Il sasso nello stagno lo ha lanciato Ezekiel Emanuel, super esperto di politica sanitaria, consulente anziano della Casa Bianca ed eminente bioeticista della University of Pennsylvania. Quando ha scritto un saggio dal titolo “Why I want to die at 75”.
Nessuna cura per le malattie dell'invecchiamento
Emanuel oggi ha 65 anni e vuole morire tra 10 perché immagina che così sarà se, come intende fare, rifiuta qualunque trattamento medico per qualunque condizione associata all'eta: dagli antibiotici agli antitumorali, ai vaccini alle statine agli interventi chirurgici. Insomma, tutto quello che ha inventato la medicina negli ultimi 100 anni.

Perché, dice lui, vuole morire secondo natura e non circondato da sostanze e azioni volte solo a prolungare quello che non c'è più. Insomma, secondo Emanuel, la morte non va negata e combattuta come tutti oggi fanno parossisticamente, ma vissuta con dolcezza, perché anche perderne il senso è una perdita.

Un coro di "no"
Difficile dire quanto di questa presa di posizione sia dovuta alla consapevolezza di come sia difficile per la società sostenere i costi economici, sociali ma anche emotivi, di una vecchiaia sempre più prolungata e sempre più medicalizzata (Emanuel è stato uno degli architetti dell'Obamacare), o quanto lo sia, piuttosto, alla luce di una sua riflessione sulla vita prolungata oltre natura e sui limiti filosofici della medicina.

Ma tanto è bastato perché la comunità medica si sia messa in allarme: da un lato nella convinzione che una posizione di questo genere dia fiato a chi, magari senza mai dirlo esplicitamente, considera la cura degli anziani un“costo” comprimibile, in un'epoca di tagli ai budget sanitari, risposta scema alla crescita dei costi, proprio dovuta all'invecchiamento della popolazione. Ma dall'altro molte sono state le prese di posizione di autorevoli bioeticisti e medici che accusano Emanuel di svilire li diritti di chi, invece, vuole vivere il più a lungo possibile proprio grazie all'armamentario della medicina.
Timori giustificatissimi, e noi ringraziamo tre medici che ci hanno reso noto il lavoro di Emanuel (Riccardo Audisio, Lodovico Balducci e Silvio Monfardini) mentre si accingono a commentarlo su una rivista scientifica. Ma...
A chi giova la vita a tutti i costi?
Emanuel parla di se. Del suo diritto a non curarsi. Parla di un'ossessione alienante e disumanizzante, la vita a tutti i costi, magari per la gloria della tecnica più che per la passione di vivere. Discute il senso ultimo della medicina. Ponendo uno di fronte all'altro il diritto del singolo e l'ambizione ossessiva della società a competere con la natura. Squaderna il più tremendo dei questi. Che non possiamo evitare.