriverà il momento di tirare una riga e fare una disamina a mente fredda di quella che è stata una carriera lunga e ricca di ricordi.

Chiuderà la stagione regolare a quota 616 presenze in serie A, le stesse di Alberto Tonut, un altro triestino che ha scritto la storia del basket italiano.

Un motivo di grande orgoglio visto quello che è stato capace di fare in Italia e con la maglia della nazionale. Sarebbe una grande soddisfazione poter ricalcare le orme tracciate da un grande campione come Alberto».

Quali sono stati i momenti più belli e significativi?

Sono tantissimi, a volte legati più a piccoli dettagli e alle sensazioni del momento che a un risultato raggiunto o a una stagione in particolare. Ripenso alle lacrime di Da Ros nella serata che a Casale ci ha regalato la promozione, alla gioia di Coronica dopo la bomba che a Torino gli ha permesso di segnare i suoi primi punti in serie A con la panchina tutta in piedi a festeggiare, o all'espressione del viso di Bussani quando Luca Banchi mi chiamò, allora quindicenne, per esordire in serie A. A livello personale credo che la coppa Italia vinta ad Avellino e la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per una società e una tifoseria appassionata come quella irpina sia uno dei passaggi più belli della mia carriera.

I momenti più difficili?

Nel secondo anno a Bologna, il 2008, ho passato forse il periodo più complicato della carriera. Avevo perso la fiducia in me stesso e la voglia di giocare e questo mi spaventava molto. Ho lavorato su me stesso, per cercare la gioia di vivere la quotidianità: nel secondo anno a Montegranaro, grazie a persone come Giustino Danesi e Fabrizio Frates ho ritrovato la bellezza del lavoro in palestra. Vent'anni di basket, quello che forse manca è stata la possibilità di vincere uno scudetto o una coppa: la finale di EuroChallenge persa con Varese, da capitano, resta un ricordo amaro.

Torniamo alla stagione di Trieste. Avete passato momenti difficili ma siete ancora in corsa per le final eight al termine dell’andata.

Siamo concentrati su Reggio Emilia e l'obiettivo che ci siamo posti è di pensare a una partita alla volta. Certo, poter acciuffare in extremis un risultato prestigioso grazie a una classifica che resta estremamente corta sarebbe magnifico. Ci proveremo, consapevoli che già domani affronteremo un'avversaria tosta.

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