Poz: «Mi piace questa Acegas»
Il coach racconta la sua vita a Capo d’Orlando: «Così ho convinto Basile»

Benvenuti in Paradiso. O suppergiù. Esiste un posto dove il giocatore più carismatico appena può sale sul gommone e va al largo a pescare, l’allenatore è venerato giusto un po’ meno del santo patrono in processione e in 13mila masticano basket dalla mattina alla sera. Capo d’Orlando. Dove Gianmarco Pozzecco, prossimo coach avversario dell’Acegas, sembra aver messo radici.
Poz, davanti a voi in classifica c’è solo Trento.
Ci sta andando bene. Molto bene. Anche se nulla era scontato. In estate abbiamo disegnato una squadra cercando un certo tipo di giocatori con esperienza d’alto livello. Avevo l’idea che ci fosse una differenza sostanziale tra i Basile, i Soragna e i Nicevic e, con tutto il rispetto, la media dei giocatori di categoria.
Il talento. Hanno vinto di tutto e di più.
Anche, ma non solo questo. Riescono a cogliere tante piccole sfumature, sanno amministrarsi, non c’è bisogno di stressarli. Hanno già ben chiaro in testa cosa bisogna fare. Merito delle esperienze accumulate, grazie anche agli allenatori che li hanno guidati.
Ad esempio?
Chi ha giocato con Repesa coach, ad esempio, ha assimilato un certo approccio mentale: sa che non è tollerabile essere demotivati nemmeno nei tiri in allenamento.
Certo che con uno come Basile in squadra è un bell’andare...
É venuto in Sicilia anche per una scelta di cuore. Noi avevamo già firmato Soragna e Nicevic, il “Baso” si è aggiunto dopo. É ovvio che nella trattativa ha pesato anche il nostro rapporto di amicizia. Gli ho fatto un discorso simile a quello che mi fece Orsini quando mi convinse a venire a Capo d’Orlando: dai, qui si vive bene. Basile, uomo del sud, qui riscopre ritmi più a misura d’uomo, nel tempo libero va a pescare e si riempie gli occhi con la visione di un mare fantastico. Certo che...
Che...?
Diciamo la verità: non so se avrei potuto usare gli stessi argomenti in altre piazze dell’Adecco Gold. Magari anch’io mi sarei trovato peggio. Ovviamente non parlo di Trieste. Ecco, Trieste è un altro posto che ha “appeal” per chi ama il basket. Qui a Capo d’Orlando, realtà da 13mila anime, la squadra è l’orgoglio cittadino. Battere Napoli o Torino è un vanto.
Trieste sbarca in Sicilia per confermare un ottimo momento.
L’Acegas mi piace. In fondo è stata costruita con una filosofia simile: i giovani sono affiancati da elementi solidi e affidabili. Hoover, naturalmente, e poi Carra e Diliegro. Harris è un Usa proveniente da campionati minori, una strada che abbiamo battuto anche noi. Dominique Archie l’abbiamo pescato in Romania, D’Wayne Mays, visto a Scafati, era stato appena tagliato da un club bosniaco. Risultato: 2 Usa super e a buon prezzo.
La grande scommessa di Trieste è sui giovani.
Ragazzi già affermati: hanno vinto gli Europei Under 20. Sono convinto che il segreto dell’Acegas sia Ruzzier. In un sistema di gioco organizzato come quello di Dalmasson, la verve di Michele regala quel quid in più. Mi piace anche il talento di Stefano Tonut. In lui e in Ruzzier ritrovo il basket alla triestina, giocato con spontaneità ed entusiasmo.
Ruzzier ricorda: il Poz una volta mi regalò un paio di scarpe da basket.
Sì, confermo. Doveva essere al termine di una partita amatoriale, un bel po’ di anni fa...
C’è qualche altro biancorosso che le piace?
Uno con il temperamento di Diliegro lo vorrei sempre in squadra. Anzi, la scorsa estate l’avevamo cercato prima di puntare su Nicevic. Piccolo per essere un centro, avrà pure limiti tecnici ma ha un grande attaccamento alla squadra e si sbatte sotto canestro. Ho grande stima anche di Carra. In fondo per l’Acegas è quello che è per noi Basile: sai che non ti tradirà mai.
Roberto Degrassi
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