Portare Brescia a gara-4, parola d’ordine per Trieste
I biancorossi devono vincere o vanno fuori. Al PalaRubini il via alle 20-30

TRIESTE. La rabbia furiosa di chi a 3 giorni di distanza si sente ancora defraudato da una vittoria che si era meritato sul campo e che in condizioni normali avrebbe portato a casa, contro la lucida consapevolezza di chi sa di avere in mano non uno, ma 3 match-point per chiudere la serie e approdare alle semifinali. Questa è stasera la gara-3 dei quarti di finale contro la Pallacanestro Trieste e la Centrale del Latte Brescia, che si giocherà alle 20.30 al PalaRubini.
Il primo tema è questo. E se i bresciani, oltre alle individualità (dovrebbe anche tornare in campo l’ex biancorosso Benevelli, martedì bloccato dalla dissenteria), hanno esperienza a sufficienza per sapere con molta lucidità come gelare un match che si annuncia caldissimo, per i giovani biancorossi è importante far diventare quella rabbia che hanno dentro in energia positiva e non in tensione distruttiva. Per dare loro coraggio e non farli sentire soli ieri all’allenamento, oltre al presidente Mario Ghiacci e al consigliere d’amministrazione Gianfranco Vecchiet, c’era una rappresentanza della Curva Nord con tanto di striscione esposto sulle transenne a bordo campo. I tifosi hanno seguito tutta la seduta e alla fine hanno voluto esortare la squadra intonando un paio di cori, prima «Orgogliosi di voi», poi «Dai ragazzi, noi ci crediamo». Cori che la squadra ha molto apprezzato e ai quali ha risposto con due applausi di ringraziamento. E se i tifosi ci credono, i giocatori non sono da meno. In un videomessaggio-appello realizzato per il sito della società e per i social network, capitan Carra è stato fin troppo chiaro: «Noi ci crediamo - ha detto agli appassionati triestini - credeteci insieme a noi». E a telecamera spenta ci ha confidato: «Siamo arrabbiati neri e la gara-tre vogliamo vincerla noi». E non si è tralasciata neanche la scaramanzia: a fine allenamento, nello spogliatoio, c’è stato un “rebechin”, visto che la stessa cosa era avvenuta prima della bella con Ferrara e aveva portato bene...
Tutti segnali che stanno a indicare come i biancorossi abbiamo superato lo sconforto di martedì sera, quando dopo la sirena più di qualcuno non aveva potuto trattenere le lacrime, e lo abbiano tramutato in voglia di rivalsa. Facce distese e atmosfera serena, la consapevolezza di potersela giocare senza alcuna pressione, se non con la voglia di vittoria. Se Trieste vince, allunga la serie alla quarta partita, se non ce la fa lascerà squadra alla squadra favorita alla vigilia e indubbiamente di qualità. Ma sarà comunque una festa, il saluto con i tifosi al termine di una stagione in ogni caso straordinaria. Un saluto che oltretutto per diversi biancorossi non sarà un arrivederci, ma un addio, alla fine di un ciclo esaltante.
Prima però c’è la settima partita in 19 giorni, il quarto match senza domani da Ferentino a oggi. E questa è la cosa più pesante, soprattutto a livello mentale, per chi non è abituato a reggere certi ritmi. L’unica incognita per coach Dalmasson. Il quale lancia la sua parola d’ordine ai giocatori: «Vietato farsi prendere dallo sconforto dopo la rocambolesca sconfitta di martedì sera a Brescia». E quella esigenza di crescere ancora in qualità e rendimento rispetto a gara-2, da lui invocata, è quasi pleonastica tanto è vera. Martedì sera aveva prodotto buoni effetti la scelta di far uscire uno dei lunghi a turno sul perimetro per raddoppiare sugli esterni, aveva bagnato a lungo le polveri dei bombardieri di Diana, a cominciare da Brownlee. Scelta pagata in parte, però, con la maggiore libertà concessa sotto le plance a Cittadini. Ecco, se sul perimetro Trieste è stata buona su entrambi i lati del campo, il passo in più di stasera dev’essere il gioco vicino al canestro, tanto in difesa quanto in attacco. Arbitreranno Masi, Galasso e Grigioni, una terna un po’ più esperta rispetto a quella di martedì scorso...
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