Rossi: «In mezzo ai tifosi mi sono commosso»
L’ex tecnico in tribuna a Dro: «Uno spareggio per la serie D è deprimente ma i supporter alabardati meritano altro»

TRIESTE. A Lucca da allenatore, a Dro da tifoso: Ezio Rossi può dire di essere stato presente a due imprese molto diverse della storia alabardata. Già, perché l’ex tecnico della Triestina domenica scorsa in Trentino era in mezzo ai supporters alabardati a tifare Unione nel play-out decisivo per la salvezza.
Rossi, ma come le è venuta l’idea di andare a vedere la Triestina?
«Tutto è partito tramite contatti facebook con gli amici di Trieste. Io non sapevo nemmeno dov’era Dro: quando ho visto che era vicino al Lago di Garda, visto che avevo un impegno quei giorni a Verona, ho deciso di esserci. Ho chiamato anche un tifoso storico dell’Unione, il dottor Renzo Secreto che sta a Torino, e abbiamo deciso di andarci. Inoltre lunedì sarei stato anche a una partita di beneficenza a Mantova. Insomma ho combinato tante cose assieme».
E a Dro ha ritrovato tanti tifosi alabardati.
«Ho ricevuto la solita accoglienza molto affettuosa: ho visto la partita in mezzo ai tifosi e devo dire che mi è successa una cosa molto particolare». Quale?
«Se uno ha giocato o allenato in varie squadre, quando poi va a vedere le partite di queste squadre a cui è affezionato, di solito non esulta mai, almeno io non l’ho mai fatto. Forse perché il nostro mestiere ci fa diventare un po’ insensibili e si esulta solo per chi stai giocando o allenando in quel momento. Ebbene per la prima volta dopo 33 anni mi sono trovato a esultare come un tifoso qualunque e a gioire braccia all’aria. È successo al secondo gol della Triestina: mi sono immedesimato nella sofferenza dei tifosi e devo ammettere di essermi commosso».
Che esperienza è stata?
«Incredibile vedere il calore di tutta questa gente nonostante la categoria: uno spareggio per salvare la serie D non è certo esaltante, anzi deprimente. Eppure la passione continua: evidentemente, come quelli del mio Toro, quelli alabardati sono tifosi che si fortificano nelle disgrazie».
Lucca è stata un’altra cosa.
«Altri tempi, altri obiettivi. Quando si lotta per salire si arriva da una stagione esaltante, però forse vale più il numero dei 300 tifosi di Dro che i 3000 di Lucca, perché è più facile star vicini alla squadra quando le cose vanno bene».
Dell’attuale situazione in casa alabardata cosa pensa?
«Io non conosco le persone dell’attuale proprietà, quindi non posso certo giudicarle. Di certo, parlando in generale, la Triestina ha bisogno di gente seria. Più di una volta in giro ho cercato di consigliare a tanti di andare a far calcio a Trieste, per me è la piazza ideale per farlo, anche se una serie D non è una categoria che alletta. Ma Trieste è una realtà unica e credo sarebbe ora che anche qualcuno della città si facesse avanti per dare una mano».
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