ROMA. «Per un non vaccinato, rispetto a un vaccinato da meno di 5 mesi, il rischio è 10 volte maggiore di ricovero, 16 volte maggiore di terapia intensiva e 9 volte maggiore di morte». A quantificarlo è l'Istituto superiore di sanità nel report settimanale esteso su Covid-19. Negli ultimi 30 giorni in Italia, rileva l'Iss, «si osserva una maggiore incidenza di casi diagnosticati nella popolazione non vaccinata». Dopo cinque mesi dal completamento del ciclo vaccinale, «l'efficacia del vaccino nel prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 75% al 44%. Rimane elevata l'efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l'efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati».
Ciclo completo
Inoltre, prosegue il report, «calcolando il tasso di ospedalizzazione per i non vaccinati (262 ricoveri per 100.000) si evidenzia come questo sia circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi (39 ricoveri per 100.000) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi (43 ricoveri per 100.000)». Analizzando «il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80 emerge che nel periodo 15 ottobre -14 novembre il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (17 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa nove volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da oltre di cinque mesi (2 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e sei volte rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi (3 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) mentre, nel periodo 8 ottobre- 7 vovembre, il tasso di decesso nei non vaccinati (99,5 per 100.000) è circa nove volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi (12 per 100.000) e sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi (14 per 100,000)».
Nel periodo 15-28 novembre, nella popolazione 0-19 anni in Italia sono stati segnalati 40.529 nuovi casi, di cui 161 ospedalizzati. A riferirlo è il report settimanale dell’Istituto superiore di sanità sull'andamento epidemiologico. Nell'ultima settimana si osserva un aumento dell'incidenza in tutte le fasce d'età in particolare nella popolazione di età inferiore ai 12 anni, attualmente non vaccinabile e che mostra un'incidenza più elevata rispetto alle altre fasce d'età.
Sos giovani
Nella classe di età 6-11 anni si rileva, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell'incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un'impennata nelle ultime due settimane. Emerge, inoltre, un aumento del tasso di ospedalizzazione nella fascia (3 anni (poco sopra i 2 ricoveri per 100.000 abitanti) nelle ultime settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile. Nell'ultima settimana, inoltre, «si conferma l'andamento osservato nella precedente settimana, con il 27% dei casi totali diagnosticati nella popolazione di età scolare (20 anni). Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d'età 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo il 11% e il 5% sono stati diagnosticati, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni.
Contatti
A confermare l’incidenza determinante delle nuove generazioni nella circolazione del virus è uno studio scientifico condotto negli Stati Uniti sulle modalità di trasmissione del Covid. «Il rischio di contagio domestico di SARS-CoV-2 è legato a bambini e adolescenti», concludono i ricercatori Usa. L’indagine è analizzata dal Report infettivologico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Per impedire che l’infezione possa diventare endemica a seguito della comparsa di nuove varianti, bisogna vaccinare rapidamente le fasce giovanili perché sono quelle che hanno una maggiore socialità- evidenzia il professor Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma e revisore scientifico dei parametri Covid del governo-. Un adulto e un anziano hanno molti meno contatti quotidiani di un adolescente, quindi l’infezione viene veicolata soprattutto dalla popolazione più giovane».
Corsa contro il tempo
Ad incombere è la mutazione del Sars-Cov2. Avverte l’ordinario di Malattie infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: «L'unico modo per contrastare una nuova variante potenzialmente pericolosa come Omicron è quelli di cercare di mettere al più presto in sicurezza la popolazione di ogni fascia d’età. Sia attraverso la somministrazione della terza dose che comunque rafforza la risposta immunitaria. Sia cercando di convincere gli esitanti a vaccinarsi». Inoltre, aggiunge l’infettivologo, «in questa delicata fase epidemiologica e particolarmente importante non dimenticare le misure di prevenzione quali uso di mascherine Ffp2 e il distanziamento. Evitando gli assembramenti». A cinque mesi dalla seconda dose, documenta l’Istituto superiore di sanità, «rimane elevata l'efficacia vaccinale nel prevenire casi di malattia severa, in quanto l'efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi è pari al 93% rispetto ai non vaccinati, mentre risulta pari all'85% per i vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi rispetto ai non vaccinati». E ppunto per un non vaccinato il rischio rispetto a un vaccinato da meno di 5 mesi è 10 volte maggiore di ricovero, 16 volte maggiore di terapia intensiva, 9 volte maggiore di morte.
Andamento
Nell'ultima settimana si conferma l'andamento osservato nei precedenti sette giorni «con il 27% dei casi totali diagnosticati nella popolazione di età scolare (sotto i 20 anni). Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d'età 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo l' 11% e il 5% sono stati diagnosticati, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni». Questa la distribuzione percentuale dei casi nella popolazione 0-19 anni. In particolare, nel periodo 15-28 novembre, in questa popolazione sono stati segnalati 40.529 nuovi casi, di cui 161 ospedalizzati e 0 ricoverati in terapia intensiva (i valori riportati non includono le persone ospedalizzate, ricoverate in terapia intensiva e decedute diagnosticate prima del 15 novembre). Inoltre, si sottolinea nel Report Iss, nella classe di età 6-11 anni si evidenzia, a partire dalla seconda settimana di ottobre, una maggiore crescita dell'incidenza rispetto al resto della popolazione in età scolare, con un'impennata nelle ultime due settimane. Si evidenzia, inoltre, un aumento del tasso di ospedalizzazione nella fascia <3 anni (poco sopra i 2 ricoveri per 100.000 abitanti) nelle ultime settimane, mentre nelle altre fasce di età risulta stabile. Dall'inizio dell'epidemia alle ore 12 del 1/o dicembre 2021, nella popolazione 0-19 anni sono stati riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid, 850.574 casi confermati di cui 35 deceduti.
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