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Elezioni Regionali Friuli Venezia Giulia 2023

Verso il voto

Musica e tante bandiere: il centrodestra fa il pieno a Udine con Salvini, Tajani e Meloni (in collegamento)

L’appoggio dei leader nazionali a Fedriga. Il presidente: «Sappiamo dare le risposte che servono alla nostra comunità senza facili promesse»

Mattia Pertoldi
Aggiornato alle 4 minuti di lettura

UDINE. Il centrodestra chiude la campagna elettorale con un bagno di folla in piazza XX Settembre, ma senza l’ospite di eccezione atteso da giorni. Giorgia Meloni, infatti, non riesce ad arrivare a Udine – trattenuta a Roma da un lungo colloquio urgente con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fanno sapere dal Governo – e così le centinaia di sostenitori e cittadini che l’attendevano nel capoluogo friulano devono accontentarsi di seguire il suo intervento in videocollegamento dalla capitale.

Nonostante l’assenza della premier, l’impatto scenografico udinese è notevole. Il centrodestra ha diviso piazza XX Settembre in sezioni. I gazebo dei partiti ai lati, il palco centrale con due megaschermi ai fianchi che trasmettono in diretta le immagini.

I supporters conservatori arrivano alla spicciolata e, piano piano, riempiono l’area accompagnati degli interventi (registrati) del ministro Francesco Lollobrigida che ricorda «l’operato del Governo nella difesa dei prodotti tipici italiani, del Friuli Venezia Giulia» e di Roberto Calderoli, l’uomo forte dell’Autonomia differenziata all’interno dell’esecutivo nazionale e del leader di Noi con l’Italia Maurizio Lupi.

Il tempo non è dei migliori, ma Fratelli d’Italia – che ha organizzato l’evento – non ha pensato a un “piano B”.

L'intervento della Presidente Meloni a Udine

Walter Rizzetto voleva la piazza piena e l’ha ottenuta. Manca la Meloni, ma il Friuli Venezia Giulia ha da tempo la sua personale rockstar politica.

Si chiama, da almeno cinque anni, Massimiliano Fedriga. Il governatore arriva una mezz’oretta prima dell’avvio della kermesse conservatrice e punta, dritto, al gazebo della lista Fedriga Presidente per salutare i volontari.

È dall’altra parte della piazza e il presidente impiega una decina di minuti abbonanti per arrivarci, bloccato di continuo per selfie e autografi, mentre gli altoparlanti “sparano i Ricchi e Poveri a tutto volume.

Intanto arrivano i big di partito e in parallelo, tra gli stand, sbucano le bandiere. Una volta a dominare lo scenario erano quelle del Popolo della Libertà e di Forza Italia.

Adesso che il partito di Silvio Berlusconi non è più forte come prima, la sfida a distanza diventa tra Fratelli d’Italia – che si candida a guidare la coalizione tanto in Regione quanto a Udine – e la lista Fedriga Presidente dove è l’assessore Sergio Bini in prima persona a distribuire le bandiere ai presenti.

Quando si comincia la musica cambia con i Ricchi e Poveri che lasciano spazio a Rino Gaetano.

I primi a salire sul palco sono Angelo Compagnon e Renzo Tondo. Il segretario dell’Udc ricorda che quella di cui fa parte è una coalizione «con una visione diametralmente opposta di Paese rispetto ai nostri avversari», mentre l’ex governatore sostiene che il centrodestra «è dalla parte giusta, di quelli che vogliono davvero cambiare l’Italia».

Piccola pausa per fare crescere l’attesa. Nel frattempo su Udine comincia a gocciolare. Si aprono gli ombrelli, ma nessuno dei presenti se ne va.

La seconda parte della serata parte dai sindaci arrivati in Friuli per sostenere Fedriga, ma anche Pietro Fontanini che cerca la riconferma a palazzo D’Aronco. Quando sale Rodolfo Ziberna, bene si capisce come il primo cittadino di Gorizia sia tutto tranne che timido.

Scherza sul suo peso e sulla tenuta del palco e poi ricorda come, a suo dire, «il centrodestra vince perchè sa amministrare meglio degli altri e risponde, concretamente, ai problemi della gente».

Il passaggio di testimone con Roberto Dipiazza «un friulano da 22 anni sindaco a Trieste» per citare le sue parole è sicuro che lunedì «avremo dato una sonora rasoiata» alla sinistra.

Sorrisi della piazza, con i decibel che, però, cominciano ad alzarsi quando arriva Antonio Tajani.

Il ministro degli Esteri, e coordinatore nazionale di Forza Italia, parte subito forte quando spiega che «grazie al Governo questa regione non è più la periferia dell’impero, ma diventerà strategica e centrale per lo sviluppo del Paese con un’attenzione particolare per i Balcani occidentali».

Applausi, che diventano scroscianti, però, quando Tajani passa dall’ex Jugoslavia alla necessità di fare sentire «la voce dell’Italia a tutti i livelli, a partire dalla difesa di una nostra, e vostra, eccellenza, come il vino che qualche Paese estero ha messo nel mirino».

Quando a domenica e lunedì, poi, il ministro non si accontenta di vincere. «Dobbiamo sconfiggere la sinistra – urla – con un distacco notevole perchè il voto del Friuli Venezia Giulia deve essere anche un voto di fiducia al Governo»

Da un vicepremier – che ha anche ringraziato Riccardo Riccardi per il lavoro svolto in pandemia e all’assessorato alla Salute – all’altro, da Forza Italia alla Lega, il substrato degli interventi è simile.

Matteo Salvini in questa campagna elettorale è stato una mezza dozzina di volte in regione. Conosce bene il territorio e sa bene quali corde toccare.

«Fuarce Friûl, terra di Autonomia che lunedì confermerà uno dei migliori presidenti di Regione di sempre come Fedriga» attacca il ministro delle Infrastrutture che, poi, riprende alcuni dei suoi cavalli di battaglia classici degli ultimi.

Come il no all’utero in affitto «perchè scegliere un bambino online con un click è non è progresso, ma è la morte» e la scelta di cancellare il reddito di cittadinanza che farà in modo che «quest’estate chi potrà lavorare nelle spiagge del Friuli non prenderà un euro dallo Stato».

Chiuso il suo intervento tocca al clou della serata e cioè il collegamento da Roma di Meloni.

«Sono mortificata di non poter essere con voi – spiega la presidente del Consiglio –, ma davvero questa volta è stato impossibile. Il voto di domenica e lunedì, in ogni caso, è estremamente importante perchè confermerà come, al di là di quello che scrivono e dicono in tanti, dimostrerà che la maggioranza dei cittadini continua a credere nelle nostre proposte di buonsenso e nel nostro buongoverno. Fedriga non è soltanto un amico, ma una persona sui cui si può sempre fare affidamento, profondamente innamorato d ella sua terra e che ha saputo amministrare con grande capacità».

La sua, per la premier, è davvero «una storia semplice», citando l’autobiografia del governatore di chi «è rimasto sempre se stesso e quando deve prendere le decisioni lo fa con la responsabilità del padre di famiglia».

Fedriga incassa, soddisfatto, e chiude. È l’ultimo comizio della sua campagna e il presidente – dall’economia al turismo, passando per la famiglia e la sanità – attraversa l’intero spettro di argomenti toccati in questo mese e mezzo di eventi in tutta la regione.

E poi affonda. «I nostri risultati sono il frutto di un lavoro di squadra – chiarisce –. Non siamo perfetti, ma abbiamo dimostrato di essere in grado di garantire le risposte che merita la nostra comunità rimboccandoci le maniche.

E non posso accettare di sentire la sinistra che continua a sostenere che tutto vada male, perchè non offende me, ma l’intero Friuli Venezia Giulia.

Se i cittadini di questa terra ci daranno ancora la fiducia prometto di continuare a costruire insieme, ognuno nel proprio ruolo, il futuro di questa terra perchè quando camminiamo assieme non abbiamo nulla da invidiare a nessuno». Applausi scroscianti, sipario, inno d’Italia finale e domani si va alle urne. Buon voto a tutti.

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