
Si chiama Nefeli. Ha 14 anni. Probabilmente passerà nella storia della cardiologia greca, visto che è stato il primo studente a salvare la vita ad una bimba dopo un arresto cardiaco nel Paese. E’ sua sorella Danae, che ha smesso di respirare in piscina. In pochi attimi, Nefeli ha messo in atto quanto appreso, favorendo poi il recupero delle funzioni cardiorespiratorie per la sua sorellina. Racconta così, con una vicenda di vita vissuta, il grande programma che si sta portando avanti in Grecia Evangelia Sigala, dell’Hippokration General Hospital di Atene, presentando sulla piattaforma scientifica della Società Europea di Cardiologia (ESC) i risultati del programma nazionale ellenico per la diffusione delle manovre di resuscitazione tra i giovanissimi. Si tratta dell’unico programma per volontari sostenuto dal Governo greco e ha lo scopo di favorire la diffusione della cultura delle manovre salvavita tra i più piccoli. In quattro ore di didattica, a scuola, molti bambini di almeno dieci anni hanno imparato come comportarsi in caso di perdita di coscienza improvvisa di una persona, dalla necessità di chiamare subito i soccorsi fino alla rianimazione cardiopolmonare, alla posizione da mantenere, all’impiego di un defibrillatore esterno eventualmente disponibili. I corsi sono stati tenuti da oltre 700 volontari appositamente preparati dell’European Resuscitation Council (ERC). Tra il 2016 e il 2019 il programma ha interessato 42.000 persone, 38,500 studenti e 3500 docenti. E negli ultimi tre anni ben 18 persone sono state soccorse con successo da ragazzi che hanno partecipato a questa importante iniziativa sanitaria.
Fondamentale diffondere la cultura della rianimazione cardiopolmonare
L’arresto cardiaco è un’evenienza che, in Italia, si ripete circa 60.000 volte l’anno. Per il massaggio, occorre mettere una mano al centro del torace della persona in arresto cardiaco, in corrispondenza del cuore, facendo 100-120 compressioni del torace al minuto, con il torace che si introflette di circa 5 centimetri. L’obiettivo è guadagnare tempo in attesa dei soccorsi e soprattutto del defibrillatore, che può risolvere la situazione riportando alla normalità il ritmo cardiaco. Purtroppo, ad oggi, sono ancora poche le persone che sanno come fare questo vero e proprio salvavita, che può essere praticato da tutti. Anche se si parla di arresto , spesso in queste situazioni il cuore “va a mille”, ma è praticamente fuori giri. Se non si interviene entro cinque minuti le probabilità di salvare una vita diventano sempre più flebili. In pratica il cuore viene improvvisamente colpito da una tempesta elettrica che lo paralizza. Quando sopraggiunge questa “paralisi” dovuta a una aritmia maligna (la più frequente è la fibrillazione ventricolare) ci sono solo tre cose che ci possono salvare. Due di queste possono essere fatte anche da qualunque cittadino che sia stato addestrato alla rianimazione con un breve corso (il BLSD o Basic Life Support Defibrillation): il massaggio cardiaco, l’uso del defibrillatore e la chiamata del sistema di soccorso”. A quel punto possono intervenire gli operatori sanitari. Ma prima, salvare una vita dipende da chi si trova vicino a chi soffre: mediamente ogni minuto che passa, infatti, fa calare dell’8 per cento la possibilità di sopravvivenza.
(FM)