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Le accuse della Moldavia toccano la Serbia

Presunto tentativo di golpe ordito da Mosca: Chisinau indica anche il Montenegro. Smentite e richieste di chiarimenti

Stefano Giantin
2 minuti di lettura

Il ministro serbo Iviva Dačić chiede chiarimenti sulle accuse di Chisina

 

BELGRADOUn mistero fittissimo, anzi un giallo internazionale, dai contorni però assai confusi. E con complessi legami coi Balcani. È quello del presunto golpe che Mosca avrebbe ordito in Moldavia – nazione che guarda a Ue e Nato, ma dove vive una folta quota di cittadini filorussi – organizzato contando su “manodopera” balcanica, nei sospetti a Chisinau.

Il golpe, ricordiamo, è stato denunciato dalla presidente moldava Maia Sandu, fiera europeista e pro-occidentale, che ha svelato nei giorni scorsi che la Russia, interessata ad aprire un nuovo fronte in Europa e a rovesciare la classe dirigente pro-Ue nella Repubblica di Moldova, avrebbe pianificato proprio a Chisinau un colpo di Stato o quantomeno una destabilizzazione «violenta» dell’ordine costituito. Per farlo, la Russia avrebbe progettato «proteste antigovernative», dietro il cui paravento sarebbero stati sguinzagliati «sabotatori con background militare, camuffati in abiti civili», da impiegare «per azioni violente, attacchi alle istituzioni nazionali» e perfino «per la presa d’ostaggi», ha sostenuto Sandu in un drammatico discorso.

Il presunto golpe – seccamente smentito dal Cremlino - ordito dalla «intelligence russa» e pensato con il fine primario di «distruggere la Moldova», avrebbe avuto anche importanti link balcanici. Sandu ha sostenuto che la manovalanza che avrebbe dovuto sovvertire lo Stato moldavo sarebbe stata reclutata da Mosca in Russia e Bielorussia, ma pure in Serbia e Montenegro. Paesi – soprattutto il primo – dove non è difficile reclutare persone con esperienze militari e sincere propensioni filorusse.

A queste accuse pesantissime sono seguite azioni altrettanto controverse. Dopo le dichiarazioni di Sandu un gruppo di tifosi serbi del Partizan Belgrado si è visto respingere – senza chiarimenti - all’aeroporto di Chisinau, dove era atterrato per assistere al match di calcio contro lo Sheriff. «Chiara discriminazione», ha detto uno dei respinti, in attesa di essere rispediti in Serbia. Stesso destino per dei boxeur montenegrini, attesi in Moldova per partecipare a un torneo internazionale di pugilato. Il Club box di Budva aveva inviato 5 tesserati a Chisinau: i giovani son rimasti bloccati all’aeroporto moldavo, senza timbro sul passaporto per entrare nel Paese. Paese che attendeva, ha detto il deputato moldavo della maggioranza Adrian Keptonar, l’arrivo dei sabotatori proprio «camuffati da tifosi» di una squadra serba.

Le porte chiuse e le accuse, per di più molto generiche, lanciate da Chisinau hanno provocato una vera alzata di scudi a Belgrado e a Podgorica. Le autorità moldave «ci mandino con urgenza le informazioni in loro possesso» sul presunto coinvolgimento di serbi nel caso moldavo, ha chiesto il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dačić. Sulla stessa linea il premier montenegrino Dritan Abazovic, leader di un Paese membro Nato e in corsa per l’Ue. «Non ho informazioni, né ho saputo altro rispetto a quanto letto sui media», ha detto Abazovic: «persone irresponsabili» possono vivere ovunque ma non si può colpevolizzare intere nazioni così.

La questione golpe non è nuova. Nei Balcani simili azioni destabilizzanti ordite da Mosca, secondo i critici, sarebbero state tentate in Montenegro, a ridosso del voto 2016, ma anche in Macedonia del Nord prima dell’ammissione nella Nato e persino in Serbia, dove infiltrati avrebbero fomentato la folla durante le manifestazioni anti-restrizioni Covid a Belgrado nel 2020. E il caso moldavo è tutto da chiarire.st.g.

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