In epoca Covid abbiamo imparato a non sottovalutare i virus, nessuno escluso. Sicuramente non il virus respiratorio sinciziale, che quest'inverno ha messo sotto pressione gli ospedali pediatrici dove centinaia di piccoli pazienti si sono riversati in condizioni a volte molto gravi. Per quest'infezione a oggi non ci sono cure, se non di tipo preventivo per i neonati prematuri o particolarmente fragili.
La ricerca sta però esplorando diverse strade per cercare di attenuare la pericolosità di questo virus, che provoca infezioni delle basse vie aeree su cui spesso se ne innestano altre di tipo batterico. Da qui l'uso di antibiotici, purtroppo a volte poco efficaci a causa della cosiddetta antibioticoresistenza, fenomeno legato a un loro uso smodato.
Cercare soluzioni alla resistenza a questi farmaci grazie ai vaccini è l'obiettivo del consorzio Arvac, formato da Università della California a Berkeley, Novavax, Università di Princeton e Center For Disease Dynamics, Economics & Policy (CDDEP), che ha condotto uno studio per capire se immunizzare le madri con il vaccino sperimentale a subunità sviluppato da Novavax contro il virus sinciziale può servire allo scopo. E i risultati, pubblicati sui Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostrano che si tratta di una strategia vincente: i neonati da madri vaccinate hanno ricevuto un numero inferiore di prescrizioni di antibiotici nei 3 mesi dopo la nascita rispetto ai piccoli le cui mamme avevano ricevuto placebo.

Il confronto con gli antibiotici
L'efficacia del vaccino è stata determinata proprio guardando alle ricette per antibiotici che sono state fatte ai bambini nei 3 mesi dopo la nascita e poi fino alla fine del follow up, a 1 anno di vita: si è cioè guardato alla riduzione della necessità di farmaci per curare le infezioni delle basse vie respiratorie o altre infezioni, ad esempio otiti.
I dati di efficacia
Nei primi 90 giorni l'efficacia del vaccino è risultata del 12,9% considerando tutte le nuove prescrizioni e del 16,6% se si prendono in esame solo quelle associate alle infezioni delle basse vie aeree. I farmaci che hanno subito una riduzione maggiore sono stati le cefalosporine (il 28% di prescrizioni in meno nei primi 90 giorni di vita del bebè) e gli amminoglicosidi (il 25,3% di prescrizioni in meno).

Un risultato incoraggiante, ma c'è ancora strada da fare
Risultati importanti, ma non abbastanza per parlare di un vero e proprio successo, come sottolineano gli stessi autori dello studio. Tuttavia si tratta di una dimostrazione dell'efficacia della strategia usata. "Alla luce della diminuzione delle polmoniti batteriche seguita all'introduzione del vaccino pneumococcico coniugato, un vaccino contro il virus sinciziale rappresenta uno dei migliori investimenti per diminuire il peso delle infezioni respiratorie nei bambini", ha detto Ramanan Laxminarayan, direttore del CDDEP.
"I nostri risultati, che dimostrano come sviluppare e introdurre un vaccino contro questo virus aiuti in maniera sostanziale anche nella lotta contro l'antibioticoresistenza, rendono ancora più urgente la necessità di investire in ricerca e sviluppo in questo settore".