Caos Milan, perdita record e cinesi freddi
Colorita assemblea per il bilancio. I piccoli azionisti chiedono le dimissioni di Galliani. Jack Ma: «Nessuna trattativa»

MILANO. Nella prossima assemblea del Milan il socio di maggioranza potrebbe essere un consorzio cinese. Ma è a suo modo storica anche quella di oggi: un rito generalmente tranquillo, al di là dei conti in rosso, ha preso i contorni della pantomima. Una decina di piccoli azionisti, con lo 0,04% di quote e idee probabilmente condivise da ogni tifoso rossonero deluso, ha infatti bombardato di dubbi e critiche Adriano Galliani che, fatto inedito, ha interrotto la seduta e si è riunito assieme all'altro ad, Barbara Berlusconi (come di consueto non partecipava all'assemblea), per produrre in un'ora e mezza delle repliche concise, snocciolate in 5 minuti. Pronti via, i piccoli azionisti attaccano parte sportiva e commerciale sostenendo che la colpa dei risultati negativi non è degli allenatori ma di Galliani (invitato alle dimissioni) e del presidente Silvio Berlusconi, definendo il Milan «tecnicamente fallito con un passivo che è metà del fatturato», sollevando dubbi sul costo dei tesserati, sui benefici di Casa Milan e sulla mancata trasparenza dei costi di mediazione degli agenti Fifa. Al termine del vertice fra i due ad, Galliani torna in assemblea. «Tutte le società hanno cicli positivi e negativi, dipendono anche dagli avversari. Il cda sta prendendo tutte le iniziative necessarie per sovvertire il trend negativo», legge, chiarendo che non si possono fare paragoni con club quotati in Borsa, e sottolineando «il Milan ha un piano pluriennale nel rispetto del Fair play finanziario, resta strategico lo stadio di proprietà, come Casa Milan, con 600 mila presenze e un fatturato di 6,4 milioni». Poco o nulla soddisfatti i piccoli azionisti, protagonisti di un altro inedito: la mozione per un cda alternativo, composto fra gli altri dagli ex rossoneri Rivera, Maldini, Albertini, Boban e Seedorf. «È la prima volta in 30 anni», nota Galliani. Ovviamente è approvato a maggioranza quello proposto da Fininvest (proprietaria al 99,96%), con la conferma di 7 membri e l'uscita di Cefaliello e Marchesi, che hanno assunto altri incarichi. In tutto ciò passa in secondo piano il passivo già noto (e ripianato da Fininvest) di 89,3 milioni di euro. Nel bilancio 2015 aumentano i costi di produzione (300 milioni di euro: +5,9), diminuiscono i ricavi (181,7 milioni: -9,2) e c'è lo spettro dei 36 milioni di euro chiesti da Fiera Milano per la mancata realizzazione dello stadio al Portello, anche se il club giudica «non probabile un esito sfavorevole della causa». Cifre già note alla cordata di cinesi interessati all'acquisto del 70% del Milan: già un anno fa si erano interessati al club, e nelle ultime settimane c'è stato un ulteriore scambio di documenti con Fininvest. L'esame dei conti sarà approfondito se Berlusconi nei prossimi giorni o settimane deciderà di procedere con la trattativa in esclusiva. Intanto si tira fuori dalla mischia Jack Ma. «Il Milan è nella città italiana di Milano? Ho sentito che Mike Tayson dei Lakers di recente ha viaggiato a Milano, ma non sono sicuro si trattasse del Milan. Ora Yao Ming sarà nei guai», è il messaggio scritto sui social network dal magnate del colosso e-commerce Alibaba.
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