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Anche i ricchi piangono. Come in quella vecchia telenovela messicana, dove i brindisi sul set si sprecavano assieme alle corna – un classico del genere – e i colpi di scena. È stato l’Europeo delle lacrime, quello vinto dal Portogallo. Lacrime e sangue come chiedeva il nostro (vecchio) ct Antonio Conte per poter fare strada, tanto il livello tecnico era basso e il gioco non riusciva ad avere la meglio delle difese, non solo ed esclusivamente arcigne. Quello dell’organizzazione difensiva è il contributo italiano a Euro 2016: facile immaginare che da ora in poi, a partire dal Mondiale russo (tra due anni) ci proveranno anche allenatori che a Coverciano non sono stati neppure a mangiare una porzione di trippa alla fiorentina nella trattoria a pochi metri dal portone del Centro tecnico federale. In casa azzurra si farà bene a coltivare proprio la nostra cultura del lavoro, della tattica per colmare quelle lacune di talento con le quali dovrà fare i conti anche il prossimo ct, Giampiero Ventura.

Accanto a questo dovrà esserci anche un bel po’ di cuore, messo in mostra senza mezzi termini dai “senatori” azzurri, da Barzagli a Buffon, capaci di sciogliersi in un pianto sincero pochi minuti dopo la crudele lotteria dal dischetto che ha eliminato l’Italia dal gran ballo ai quarti di finale. La sensazione è che a giocarci lo scherzetto sia stata la squadra più forte di questa rassegna continentale, la Germania campione del mondo. Anche nella spocchia. Le dichiarazioni “postume” del ct Loew e del gigante Neuer, hanno fatto capire che in un torneo come gli Europei per poter chiudere il cerchio non basta la razionalità, la forza nuda e cruda.

Servono altri valori, dall’astuzia al coraggio (quelli del Galles e dell’Islanda), per fare strada. Altrimenti esci, saluti, abdichi come la Spagna, in flessione a livello di valori tecnici ma anche poco portata al sacrificio e all’unione di intenti. Ecco perché il trionfo del Portogallo non può non fare piacere a chi ama il “circo” delle nazionali: ha vinto con il suo profeta, Cristiano Ronaldo, costretto a uscire di scena per colpa di un infortunio, in lacrime, ha vinto di squadra e grazie a una mossa (Eder)del ct Santos. E contro i padroni di casa. Già, la Francia. È l’elemento disorientante dell’intero Europeo: aveva dalla sua il capocannoniere (Griezmann), la fortuna degli “incroci” e il pubblico. Ma Didier Deschamps ci ha capito poco, nella gestione della squadra e delle partite. E ritorniamo al via: è finita in lacrime...

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