Se i lunghi non vanno, l’Acegas è zoppa
Inesperienza, arbitraggio avverso, ma la serata-no di Diliegro e Candussi è stata determinante. Jesi insiste con Hoover

INVIATO A BRESCIA. È stato un lungo post-partita, quello dell’Acegas a Biella giovedì sera: rientro in albergo, cena e poi subito a vedere il video della partita appena giocata contro l’Angelico, per esaminare gli errori, commentarla tutti insieme e tuffarsi subito nel clima della partita di domani contro la Centrale del Latte. Ieri mattina il trasferimento di buon’ora a Brescia dove la comitiva è arrivata all’ora di pranzo. Con la voce ancora un po’ roca per gli urli al Biella Forum, il coach Eugenio Dalmasson a mente fredda ha “riletto” la partita in Piemonte. Una partita che per molti versi è apparsa la fotocopia quasi identica della sfida di Verona di due settimane fa. «L’accostamento alla partita di Verona ha una sua logica: venti minuti giocati a buon livello, sempre avanti nel punteggio e ancora a metà del terzo quarto la tenevamo in equilibrio da quel momento la partita ci è sfuggita di mano, non siamo riusciti più a controllarla».
Sono diverse le cause di questo crollo verticale: la sparizione dal match di Diliegro, a causa dei falli, ma anche di una condizione che non è ottimale, dopo 4 mesi di combattimenti nelle tonnare sotto i tabelloni. «Più che atletico è un fattore mentale - sostiene Dalmasson -, Dane sta giocando il primo campionato da titolare vero e sta spremendo energie nervose per riuscirci. E poi lui quando commette il terzo fallo esce con la testa dalla partita, cambia atteggiamento per paura di fare anche il quarto e il quinto. Si è visto bene all’inizio del terzo quarto, quando Lombardi ha segnato due canestri identici in penetrazione e lui si è spostato all’ultimo momento per non farsi fischiare il fallo». A ciò va aggiunta la prova incolore di Candussi quando doveva farne le veci («a mio avviso ha giocato la peggior partita in maglia Acegas», dice a chiare lettere il tecnico mestrino) o affiancarlo. Hollis e Lombardi, i due loro avversari diretti, hanno segnato 47 punti e catturato 19 rimbalzi. In due, la metà dei punti e delle carambole totali di Biella, contro i 12 punti e i 9 rimbalzi in due di Diliegro e Candussi.
Con una squadra che in gran parte non ama il contatto fisico e quindi non attacca mai il canestro quando c’è da attaccare anche il difensore avversario, e che quindi si rifugia quasi sempre nei tiri dal perimetro sullo scarico dei compagni, si aspettava la prova di Brandon Wood, per capire quanto valesse davvero visto che fra 2 giorni si dovrà decidere se tenerlo o meno. E a Dalmasson, cosa ha detto questa prova dell’ultimo arrivato? «Ha mostrato la sua disponibilità in fase difensiva, si è applicato con buona qualità nella marcatura di Voskuil, avversario importante e difficile da tenere a bada. Finora in questo aspetto non l’avevamo visto mai e secondo me lui a Biella è stato bravo, perchè è stato capace di sacrificarsi e spendersi per ciò di cui la squadra aveva bisogno. In fase offensiva è stato perciò meno brillante del solito, però forzando il giusto e prendendo le iniziative che vogliamo lui prenda. In questo senso la sua partita è stata positiva». Lunedì la società deciderà il da farsi, ma il procuratore di Hoover ha avvisato l’Acegas che Jesi non ha mollato la presa e sarebbe pronta a rialzare, pagando per intero tutti i 25mila dollari che restano del suo contratto. E Ryan, anche se tace, pare sia molto ben disposto a tornare nelle Marche. Adesso il pallino è nelle mani dei dirigenti di Trieste.
Un altro aspetto lasciato per ultimo, ma che non si può passare sotto silenzio, è senz’altro l’arbitraggio di Ciano, Costa e Mancini. Vi diamo solo una cifra: nei punti segnati dal campo, l’Acegas avrebbe vinto per 71-62. Nove punti in più che sono diventati 14 in meno a causa del 27/35 nei liberi di Biella contro il 6/8 di Trieste. Ora, è vero che i biancorossi attaccando poco la difesa avversaria, si sono procurati pochi tiri liberi. E che con l’inesperienza hanno commesso diversi falli. Ma è anche vero che tutto questo poteva valere nel secondo tempo, quando non riuscivano a tenere gli avversari; ma nel primo tempo, sempre ben avanti, erano i piemontesi a dover mettere le mani addosso per recuperare. E non esistono i 17 falli contro Trieste e i soli 4 (più 3 commessi negli ultimi 30” prima dell’intervallo per non concedere all’Acegas l’ultimo tiro) di Biella. Semmai, avrebbe dovuto essere il contrario, per quello che si è visto sul parquet.
È questo il punto. E a poco serve fare una giravolta completa e fischiare tutto contro gli altri nell’ultimo quarto, a partita chiusa, tanto per compensare il numero complessivo (32 a 20 è un numero assolutamente falso, alla fine del terzo quarto eravamo 25 a 12). «Non vogliamo fare vittimismo, ma mi è difficile accettare ciò. Tanto meno riescono ad accettarlo atleti con meno esperienza del sottoscritto. Ed è innegabile che i ragazzi, soprattutto i più giovani, iniziano a sentirsi poco garantiti, in campo - ammette Dalmasson -. Non parlo mai degli arbitri. Ma per la prima volta giovedì sera, rientrando negli spogliatoi, ho provato anch’io la stessa sensazione dei miei giocatori».
@mcontessa1
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