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Allianz, non è solo questione di forma Orgoglio, idee e grinta per poter risalire

La condizione precaria non basta per giustificare il ko a Pesaro Il mistero Udanoh: da potenziale mattatore ad anonima comparsa

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Tommy Laquintana, tra i più in difficoltà 

TRIESTE Quanto vale il fattore campo in tempi di porte chiuse? Molto meno del solito, perchè giocare con il Red Wall e la coreografia della Curva Nord è mettere benzina pregiata nel motore dell’Allianz, ma qualcosa vale ancora. Ed è su quel qualcosa che la squadra di Eugenio Dalmasson dovrà programmare l’inizio della sua risalita. Treviso domani, Varese domenica e per la Befana Reggio Emilia. Con un filotto il campionato biancorosso cambierebbe completamente volto e ambizioni. Prospettiva complessa ma di questi tempi l’Allianz deve anche scuotersi e ritrovare fame e orgoglio. A Pesaro ha trovato un avversario che ne aveva di più. Non è solo questione di gambe e fiato. I limiti attuali di Trieste sono noti, qualcuno è spompato, qualcun altro atleticamente non è al top e il suo gioco ne risente, ma esistono problemi che vanno oltre al tono fisico. Il 6 su 15 dalla lunetta è tragico e se errori nel finale possono accampare l’alibi della stanchezza va anche detto che il ciapanò era iniziato ben prima, con l’agghiacciante 1 su 4 di Gražulis ad esempio. Se spezza il cuore vedere la frustrazione di Juan Fernandez, sfinito, quando vede la partita scivolare via va anche detto che l’intensità non è patrimonio di tutti. C’era più partecipazione e intensità in panchina con Coronica e Cavaliero, non entrati, che in qualche anima vagante sul parquet. Se il tour de force non agevola la condizione atletica per battagliare alla grande a rimbalzo va anche detto che l’anedottica del basket è piena di esempi di gente che non saltava nemmeno una copia de Il Piccolo ma sputava l’anima e sotto i tabelloni piantava le mine. In sostanza, la condizione precaria sta sicuramente falsando il campionato dell’Allianz dando una dimensione inferiore al potenziale del roster ma si può comunque fare molto meglio. Coach Dalmasson ha replicato stizzito, quasi infastidito, alle domande sulla debacle a rimbalzo. Premesso che ogni opinione è legittima e che un meno 20 è oggettivamente clamoroso, la reazione è una buona notizia perchè va più lontano una squadra orgogliosa e incazzata di una fatalisticamente scarica. Il calendario ipercompresso non deve diventare la coperta di Linus degli alibi. Questa Trieste ha bisogno di ritrovare fiducia e cattiveria, non di specchiarsi smarrita nelle incertezze. Nell’Allianz balbettante del postCovid ci sono giocatori che stanno deludendo più degli altri.

LAQUINTANA Dov’è finito il Tommy bello della Supercoppa? Quello che difendeva accanitamente, che volava sul parquet su ogni palla vagante, che metteva triple ignoranti con sfrontatezza e subiva falli dai piccoli avversari? Da troppe partite va in campo un giocatore spersonalizzato, confuso, timido, contratto. Il meno 5 di valutazione a Pesaro racconta tutto. E Tommy è stato tra i pochi a non essere stato contagiato. L’Allianz ha bisogno di ritrovare l’altro Laquintana soprattutto perché il buon Lobito ha una muscolatura che regge a fatica troppi impegni tirati ravvicinati e c’è disperatamente bisogno di chi gli possa permettere di tirare il fiato. A Pesaro in certi frangenti avrebbe probabilmente pagato di più l’opzione Cavaliero.

UDANOH Inutile cercare giri di parole. Per il rapporto qualità-prezzo è la delusione della stagione. Non potremo arrivare al girone di ritorno accontentandoci solo di ricordare la prova monstre contro Cantù e la buona difesa a Sassari. Nessun rimbalzo a Pesaro, un tiro dal campo in 19 minuti. Da 5 subisce Cain, per spostare da 4 dovrebbe metterla. Apparentemente nessuna reazione mentre Cain e Zanotti lo sbranano. Dovrebbe essere il califfo biancorosso ma troppe volte ricorda Mitchell. Nel settore lunghi gli U2 (Udanoh e lo sfiduciato Upson) ormai suonano il liscio. L’unico oltre la sufficienza è Delia, cui al termine del tour de force scadrà il mensile. Ma di questi tempi è impensabile lottare sotto senza di lui.

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