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Tumore del rene avanzato, via libera a una nuova terapia

Tumore del rene avanzato, via libera a una nuova terapia
La Commissione Europea ha approvato nivolumab in associazione con cabozantinib nel trattamento di prima linea di pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato
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In Europa è disponibile un nuovo trattamento di prima linea per il tumore del rene avanzato, basato sull’immunoterapia. La Commissione Europea ha infatti approvato nivolumab in associazione con cabozantinib per pazienti adulti con carcinoma a cellule renali avanzato. "L’associazione di nivolumab e cabozantinib combina due agenti comprovati nel carcinoma a cellule renali avanzato, che insieme hanno mostrato una superiore efficacia per gli obiettivi chiave e i sottogruppi di pazienti rispetto a sunitinib nello studio CheckMate -9ER. Inoltre, il profilo di sicurezza dell’associazione è risultato maneggevole con i protocolli noti, portando a un basso tasso di interruzioni correlate al trattamento", spiega Marc-Oliver Grimm, M.D., professore e a capo del dipartimento di medicina e urologia del Jena University Hospital (Turingia, Germania). La decisione della Commissione Europea si basa, infatti, sui risultati dello studio di fase 3 CheckMate -9ER, che ha dimostrato una superiore efficacia di nivolumab in associazione con cabozantinib rispetto a sunitinib per quanto riguarda la sopravvivenza libera da progressione, il tasso di risposta obiettiva e la sopravvivenza globale. I risultati sono stati pubblicati nel New England Journal of Medicine lo scorso marzo "Con l'approvazione odierna - continua Grimm - i clinici in tutta l'Unione europea saranno in grado di offrire ai pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato un'ulteriore terapia di associazione che può aiutarli a ottenere un controllo precoce della malattia e migliorare gli esiti di sopravvivenza".

 

I dati dello studio CheckMate -9ER

Nei pazienti che hanno ricevuto la combinazione, la sopravvivenza libera da progressione mediana è raddoppiata rispetto ai pazienti che hanno ricevuto la terapia standard con sunitinib: 16,6 mesi rispetto a 8,3 mesi. Anche la sopravvivenza globale ha mostrato miglioramenti statisticamente significativi, con una riduzione del rischio di morte del 40%. Inoltre, cabozantinib in associazione con nivolumab ha dimostrato un tasso di risposta obiettiva superiore, con il doppio dei pazienti che hanno risposto rispetto a sunitinib (55,7% vs 27,1%) e l’8% rispetto al 4,6% ha ottenuto una risposta completa. La combinazione, inoltre, è risultata ben tollerata e riflette i profili di sicurezza già noti dei due farmaci.

Ulteriori dati dello studio CheckMate-9ER sono stati presentati a febbraio al Genitourinary Cancers Symposium dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) 2021. Questi dati evidenziano un'efficacia superiore e sostenuta di cabozantinib in associazione con nivolumab rispetto a sunitinib per il trattamento di prima linea del tumore del rene avanzato, con un follow-up mediano di 23,5 mesi, con un miglioramento della qualità di vita per un minore carico di trattamento, una riduzione del rischio di deterioramento e una riduzione dei sintomi correlati alla malattia.

 

L'importanza della qualità di vita

“Con i progressi della ricerca, i pazienti convivono più a lungo che in passato con il tumore del rene avanzato, e quindi è diventato sempre più importante considerare come il trattamento influisce sulla vita di tutti i giorni”, conclude Rachel Giles, M.D., Ph.D., chair, International Kidney Cancer Coalition: “Siamo lieti di vedere l'approvazione di una nuova associazione di prima linea per i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, che ha il potenziale non solo di controllare il tumore ma anche di mantenere la loro qualità di vita correlata allo stato di salute".

 

Articolo aggiornato il 20 aprile 2021.